The Colonel
Il conflitto d'Algeria che vide coinvolta la Francia con l'intento di "portare la pace e la democrazia", viene raccontato da Laurent Herbier con questo "Mon colonel", tratto dall'omonimo romanzo di Francis Zamponi.

Durante il conflitto in Algeria il tenente Guy Rossi viene istigato dal colonnello Duplan a torturare e commettere esecuzioni pubbliche di estremisti islamici. Il giovane tenente si ribella e finirà per pagarne le conseguenze. Anni dopo il colonnello Duplan viene ritrovato morto nello studio della sua villa, trafitto dal proiettile di una Luger. Al luogotenente Galois il compito di indagare sull'accaduto...

Un film di denuncia travestito da thriller storico. La pellicola di Herbier è un duro atto di accusa verso l'utilizzo in guerra di gesti criminosi come la tortura e la persecuzione, sia essa verbale, fisica o culturale. Nel raccontare ciò la regia decide di alternare la pellicola in bianco e nero, utilizzata nel descrivere il triste passato di Rossi, al girato a colori, sfruttato di contro per narrare l'indagine di Galois ai giorni nostri. Un montaggio efficace quindi, e una sceneggiatura complicata, ma avvincente, rendono "Mon colonel" un sentito grido contro il militarismo e ogni tipo di operazione bellica ad esso legata. Una storia "forte" che mette in luce con allarmante lucidità i meccanismi "malati" di protezione e senso della giustizia presenti in guerra, in qualunque fazione la si osservi.
Dal punto di vista della trama l'elemento del thriller si perde quasi subito, lasciando ampio spazio al racconto delle gesta del tenente Rossi: questo aspetto crea un leggero squilibrio tra le due linee temporali, rendendo quasi inutile quella ambientata ai giorni nostri. Per il resto la storia offre un solo punto di vista risultando proprio per questo un po' limitata e forse un po' troppo idealistica: di fondo ciò che uccide il tenente Rossi è proprio la sua incapacità di far parte di un meccanismo, quello militare, che prevede già nella sua essenza la sopraffazione come soluzione finale ai problemi. Il film in questo modo, visto attraverso gli occhi del giovane, arriva quasi ad apparire ingenuo: un'utopistica visione delle cose. Eroico.

Chiarendo: anche con "Mon colonel" ci troviamo di fronte ad una pellicola ambigua che lascia la sensazione di non essere del tutto riuscita nel suo intento, in questo caso quello di denunciare la tragedia delle torture in posti di guerra. Non gli si può certamente negare il fatto di essere una pellicola drammaticamente attuale, come non gli si nega la capacità di essere avvincente e, in buona sostanza, ben girata. Purtroppo rimane quella sensazione di fondo: come di qualcosa che non è stata del tutto raccontata, come di un puzzle a cui mancano alcuni pezzi, ma la cui immagine finale ti risulta comunque leggibile.

La frase: "...Scoprirai la differenza tra fare la guerra e portare la pace...".

Diego Altobelli

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