Amore, Cucina e... Curry
Il binomio food-cinema sta diventando sempre più stretto e sono ormai molto frequenti opere a sfondo culinario. “Amore Cucina e Curry” è un film diretto da Lasse Hallstrom, ormai esperto di film gustosi se ripensiamo al suo “Chocolat”, anche se questa volta è subentrato in un progetto scritto da Steven Knight e prodotto da Steven Spielberg e Oprah Winfrey.
Il cibo è multisensorialità e questo lungometraggio è uno spot per la buona cucina e l’integrazione. La mentalità della Francia è molto aperta, ma non si può dire lo stesso dei piccoli paesi come dimostra la parte iniziale. La storia è quella di una famiglia indiana costretta a lasciare Mumbay per via delle persecuzioni in seguito alle elezioni politiche, prima denuncia del film. Monsieur Kadam, Om Puri, il figlio Hassan, Manish Dayal, e il resto della combriccola girovagano per l’Europa finché i freni non si rompono a Saint Antoine e decidono di restarci. Lo scontro con il ristorante di Madame Mallory, una splendida Helen Mirren, è acceso e senza esclusione di colpi.
Il giovane protagonista trova una compagna di cucina e d’amore in Marguerite, Charlotte Le Bon, che gli aprirà gli occhi su un nuovo mondo. Il talento innato merita di sbocciare ed essere coltivato. Il lungometraggio prende la deriva della favola, il cambiamento che avviene in Madame Mallory, infatti, è davvero sconvolgente e troppo repentino. Un tentativo onesto di raccontare un’antica cucina e civiltà attraverso uno degli aspetti di integrazione più universali: il cibo.
Se nel primo film ambientato in Francia del regista svedese l’ambiente era solo una cioccolateria qui si passa a un doppio ambiente, con all’inizio un modello di scontro degno della famosa serie tv “Benvenuti a Tavola”, anche se è difficile pensare che un cineasta scandinavo abbia avuto modo di vederla e prenderne spunto.
Il film vive di emozioni forti all’interno della cucina, qui rappresentata come un regno sensoriale attraverso comunque una buona regia e una bella scenografia capace di regalare splendidi interni dei ristoranti.
La storia d’amore tra Hassan e Marguerite è bella e la cucina è solo un piccolo mondo dove le due anime riescono ad unirsi e diventare un tutt’uno. Hallstrom prova a caratterizzare i personaggi come fatto in passato, ma probabilmente il fatto che sia intervenuto a progetto iniziato limita questo aspetto che non permette di rendere molto realistica la vicenda. Bisogna apprezzare questo film per quello che è: un’opera dove cibo, risate e sentimenti disegnano un mix in grado comunque sia di regalare una visione gradevole nonostante forse la durata di 122’ sembra un po’ eccessiva.
La frase:
"Sai come si dice, se non li puoi battere unisciti a loro".
a cura di Thomas Cardinali
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