The Look of Love
Il sesso ed il mondo che vi gravita intorno è stato il tema centrale di molti film presentati quest’anno alla Berlinale. E come "Lovelace", anche questo "The Look of Love" parte da presupposti interessanti per poi imboccare una strada sempre meno convincente.
Winterbottom sceglie di raccontare la storia di Paul Raymond, diventato a partire dagli anni ’60 uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna proprio grazie al sesso, tramite un continuo passaggio dal privato al pubblico e soffermandosi sul rapporto con la figlia, l’unico che, quando Paul tirerà le somme della sua esistenza, risulterà paragonabile per intensità e importanza al suo eccezionale fiuto per la moneta e il continuo contatto con il mondo degli affari.
E tutto questo ci viene raccontato con un piglio leggero, fresco, scandito da un montaggio che slitta con disinvoltura su più piani temporali e una veste estetica che sembra presa direttamente da qualche rivista degli anni ’60, alternando con altrettanta scioltezza fotografia a colori e in bianco e nero.
Soprattutto, Winterbottom riesce a cogliere e restituire l’atmosfera di quegli anni, dove il mercato del sesso si spalanca con forza dirompente su una società pervasa da un formalismo ormai vacillante e che trova negli show "piccanti" di Raymond un’occasione di evasione e un vero anello di congiunzione tra uomini, donne e classi sociali.
Quello che si chiama, insomma, evento "rivoluzionario".
Stando attento a riempire il suo affresco di dettagli, soprattutto estetici, e di dare una percezione il più completa possibile degli elementi che hanno segnato la vicenda di Raymond, Winterbottom non riesce, però, a caratterizzare in maniera convincente proprio il suo protagonista, che risulta abbozzato, incastrato in un approccio che tende a raccontarci tutto senza però catturare l’anima di caratteri e di situazioni, e lasciandoci così soltanto intuire la figura di Raymond e percepirne il potenziale narrativo.
Così anche quella che il film sembrava proporre come chiave di volta e vicenda fondamentale nella vita di Raymond, il rapporto con la figlia, perde forza e carattere, precipitando in quell’abisso dello stereotipo che sembra così difficile da evitare.
La frase:
"Everything I touch turns into gold".
a cura di Stefano La Rosa
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