Triple agent - Agente speciale
Per chi fa la spia l'ex generale zarista Fjodor, esiliato nella Parigi di fine anni 30? E' un filosovietico o un anticomunista?O è perfino nazista? Su quale tavolo gioca, o meglio, per quale tavolo?

Non poteva che essere il meno reazionario, ma non per questo incoerente, regista della Nouvelle Vague, Erich Rohmer a realizzare un'opera così "classica" per tempi e stile, quanto "di genere" per scelta del soggetto( spionaggio) quale è Triple Agent.
In una Parigi vero centro del mondo, sia da un punto di vista geografico che artistico, la storia di Fjodor e di sua moglie greca Arsinoé diventa rappresentativa per capire le suggestioni di un periodo convulso e pronto al cambiamento. E' un mondo alla ricerca di un equilibrio fra le maggiori potenze del mondo, che come tutti sappiamo non arriverà, non almeno senza spargimento di sangue. Dove schierarsi? e perché?
A dispetto dal facile equivoco legato al titolo, l'indagine vera e propria è svolta dalla moglie della spia, da Arsinoè. Scoprire il mondo attorno a lei è l'unico punto di partenza per spiegare chi sia davvero quel marito che per proteggerla la esclude dai suoi affari. E' lei la spettatrice, vittima di una deficitaria padronanza della lingua, è in lei che dobbiamo far coincidere i nostri occhi da confusi lettori dell'epoca. Perché, se adesso è semplice capire, al tempo di certo non tutto era così chiaro.
L'inchiesta è fatta di conversazioni con la gente comune, di parole non dette e di frasi mascherate.
Triple agent vive di dialoghi e silenzi, di personaggi dal diverso pensiero, ma dal simile atteggiamento, di spazi chiusi e angusti che però rappresentano quel mondo che sta lì fuori dalla porta pronto a mettersi in subbuglio.
Scandito, quasi che fosse un conto alla rovescia, come un vero e proprio diario a partire dal Maggio 1936, e arricchito di vecchi cinegiornali d'epoca nella più radicata tradizione dei film noir (da Orson Welles a Roger Rabbit), il film si sviluppa poi mantenendo saldo il forte parallelismo fra l'attualità e la lettura artistica della stessa fatta dei pittori dell'epoca. Non è un caso che Picasso sia più volte citato, così come che da sfondo si vedano spesso volentieri quadri di Cézanne. E' proprio nelle immagini, quasi nascoste, spesso messe lì quasi a fare da appendice alla storia, che Rohmer trova la via di fuga per una narrazione che rischiava di essere pesante, e che invece si riempie di un'angoscia latente che non avrà, purtroppo, soluzione se non nelle riflessioni che ne potranno nascere.

La frase: "Generale a 21 anni?Meglio di Napoleone!"

Andrea D'Addio

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