La Regola del Silenzio - The Company You Keep
Tratto dall'omonimo romanzo di Neil Gordon, in cui alcuni componenti del Weather Underground tornano sotto l'occhio dell'opinione pubblica dopo essere scomparsi trent'anni prima. Uno di questi è Jim Grant, interpretato dallo stesso Redford, un avvocato che è riuscito a far perdere traccia di sé cambiando identità. Weather Underground era un'organizzazione di sinistra radicale il cui scopo era quello di rovesciare il governo degli Stati Uniti con atti di tipo terroristico, compresi alcuni attacchi dinamitardi a sedi governative. A un certo punto si è persa traccia dei loro componenti e si suppone che il gruppo si sia sciolto o sia passato a metodi di lotta più discreti. Il film esamina non tanto le conseguenze delle loro azioni, ma gli effetti di una persecuzione su chi ha commesso crimini politici molti anni prima.
Secondo Redford il film stesso non è tanto un dramma politico, ma una specie di Miserabili di Victor Hugo riportato in chiave moderna. Jim Neil è così come Jean Valjean, perseguitato questa volta da un reporter determinato a scoprire la verità. Cosa sia la verità e le conseguenze della sua scoperta è poi un altro dei temi del film. Il problema di questa pellicola è che viene posta una serie di tematiche estremamente importanti che mal si collegano con la struttura da thriller investigativo. Ognuno dei colpi di scena del film è prevedibile molto prima che venga alla luce e anche le scelte dei singoli personaggi sono lineari, anche nelle situazioni che dovrebbero essere più "sorprendenti", almeno sulla carta.
Viene il dubbio che Redford abbia voluto fare soprattutto una rimpatriata tra vecchi amici piuttosto che realizzare un prodotto fresco e dinamico. Anche nella parte più riflessiva si assiste a un profluvio di retorica su vari fronti (sulla politica, sul giornalismo, sul valore dell'amicizia), che rende il meccanismo ancora più farraginoso e difficile da incamerare. Come film sugli anni di piombo statunitensi ha esiti quanto meno ambigui.
La frase:
"Questo riassume il motivo per cui il giornalismo è morto".
a cura di Mauro Corso
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