Ti ricordi di me?
L’impacciato Roberto (Edoardo Leo) è un cleptomane scrittore d’improbabili favole per bambini, la rigorosa Beatrice (Ambra Angiolini) è una maestra di scuola elementare che soffre di narcolessia e, in casi di forte choc, di amnesie più o meno temporanee. Lui single e a casa della sorella (Laude) e del suo compagno (Calabresi), lei sposata col più anziano Amedeo (Fantastichini). I due si incontrano sotto il portone della loro terapista e Roberto inizia un immediato quanto prolungato corteggiamento che, superata l’iniziale riluttanza di Bea, riuscirà non senza difficoltà (tra cui una prima amnesia causata dalla scoperta di essere tradita dal marito) a portare positivamente a termine. I forti choc con annesse amnesie però non sono finiti per Beatrice...
Al suo secondo film da regista, Rolando Ravello traspone sul grande schermo una simpatica commedia favoleggiante già interpretata dai due protagonisti a teatro che ha il grande merito di far ridere ed essere completamente sgombra da volgarità. Il tutto grazie ad una buona sceneggiatura, alla stesura della quale, oltre ad Edoardo Falcone e Paolo Genovese, hanno partecipato gli stessi Ravello e Leo (autore anche del soggetto). Gli effetti computerizzati (come le istantanee in movimento attaccate al “librone rosso” o il passare delle stagioni) sono una trovata molto funzionale che rendono lo sviluppo della storia snello e scorrevole. Bravi Edoardo Leo e Ambra Angiolini a dar vita ai due protagonisti riuscendo a farne emergere tutta la loro simpatia e stranezza. Menzione speciale per Paolo Calabresi che oltre ad una riuscitissima prova generale, dà vita alla scena più divertente al film, quella dell’infiltrazione notturna all’interno dello studio della terapista.
Delle sbavature ci sono: il film parte forte e scorre piacevolmente nella prima parte, ma nella seconda si ingolfa un po’ e non riesce a mantenere la stessa brillantezza (che comunque non era semplicissimo tenere). Nella parte finale c’è forse qualche forzatura e qualche incoerenza è certamente presente ma, se come ha detto Ravello questo vuole essere “un film vero, nel senso che è stato fatto di pancia da tutti” allora lo scopo è pienamente raggiunto: l’empatia tra lo spettatore e i personaggi è immediata e si esce dalla sala col sorriso sulle labbra e con l’animo piacevolmente un po’ più leggero, non poco per un film che non ha certo grandi pretese.
La frase:
"Cercati pure, ma ritrovati come sei adesso".
a cura di Alessio Altieri
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