Thor: The Dark World
Un figlio impaziente di dimostrare al padre il suo valore, un fratello geloso e vendicativo, una donna che aiuta un uomo a vedere il mondo con altri occhi.
Sono gli universali conflitti familiari che, da sempre, danno origine al dramma e di cui ha tenuto conto il leggendario duo formato da Stan Lee e Jack Kirby – ispirandosi alla mitologia nordica - per creare Thor, supereroe targato Marvel visto in diversi cartoon e serie televisive, oltre che nell’omonimo lungometraggio live action in 3D diretto nel 2011 da Kenneth Branagh.
Lungometraggio prima del quale soltanto nel tv-movie "La rivincita dell’incredibile Hulk" – firmato nel 1988 da Nicholas Corea e noto anche con il titolo "Thor e Hulk gli invincibili" – avevamo avuto modo di vedere in carne ed ossa il colosso biondo che ha contribuito in maniera fondamentale a dare notorietà al belloccio Chris Hemsworth, il quale ne ha poi ripreso il ruolo sia in "The avengers" di Joss Whedon, del 2012, che in questo sequel per la regia di Alan Taylor, dal curriculum prevalentemente legato al piccolo schermo (episodi di "Sex & the city" e "Il trono di spade" nella lunga filmografia).
Sequel anch’esso girato in tre dimensioni e che, dedicato al compianto autore del soggetto Don Payne, vede l’asgardiano catapultato sulla Terra impegnato a intraprendere il viaggio più pericoloso e introspettivo della sua vita, costretto a stringere un’alleanza con lo sleale Loki alias Tom Hiddleston al fine di salvare sia il suo popolo che l’intero universo, minacciati da un’antica dinastia dominata dallo spietato Malekith, cui concede anima e corpo il Christopher Eccleston di "28 giorni dopo".
Sequel che, con Anthony Hopkins e Natalie Portman nuovamente coinvolti nei panni di Odino e Jane Foster e il succitato Lee presente in immancabile, divertente apparizione, sfrutta chiaramente l’esile idea di partenza nel solo tentativo di fornire una nuova avventura thoriana dettata dalle leggi di mercato e dal consueto desiderio manifestato dai fan di rivedere su celluloide il possente eroe dal martello.
Fortunatamente, però, Taylor aumenta le dosi di azione e, di conseguenza, di spettacolarità, confezionando un secondo capitolo che non solo manifesta più situazioni violente di altri cinecomic, ma, rispetto al precedente, la cui fiacchezza andava di sicuro ricondotta agli eccessi di teatralità di Branagh, riesce nell’impresa di non annoiare lo spettatore e di intrattenerlo nella giusta maniera.
Anche se non siamo certo dalle parti di secondi episodi-capolavori del calibro di "Batman - Il ritorno" di Tim Burton e "Spider - man 2" di Sam Raimi e la visione tridimensionale appare piuttosto irrilevante... fino alle ultime sequenze poste sia durante che dopo i titoli di coda.
La frase:
"Thor, dopo tutto questo tempo... ora torni a farmi visita".
a cura di Francesco Lomuscio
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