The Double
In fatto di tese vicende a suon di indagini, a terzo millennio da poco iniziato avevamo avuto modo di vedere il sex symbol Richard Gere nel ruolo di un funzionario di polizia a caccia di predatori sessuali in "Identikit di un delitto" (2007) di Andrew Lau, nel quale, costretto a un pensionamento anticipato, addestrava Claire Danes per farle scovare il responsabile del rapimento di un’adolescente.
Nell’esordio registico dello sceneggiatore Michael Brandt, nonché prima produzione del compagno di script Derek Haas ("2 fast 2 furious" e "Wanted-Scegli il tuo destino" tra i loro copioni), torna ad immergersi nel genere vestendo i panni di un agente della CIA in pensione costretto ad allearsi al giovane collega dell’FBI Ben Geary alias Topher Grace per risolvere il misterioso caso di omicidio di un senatore degli Stati Uniti, dove appare evidente l’implicazione di un assassino sovietico conosciuto con il nome in codice di Cassius.
Quindi, con il primo convinto che quest’ultimo sia morto da tempo e il secondo che, avendo scritto la sua tesi di laurea proprio sul killer, crede sia tornato per ricominciare la propria scia di delitti, i circa 98 minuti di visione, come c’era da aspettarsi, si sviluppano tra scene dei crimini, nuovi indizi progressivamente svelati e la convinzione che Cassius potrebbe anche non essere la persona che pensano.
Mentre, con un cast comprendente anche il veterano Martin Sheen e il Chris Marquette de "La ragazza della porta accanto" (2004), a essere privilegiati sono soprattutto i dialoghi, nonostante la tensione e il ritmo generale risultino discreti grazie a qualche momento di azione e violenza tirato occasionalmente in ballo.
E Grace funziona decisamente meglio di Gere (dove è la novità?), che recita quasi come il suo alter ego italiano Roberto Farnesi (!!!); man mano che ci si avvicina alla piuttosto prevedibile soluzione finale di un’operazione sì guardabile, ma le cui fattezze non si discostano affatto da quelle dei tanti anonimi thriller che arrivavano in Italia direttamente in vhs tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima dei Novanta. Sebbene il non semplicissimo intreccio tenti in ogni modo di camuffarle.
La frase:
- "Chi sei tu?"
- "Sono quello che ti ha sparato a Stalingrado. Sono anche quello che ti ha addestrato a Mosca".
a cura di Francesco Lomuscio
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