The International
Di attualità stringente l’ultimo film di Tom Tykwer. "The International", infatti, parla di una banca lussemburghese la cui attività principale non sembra quella di erogare credito ma di acquistare armi per poi rivenderle ai paesi del terzo mondo in perenne guerra per poterli poi controllare dal punto di vista politico. Ad indagare sui loschi traffici della banca è l’agente dell’Interpol Louis Salinger (Clive Owen) affiancato dall’agente dell’FBI Elanor Withman (Naomi Watts) i quali, sfidando i poteri forti del mercato mondiale cercheranno di ostacolare – come Davide contro Golia – il meccanismo che impietoso sembra però inarrestabile. Insomma, queste benedette banche che causano oggi la crisi mondiale con i "subprime" o, come nel film di cui ci occupiamo, manipolano il mondo per brama di potere, ultimamente sono al centro del mirino ed anche degli sceneggiatori di Hollywood che non riservano troppi riguardi verso questa istituzione.

Il film si dipana su molteplici scenari mondiali. Berlino, Milano, New York ed infine Istanbul fanno da sfondo ad una vicenda che potrebbe sembrare incredibile e frutto della mente particolarmente fervida di qualche autore ma che, purtroppo, ha in essa un nocciolo di dura verità. E la vanità di qualsiasi sforzo nel combattere questo sistema è al centro di "The International", film nel quale la dinamica conflittuale tra ciò che è giusto e ciò che conviene fare viene ben enfatizzata nel tratteggio del personaggio dell’agente Salinger della cui decisione però, considerato il dato di onestà pura che lo contraddistingue, non abbiamo mai dubbi. Con lui si innesta il confronto con la collega americana, costretta alla fine, a cedere alle esigenze di una vita che la vuole relegata verso una più sicura tranquillità. Ma il film, girato con essenziale chiarezza da Tykwer pur affrontando una storia complessa e con varie ramificazioni, è soprattutto la narrazione dello scontro dei molti poteri forti che governano le nostre vite senza che noi ne abbiamo se non una debole percezione. Saltando da un set all’altro di un mondo dove anche i tetti di Istanbul sembrano uniformati ad un’idea del pianeta sempre più globalizzato, (a Milano assistiamo addirittura all’attentato di un imprenditore italiano – Luca Barbareschi - durante un comizio per farsi eleggere premier –sic!-), la battaglia tra questi dei postmoderni abitanti un Olimpo fatto da Sale di Consigli di Amministrazione si risolve, alla fine, nella maniera più tradizionale possibile: un regolamento di conti da faida calabrese.

La coppia di attori protagonisti (Clive Owen e Nami Watts), l’assortimento della quale non convince del tutto, è assistita da una cast di comprimari di buon valore a partire da Amirn Mueller - Stahl nella parte del consigliere e Ulrich Thomsen ("Le mele di Adamo").

Un film schematicamente emblematico.

La frase: "Se controlli il debito, controlli tutto quanto".

Daniele Sesti

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