L'amore infedele
Che dire su questa pellicola di Adrian Lyne... fondamentalmente inguardabile ad eccezione della prova di Diane Lane a dir poco superlativa, non fosse altro che per la sua bellezza. Lyne, il guru dell'analisi della coppia, dopo averci proposto l'adulterio maschile di "Attrazione fatale", la passione puramente fisica di "Nove settimane e mezzo" e l'amore proibito di "Lolita" (e già qui abbiamo potuto cogliere i primi segnali di pazzia nel tentare un ardito remake del Maestro) si avventura in una rivisitazione di Claude Chabrol ("La femme infidele" - '69) confezionando un film con dialoghi degni di una recita per bambini. Se Richard Gere, nei panni del marito tradito, può trovarsi perfettamente a suo agio in questa sua ennesima prova spazzatura, il povero Olivier Martinez ("L'Ussaro sul tetto"), l'amante, avrebbe sicuramente meritato miglior fortuna per il suo primo blockbuster americano.

La tragedia è quella di una tipica famiglia medio-borghese americana: i Summer. Edward ha una piccola azienda di trasporti e vive per la sua famiglia, Connie si preoccupa dell'educazione del figlio e delle iniziative benefiche coccola il marito ed ha una cameriera di colore che l'aiuta in casa (mio dio sembra di essere in una pellicola anni cinquanta). Un giorno per caso (non il film di Michael Hoffman) la trafelata Connie si imbatte in un aitante giovanotto francese (!) Paul, che dopo averla aiutata la invita a salire a casa sua per ammirare la sua collezione di libri (ma non erano farfalle?). Connie rimane affascinata da questa persona (e chi non lo sarebbe, bello, colto, intelligente e con una casa che sembra una succursale della biblioteca nazionale) che lentamente, ma inesorabilmente si insinua nei suoi pensieri, fino a che non decide di liberare la sua passione. Una storia travolgente che, ovviamente, si lascerà i suoi morti (letteralmente) e le sue macerie.

Oltre al soggetto particolarmente scontato e "family oriented", ma non è certo una sorpresa per Lyne, sono molte altre le cose che lasciano attoniti. I dialoghi da liceali, i confronti penosi tra i personaggi e, come ciliegina finale sulla torta: la "sagra del primo piano". Che dire poi dei buchi narrativi sulla gestione del cadavere? Non occorre essere un esperto di CSI per trovare abbondanti prove a carico dell'assassino. Salviamo comunque il genuino impaccio di Connie alla nascita della sua storia d'amore, qualche bel passaggio di montaggio e la piccola citazione stile "Sliding Doors" nel finale.
Per il resto mi dispiace aver buttato via due ore della mia vita, d'altronde posso sempre consolarmi pensando a chi butterà via anche i soldi del biglietto.

PS - Che il gentil-sesso non si faccia illusioni, il buon Richard non è nemmeno più in grado di sfruttare il suo sex appeal tanto che oltre a calarsi in vasca da bagno con i boxer (si intravedono) sfoggia anche un'improbabile tinta per capelli.

Curiosità: Martinez aveva esplicitamente previsto nel contratto di non comparire mai nudo davanti alla cinepresa. Sotto le continue pressioni del regista per una "striscia di pelle" in più, esasperato si è spogliato completamente dicendo: "questo è il mio culo, ora lo hai visto e lo vedrai solo tu, perché non c'è verso di riprenderlo!".

La chicca: la versione originale, peraltro vietata, ha 14 minuti in più che in quella italiana sono scomparsi. Dove? Probabilmente tra le forbici del montaggio per non rischiare un divieto che in clima natalizio sarebbe stato sicuramente penalizzante al botteghino. Probabilmente un pò di "pepe" sarebbe stato l'unico viatico per questo terribile film.

La frase: normalmente riporto una qualche frase divertente od illuminante, stavolta citerò questo incredibile stralcio di dialogo che quantomeno farà sorridere tutti quelli che hanno subito "la purga dell'infedele": "Quando moriremo ci faremo abbracciare dal mare."

Indicazioni:
Per chi, ma soprattutto perché?

Valerio Salvi

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