The Walker
Il termine "Walker", che noi possiamo rendere in italiano con "accompagnatore", fu creato nel 1970 dal direttore della rivista "Time" per descrivere un tale Jerry Zypkin, che per l'appunto faceva l'accompagnatore per signore di una certa età (tra cui Nancy Reagan) i cui mariti erano troppo impegnati per andare con loro a mostre, concerti, eventi mondani e quant'altro. Tale funzione non aveva nessun sottotesto di natura sessuale e questa "figura professionale" aveva solo il compito di svagare donne annoiate, con conversazioni brillanti, battute di spirito argute ed un gusto raffinato adeguato al bel mondo in cui doveva muoversi.

Ad interpretare il ruolo di uno di questi "Walker" nel presente film di Paul Schrader è un inedito Woody Harrelson, una mossa che potrebbe essere un punto di svolta nella sua carriera, difficile dire se in positivo o in negativo. Per togliere ogni implicazione sessuale il suo personaggio, Carter Page III (dalla nobile tradizione di famiglia), è omosessuale. Non si tratta però di un film a sfondo gay, e anzi la sua inclinazione sessuale è soltanto incidentale, anche se un accompagnatore gay per giunta in una città bigotta come Washington è senz'altro inedito e interessante sotto molti punti di vista. Carter Page III rimane invischiato in un omicidio a sfondo politico (come tutto quello che si muove nel sottobosco della capitale degli USA) e dovrà fare del suo meglio per non rimanere invischiato nella classica cospirazione. Viene alla mente, in modo piuttosto ovvio un altro film molto famoso di Schrader, e cioè American Gigolò. Secondo il regista il richiamo era così evidente che ha voluto inserire un omaggio ironico alla pellicola con Richard Gere. Come a fare da contraltare alla scena in cui il bel Gere si veste, Schrader ci mostra un Harrelson nell'atto di spogliarsi... fino a togliersi i capelli.

Il film è attraversato da numerose battute di spirito, leziose, arroganti ed insinuanti come è appropriato per il mondo dorato mostrato in The Walker, e le atmosfere richiamano alla mente molti noir del passato, grazie anche alla presenza di una Lauren Bacall in forma smagliante. Però non tutto funziona fino in fondo e a metà film si avverte l'inceppamento di qualcosa negli ingranaggi della sceneggiatura e nel ritmo della storia. A parte questo restano alcune battute memorabili, specialmente nella parte finale.

La frase: "Non citare Oscar Wilde. Citami chi ti pare ma non Wilde".

Mauro Corso

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