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Stigmate
Il tentativo del produttore, e del regista è stato quello, fin dall'inizio, di impressionare fortemente il pubblico con una storia che incutesse allo stesso tempo commozioni, suspence e paura del mistero. L'argomento attorno a cui ruota tutta la storia è uno dei più discussi e meno compresi sia dalla chiesa sia dal mondo scientifico: le "stigmate", ferite sanguinanti senza causa apparente, che si manifestano nei punti dove Gesù Cristo aveva le ferite dovute alla crocifissione. Per parlare di questo fenomeno così difficile, senza compiere delle inesattezze, i realizzatori hanno fatto numerosi studi sull'argomento, consultando studiosi ed esperti di religioni antiche, preti cattolici e sacerdoti che hanno preso parte a degli esorcismi, o semplicemente persone che avessero vissuto delle esperienze particolari. La protagonista Frankie (Patricia Arquette "Strade perdute", "Bringing Out the Dead") è vittima di tutta una serie di fatti misteriosi tra i quali strane ferite sanguinanti nella testa, nelle mani e nei piedi, durante i quali perde completamente il controllo del suo corpo e della sua mente. In alcune scene comincia a parlare l'aramaico, una lingua molto antica parlata ai tempi di Gesù Cristo e oggi del tutto dimenticata. Per essere il più realistica possibile, ha imparato questa lingua, o per lo meno le nozioni sufficienti per accentare le sillabe in maniera corretta, facendosi aiutare da un professore della "UCLA", docente di studi biblici e lingue semitiche nord occidentali, William Schniedewind. Accanto a Frankie, un sacerdote: padre Andrew Kiernan (Gabriel Byrne "I soliti Sospetti", "End of Days"), un uomo che si sforza di coniugare fede e scienza. Il suo compito, presso la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, è di accertare la veridicità dei miracoli e dei fatti così detti "inspiegabili" dalla scienza, come madonnine che piangono sangue, o possessioni demoniache. Tra i vari effetti utilizzati per rendere la pellicola il più coinvolgente possibile, un elemento che ha donato al film una "strana bellezza", come afferma lo stesso regista Rupert Wainwright ("The Sadness of Sex"), è il così detto "salto della sbianca". Quest'ultimo è un particolare processo di sviluppo della pellicola che serve per accentuare l'atmosfera misteriosa della vicenda alterando leggermente i colori e dando maggiore intensità ai toni bianchi e neri, generalmente questo procedimento viene applicato sulle copie di film già stampate e pronte, in questo caso invece la tecnica è stata adottata direttamente sul negativo in uso durante le riprese. L'effetto risultante è che le immagini del film sono decisamente estreme, come se fosse stato girato con poca luce naturale, donando a chi lo guarda un vero e proprio effetto shock.
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