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Una notte da leoni 3











Torna il quartetto che per ben due volte ha fatto i bagordi non ricordandosi nulla della notte precedente e svegliandosi in profondo stato di confusione. Ancora Todd Philips alla regia, per chiudere (almeno così lasciano intendere i trailer) la trilogia de "Una notte da leoni". Ecco quindi ritrovare Bradley Cooper, Ed Helms, Zack Galifianakis e Justin Barba rispettivamente nel ruolo di Phil, Stu, Alan e Doug. E questa volta avranno a che fare con le conseguenze di quanto accaduto nei film precedenti...
Per far superare un periodo di crisi al povero Alan, gli amici lo convincono a farsi accompagnare in un centro psichiatrico. Durante il tragitto però i quattro vengono rapiti da un gruppo di malviventi capitanati dal losco Marshall (John Goodman). Per riavere indietro il loro amico Doug, Phil, Stu e Alan dovranno trovare la loro vecchia conoscenza Chow, reo di aver rapinato Marshall di svariati milioni di dollari in lingotti d’oro...
Si rimane ancora una volta vagamente delusi da questo seguito. Il secondo capitolo aveva meno grinta del primo, roboante capitolo, questo terzo episodio riguadagna qualcosa nel ritmo, ma anche in questo caso si ha la sensazione che qualcosa non quadri. La regia di Todd Philips non disdegna un pizzico di sana cattiveria (decapitando pure una giraffa, in una delle scene più divertenti del film) e concentra l’azione sia su Alan che sul comprimario Chow, il cinese pazzoide già visto negli altri film. Probabilmente è proprio in questa scelta che va ricercata la debolezza della pellicola. Il primo episodio girava intorno a una idea, forte, spiritosa, originale. I suoi seguiti, hanno invece messo più che altro l’accento su i due personaggi, ponendoli al centro della vicenda, e snaturando in un certo senso lo spirito originale. La sceneggiatura si affida al passato, inoltre, creando situazioni dal nulla che si collegano verbalmente a quanto accaduto nei precedenti capitoli: una scelta questa che non funziona affatto al cinema. Infine, ed è probabilmente l’elemento più grave da evidenziare in sede di critica, manca il momento della sbornia. Cioè ciò che dava motivo di esistere all’intera saga, l’elemento scatenante della commedia, qui è assente.
Ne esce fuori una commedia pure divertente, rocambolesca al punto giusto e con un buon ritmo, ma senza infamia e senza lode.
A voler essere ancora più cattivi rimarrebbe da dire che finisce sul più bello. Amarezza. Si spera che ne facciano un quarto.

La frase:
"...Una volta l’ho visto fare in un porno...".

a cura di Diego Altobelli

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