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Al vertice della tensione
A quasi un anno dall'attacco alle torri gemelle, ha inizio tutto quello che immaginavamo ma che speravamo di non dover vedere mai: il cinema statunitense del post 11 settembre. Certo non si può fare un discorso di coerenza. Dopo l'attentato vennero fatte rigirare scene di film che si svolgevano nel World Trade Center, vennero fatti chiudere locali soltanto perché erano arredati con carcasse d'aereo, vennero proibite canzoni che avessero un minimo riferimento a quello che stava succedendo. Oggi, invece, comincia lo show.
Sicuramente l'avvenimento di cui abbiamo parlato ha sconvolto non solo gli Stati Uniti ma tutto il mondo. Però bisogna dire che gli americani hanno un gusto irraggiungibile a rendere tutto spettacolo (è impossibile dimenticare le torri riprese da duemila punti di vista diversi). "Al vertice della tensione" è una logica conseguenza di questo punto di vista.
Il film parla di una bomba atomica tornata alla luce più di vent'anni dopo la sua sparizione in Israele. Un gruppo di folli neo-nazisti mette le mani sull'ordigno e lo fa esplodere facendo credere che il mandante sia la Russia. Si arriva sull'orlo della prima guerra atomica.
La pellicola è tratta dalla saga di Tom Clancy con interprete Jack Ryan (che in questo film è interpretato da Ben Affleck) e forse questa è una giustificazione al congegnato intreccio di fantapolitica. Ma in tempi come questi è assolutamente inevitabile un rimando alla realtà (tanto più per un film prodotto negli Stati Uniti). Non si può non pensare all'operazione "libertà duratura" (sembra il titolo di un film!), e allora tutto assume un senso propagandistico. Tanto più che il nostro eroe Ryan è un incrocio tra il patriottico John Wayne e il più fantasioso James Bond, purtroppo non ha né il cappello da Cow-boy né la Aston Martin.
Non riesco a capire il senso di un film così in un momento in cui il presidente degli Stati Uniti vuole attaccare l'Iraq contro il parere del mondo, e dove c'è gente che si fa scoppiare tra gente innocente (e dove gli stessi Stati Uniti potrebbero fare di più, in una mediazione urgente). Non volevo parlare di politica, ma film come questo un pochino ti provocano (solo pensando che possono avvalorare il patriottismo sfrenato di una parte degli americani).
Se si deve condannare il terrorismo come è giusto, si deve condannare anche la guerra gratis. E se poi si vuole mantenere il ricordo delle persone innocenti scomparse in modo così terrificante (nel film muore un intero stato ma è marginale nei confronti della storia) allora lasciate perdere 'sto film e andate a comprarvi l'ultimo disco di Bruce Springsteen. Per non dimenticare.
Renato Massaccesi
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