The Skeleton key
Non tutti apprezzarono tre anni fa la versione americana di The ring, ma è fuor di dubbio che la sceneggiatura scritta da Ehren Kruger fosse valida e solida, soprattutto se messa in relazione con quelle analoghe dei film del terrore. Così è anche per il suo nuovo lavoro, sempre in veste di scrittore, "Skeleton key", il cui regista è il debuttante, per il genere thriller/horror, Iain Softley (K-pax).

Vicino ad una New Orleans che ricorda tanto le atmosfere mistiche di "Angel hearth-Ascensore per l'inferno", la giovane infermiera Caroline (Kate Hudson) decide di prendersi cura di Ben (John Hurt), un anziano signore colto recentemente da un ictus. Si trasferisce così nella sua casa immersa nelle paludi più inospitali del Mississipi, dove a farle compagnia c' è Violet (Gena Rowlands) l'enigmatica moglie del vecchio. La villa è piena di stanze, tutte le porte si aprono, meno che una. Che nasconde? E Ben, che cosa cerca continuamente di dire con i suoi occhi terrorizzati? Che segreti nasconde l'abitazione?

A caratterizzare la storia di Skeleton key è la magia hoodoo (non "woodoo" come ci si potrebbe facilmente confondere). E' a questo complesso di credenze che Caroline si avvicina trasferendosi in un ambiente così ricco di tradizioni e mistero. Le suggestioni dettate si rincorrono e l'angoscia della nostra protagonista cresce diventando via via sempre più credibile e paurosa. Bisogna credere per forza nella superstizione per esserne vittime?
Seppur siano pienamente rispettati alcuni passaggi tipici delle pellicole del terrore, dalle porte che sbattono agli specchi dispettosi, dalle persone che un attimo ci sono, quello dopo sono già scomparse alle scale scricchiolanti che preannunciano visite a breve di basso gradimento, "Skeleton key" riesce a far sua anche una paura di tipo più psicologico: quella legata alla consapevolezza che il tempo e il suo incedere sono nemici tanto silenziosi quanto imponenti. Le seconde occasioni non sono concesse (Caroline accetta il lavoro perché vede in Ben il padre di cui non si prese mai cura). Quanti di noi hanno il coraggio di rischiare e sbagliare?
Buono il cast che confronta due generazioni di attori: da una parte i sempreverdi John Hurt (il migliore) e Gena Rowlands, dall'altra gli emergenti Kate Hudson e Peter Sarsgaard (nel ruolo del legale dei due vecchi).
Piacevole svago.

La frase: "Se ti soffermi troppo a pensare al tempo che ti rimane, non pensi più a vivere"

Andrea D'Addio

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