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21 dicembre 2004 - Conferenza stampa
"Un bacio appassionato"
Intervista a Ken Loach
di Max Morini
Finita la proiezione, arriva Mr.Loach per la conferenza stampa.
Chissà perché me lo ricordavo più alto ed imponente;
invece è un omino gentile e timido, un po' Erikkson un po' Stan Laurel ( che curiosamente verrà citato subito dopo ), in qualsiasi caso molto, molto british.
Come il suo impeccabile humour.
Partono le domande.
La vicenda che Lei racconta in "Un bacio appassionato" è attuale in Scozia?
Si, è una situazione molto comune. Negli anni sessanta in Scozia c'è stata una forte immigrazione di Pakistani; le seconde generazioni vivono in maniera molto contraddittoria, fra due culture, quella d'origine e quella acquisita, dentro e fuori la tradizione familiare.
Questo crea situazioni non facili e un processo di integrazione razziale "a sbalzi".
E' soprattutto la Religione che rende difficile questo processo?
La Religione, come sempre, è un alibi per altri interessi ed altri problemi, economici e culturali. Negli anni sessanta in Scozia c'è stata l'immigrazione, lo sfruttamento degli immigrati e poi la loro integrazione.
Adesso ricoprono ruoli importanti nella società, ma senza perdere la loro identità culturale. Credo che per gli immigrati la percezione della loro identità culturale sia molto complessa.
Probabilmente questo è il suo film più "leggero" da molti anni a questa parte; ad un certo punto, nella scena del trasporto del pianoforte, non c'è addirittura una citazione di Laurel & Hardy?
La protagonista è un' insegnante di musica, effettivamente nella scena del trasporto del pianoforte non abbiamo resistito alla tentazione di creare delle gags…
Loach a questo punto chiede se abbiamo visto il film tradotto o con i sottotitoli; poi segue uno scambio con la platea su una battuta in particolare della scena del trasporto del pianoforte e la sua resa in italiano, il che crea molta ilarità.
Si torna alle domande.
Crede che i Pakistani si possano identificare nella storia che racconta il film o si sentiranno offesi?
Abbiamo fatto delle anteprime per la comunità pakistana e il film è piaciuto, soprattutto ai più giovani che dicevano "Dovrebbero vederlo i nostri parenti, i nostri zii e le nostre zie per capire cosa dobbiamo sopportare!".
Gli anziani invece sono stati più critici, soprattutto per le scene intime fra i protagonisti.
Peccato che nel doppiaggio si perda la forza e l'originalità della lingua degli immigrati, che parlano un mix di panjabi, scozzese e dialetto di Glasgow.
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