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The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town
Born to run, del 1975, era stato il primo grande successo di Springsteen, il titolo che lo aveva portato tra le stelle del rock di prima grandezza. Fra Born to run e Darkness passano tre anni, un periodo di tempo che allora poteva portare alla scomparsa qualunque star di successo. Quei tre anni sono un periodo di prova per il Boss, una vera ordalia che definisce il tipo di uomo che sarebbe diventato negli anni a venire. Senza dubbio il tipo di artista. Le traversie che il poeta di Asbury Park deve affrontare sono di tipo sia legale che creativo. Paradossalmente i problemi creativi non sono riferiti al classico blocco dell’artista. In quel periodo Springsteen ha un autentico scoppio di creatività. Mentre per i dischi precedenti se venivano incise otto tracce, otto tracce facevano parte del disco, per Darkness il Boss scrive oltre settanta canzoni, più versioni arrangiamenti e testi alternativi, tutti contenuti nei suoi quaderni di appunti. Ricorda Jon Landau, lo storico produttore del Boss: "il giorno in cui chiuderai quel quaderno, finalmente potremo andarcene a casa". Le giornate che stanno dietro alla realizzazione di Darkness sono caratterizzate da un lavoro febbrile, meticoloso, all’insegna di un perfezionismo che non trova mai alcuna soddisfazione. Il prodotto finale è il disco più cupo e intimo di Springsteen (per inciso, il più amato da chi scrive questa recensione), con unità concettuale che solo la grande musica è in grado di trasmettere. E’ anche il disco con la copertina più brutta della discografia di Springsteen, eppure si tratta di una bruttezza funzionale, inscindibile ormai dalla musica e dai testi di Darkness on the edge of town. Il documentario di Thom Zimny usa una grande quantità di documenti d’epoca e di interviste realizzate recentemente. Questo ultimo tipo di materiale è di grandissima importanza perché dà ai protagonisti di quei giorni la giusta distanza per valutare e comprendere. Emblematico il commento di Jon Landau nella sua citazione di Rosalita (Someday we'll look back on this and it will all seem funny): "adesso ci sembra divertente, ma allora non c’era davvero nulla da ridere!"
La frase: ""stick!" (Bruce Springsteen è andato avanti per giorni a cercare il sound giusto per la batteria, e ogni volta che gli sembrava di sentire il suono della bacchetta diceva per l’appunto "Stick!")".
Mauro Corso
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