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Tattoo
Marc (August Diehl) ama i rave parties, prende qualche pillola di extasy, è fidanzato con una DJ underground, ha una vita notturna abbastanza sregolata e quindi un pessimo rapporto con il risveglio mattutino. Nel complesso sembra essere il prototipo del ragazzo un pò spostato. Marc è un poliziotto.
In realtà Marc ha appena finito l'accademia e non aspetta altro che di essere assegnato alla sezione informatica.
Minsk (Christian Redl) è un bastardo egoista dai modi decisamente rudi, è soprannominato "il killer", è pronto a ricattare chiunque per i suoi obiettivi, vive da solo e la notte dorme, se può. Minsk è un poliziotto.
In realtà Minsk è un commissario della sezione omicidi con anni di esperienza alle spalle il cui motto è: "qualcuno paga sempre".
Per una serie di casualità Marc e Minsk lavorano insieme indagando su un serial killer dalle abitudini piuttosto particolari: l'uomo scuoia le sue vittime prima di ucciderle per collezionare tatuaggi.
La prima regola di un poliziotto è di non farsi coinvolgere, ma Marc e Minsk la disattendono prontamente, per motivi diversi, lasciandosi trasportare dagli eventi. Marc rimane coinvolto da Maya (Nadeshda Brennicke) e Minsk fa del killer un fatto personle.
Visti i presupposti l'indagine non sarà facile come gli indizi farebbero pensare. La verità nasconde altre implicazioni come le matrioske russe il cui interno contiene sempre un'altra bambola.
Robert Schwentke, regista e sceneggiatore della pellicola, si rivela una sorta di Fincher teutonico confezionando un thriller che ripercorre le orme del famigerato "Seven", mantenendone sia le atmosfere cupe che la violenza spettacolarizzata, aggiungendo però il tocco modaiolo del filone di tatuaggi, piercing e body modification particolarmente in voga adesso in modo da renderlo ancora più ammiccante, se possibile. "Tattoo" mantiene comunque una sua identità calcando, senza troppo riserbo, la mano sull'effetto macelleria grazie ad una fotografia che indugia vojeuristicamente sui particolari più truculenti non lasciando alcuno spiraglio all'immaginazione se non nei riflessi degli stessi protagonisti spesso visti attraverso vetri e specchi o nella mancanza di luce che ci accompagna per tutto il film.
Pur restando colpiti dall'eccezionale bellezza dei lavori artistici, i tatuaggi appunto, e della solida interpretazione degli attori, rimane sempre un certo senso di deja vu. Un film che comunque avrà un suo seguito di estimatori.
La chicca: ponete un pò di attenzione sulla prima parte dei titoli di coda, una sorta di "finalino".
La frase: "Tornatene a casa vivo la sera, questa è la regola, l'unica!"
Indicazioni: Per chi ama il thriller dai toni decisamente forti.
Valerio Salvi
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