Stick it
I colorati e frizzanti titoli di testa commentati da "We run this" di Missy Elliott precedono le immagini di alcuni scapestrati ragazzi alle prese con pericolose sfide in bicicletta, mentre la musica esplode a volume elevato. Attenzione, però, non si tratta dei protagonisti della serie "Fast & furious" che hanno deciso di passare alle due ruote senza motore, bensì dei compagni d'avventure della diciassettenne Haley Graham, con il volto di Missy Peregrym (vista, tra l'altro, nel serial televisivo "Smallville"), la quale, in seguito ad un problema con la legge, viene condannata da un giudice a frequentare un'accademia d'elite per ginnaste.
E da questo pretesto prende le mosse "Stick it", esordio dietro la macchina da presa per la sceneggiatrice Jessica Bendinger, il quale vuole che la ribelle Haley, che non esita ad indossare magliette raffiguranti gruppi rock del calibro dei Ramones e i Motorhead, incontri colui che sarà in grado di mettere a dura prova la sua sagace sfrontatezza: il leggendario e severissimo allenatore Burt Vickerman. Infatti, interpretato dal veterano Jeff Bridges, quest'ultimo si rivelerà essere per lei un inatteso alleato, capace di farle apprendere che il rispetto è una strada a doppio senso, mentre la regista, però, sembra essere continuamente indecisa se mantenere il tutto sul piano della serietà o spingere sul pedale dell'ironia, tanto da introdurre i personaggi di Poot e Frank, rispettivamente con le fattezze di John Patrick Amedori (Unbreakable -- Il predestinato) e dell'esordiente su grande schermo Kellan Lutz, portatori di una fresca, esilarante ventata in stile American pie.
E, tra gli script di "Ragazze nel pallone" (2000), "The truth about Charlie" (2002), "Aquamarine" (2006) e la nota serie tv "Sex & the city", il suo curriculum non sembra affatto male (anche se comprende la produzione di "The wedding date" di Clare Kilner, sicuramente una delle peggiori commedie sentimentali degli ultimi anni), però Stick it pone in primo piano una piatta regia che tenta evidentemente di camuffarsi dietro lo sfoggio di una più che nutrita colonna sonora rockeggiante, con Green day e Blink 182 nel mucchio, a lungo andare talmente fracassona da apparire invadente.
Quindi, la lealtà, l'amicizia ed il singolo sono più importanti delle regole, dei giudici e dei punteggi all'interno di un apologo sportivo d'inizio millennio tirato un po' troppo per le lunghe (oltre 100 minuti), il quale, se da un lato farà un figurone trasmesso in tv nei caldi pomeriggi estivi, dall'altro, tra travi, capriole e cavalline, potrebbe trasformarsi in oggetto di culto su pellicola per tutti coloro che nutrono un certo interesse nei confronti della ginnastica.

La frase: "Se ti piace cadere, allora la ginnastica è lo sport che fa per te".

Francesco Lomuscio

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