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Fantastic 4 - I Fantastici Quattro











I primi che vediamo in scena sono Owen Judge ed Evan Hannemann nei panni dei compagni di scuola Reed Richards e Ben Grimm, già alle prese con i progetti di teletrasporto che, una volta giunti all’Università e assunti i connotati del Miles Teller di “Whiplash” (2014) e del Jamie Bell di “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno” (2011), continuano a portare avanti insieme a Sue Storm alias Kate Mara e a suo fratello Johnny, incarnato da Michael B. Jordan di “Chronicle” (2012).
Del resto, è proprio il Josh Trank regista dell’appena citato pov in salsa supereroistica ad occuparsi della quarta trasposizione per il grande schermo di quello che, guadagnatosi il titolo di “Miglior fumetto del mondo”, pare abbia avuto genesi quando il geniale autore della Marvel Comics Stan Lee, su richiesta dell’editore Martin Goodman, creò nei primi anni Sessanta – insieme al fido collaboratore Jack Kirby – una squadra di combattenti che avrebbero dovuto essere persone reali e senza identità segrete, pur trovandosi ognuno in possesso di straordinarie capacità che fossero estensioni delle loro personalità.
Straordinarie capacità per il cui arrivo bisogna attendere in questo caso l’incidente che si verifica a circa metà dell’ora e quaranta di visione; superata la quale, appunto, Mr Fantastic, in grado di allungare e contorcere il proprio corpo in qualunque forma, la rocciosa Cosa dalla forza sovrumana, la Donna invisibile, che proietta anche potenti campi di forza, e la Torcia Umana, dal potere di prendere fuoco e spiccare il volo, si trovano uniti per fronteggiare il diabolico Dottor Destino, malvagia evoluzione dell’ex amico Victor Von Doom interpretato dal Toby Kebbell di “Apes revolution – Il pianeta delle scimmie” (2014).
Un Dottor Destino il cui ingresso nella pellicola sembra rimandare non poco a certi classici horror del passato, sebbene non si fatichi ad intuire che l’intento dell’operazione sia quello di fornire un reboot indirizzato ad un pubblico ancor più giovane di quello che i Fantastici 4 hanno sempre avuto, un po’ come già avvenuto con le avventure dell’Uomo ragno attraverso i due “The Amazing Spider-Man” (2012 - 2014) diretti da Marc Webb.
Paradossalmente, però, nonostante il lungometraggio trankiano veda la luce in un’epoca in cui le tecniche di racconto cinematografico hanno avuto modo di conseguire notevoli progressi, ciò che emerge – sorvolando sulle immancabili differenze rispetto alla carta disegnata – altro non è che il look di un fiacco prologo che, del tutto incapace di coinvolgere lo spettatore, non riesce a discostarsi da quello di determinate fanta-produzioni a basso costo risalenti agli anni Novanta e, peggio ancora, dei telefilm appartenenti allo stesso decennio.
Tanto che, complice il noioso tripudio di mediocri effetti visivi posto nella fase conclusiva, se da un lato l’insieme esce nettamente sconfitto dal paragone con i non eccelsi ma divertenti “I Fantastici 4” (2005) e “I Fantastici 4 e Silver Surfer” (2007) di Tim Story, dall’altro non si rivela neppure tanto più riuscito dell’inedito “The Fantastic four” (1994) di Oley Sassone, prodotto dal re dei b-movie Roger Corman.

La frase:
"Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il futuro".

a cura di Francesco Lomuscio

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