Gioco di donna
Gilda (Charlize Theron) e Guy (Stewart Townsend) dopo essersi fortuitamente conosciuti in Inghilterra, si ritrovano nella Parigi degli anni '30 dove lei conduce una vita da ricca bohemien. Assieme a loro vive anche Mia (Penelope Cruz), una ragazza spagnola fuggita dagli orrori della guerra civile che imperversa nel suo Paese. Gilda e Guy sono amanti, ma con loro c'è anche Mia che condivide con Gilda qualcosa di più di una tenera amicizia… In questo turbinio di sentimenti, la passione politica di Guy e Gilda li porta ad andare a combattere in Spagna dalla parte dei repubblicani lasciando Gilda a Parigi incapace di rinunciare ai lussi a cui era abituata ma soprattutto incapace di credere in un ideale. L'avvento dei nazismo e l'occupazione di Parigi da parte dell'esercito tedesco, infine sconvolgerà l'esistenza di Gilda e Guy riservandoci un finale a sorpresa…
Film dalle forti passioni, sia personali che collettive, "Gioco di donna" mischia storia e intrighi privati fornendoci una miscela che non convince completamente.
Sarà per il tentativo frustrato di realizzare un affresco di un periodo storico ancora oggi oggetto di revisioni e rivisitazioni, sarà perché il cast, pur se di notevole levatura, sembra quasi sopraffatto dalla grandiosità dei ruoli, l'opera piace a metà non riuscendo completamente ad appassionare lo spettatore (e il che, per un film "passionale" è di certo una pecca…).
Il regista John Duigan, anche sceneggiatore ed autore del soggetto (è anche un romanziere di successo), si avvale della sapiente fotografia di Paul Sarossy e delle accurate scenografie di Jonathan Lee, dando il meglio di sé nella descrizione di un'epoca e dei suoi raffinati ambienti. Ma nella narrazione, troppo avviluppata sulla forte personalità dei personaggi, stenta e non riesce a trasmettere emozioni anche a causa di un eccesso di artificio. Così il film, se da una parte racconta una storia che vorrebbe volare alto, dall'altra rimane attaccata al terreno del solido e rassicurante mestiere senza concedersi, e concederci, momenti di originalità dove osare un pochettino.
Da apprezzare le scelte musicali cha fanno da contorno, enfatizzandola, alla storia che si racconta.
Daniele Sesti
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