08 Aprile 2009 - Conferenza
"Questione di cuore"
Intervista alla regista e al cast.
di Mauro Corso

Il nuovo film di Francesca Archibugi sembra ricevere una buona accoglienza da parte della stampa. Alla conferenza è presente tutto il cast, incluso il padovano Umberto Contarello, l'autore del libro da cui il film è tratto. Era atteso Paolo Villaggio, che però non è potuto intervenire.

Di solito quando in un film sono rappresentati personaggi di diversa estrazione si ha più simpatia per gli umili. E' questo il caso di Questione di cuore?
Umberto Contarello: questo è uno dei pochi casi in cui io ho trovato uno sguardo bilanciato sui due personaggi che vengono da mondi diversi. Mi sembra in fondo che Francesca abbia individuato con precisione ciò che li accomuna. In fondo Alberto e Angelo sono due fratelli che si sono ritrovati, che forse si conoscevano in un'altra parte della loro vita. L'esser qualificati genericamente come intellettuali o come persone che usano le mani per vivere in questo film non credo abbia spostato minimamente il baricentro dell'empatia da una parte o dall'altra. I due sono due lavoratori dell'esistenza, simili se non limitrofi.

Quindi sono entrambi personaggi positivi?
Francesca Archibugi: non c'è un personaggio buono o cattivo, sono entrambi in uno stesso momento buoni o cattivi. Li amo con la stessa intensità quindi mi sembrerebbe strano che uno sia considerato più "accarezzato" dell'altro. Al massimo questo può essere un sentimento che hanno i due attori, però per me non è così.

Sentiamo gli attori...
Kim Rossi Stuart: no, assolutamente... a parte che iniziavi a fare i primi piani da Antonio. No ma va beh, ci siamo trovati in una situazione di tale serenità e collaborazione che tutte queste cose siano state intelligentemente bypassate.

E Albanese?
Antonio Albanese: io rimango sul "no, assolutamente". Ho cercato di esaltare con la mia parte l'amicizia, l'amore con un personaggio che non avevo mai interpretato. Quindi con grande piacere abbiamo sostenuto ed elevato questa amicizia, in un'atmosfera piacevole e intensa.

E Micaela Ramazzotti?
Micaela Ramazzotti: penso che quando fai un film fai parte di una squadra e quindi tutto deve funzionare. In più è importante divertirsi.

Kim Rossi Stuart sembra proseguire nel filone dei "malati terminali", ha riflettuto su questo?
Kim Rossi Stuart: il penultimo in effetti tanto bene non stava. No, in precedenza non c'è una casistica... Alatri era di vent'anni fa e in Romanzo Criminale ne avevo "squartarati" una ventina prima di farmi ammazzare... è vero, muoio spesso... hmmm, forse questo era meglio non dirlo! Una delle cose che più mi hanno intrigato è stato vedere questa sceneggiatura come una partitura musicale, da costruire a tavolino, ampliando gli aspetti ironici che portavano verso la commedia. E ho cercato di farlo in tutte le situazioni. In più ho avuto modo di apprezzare Micaela non solo come attrice ma anche come compagna di viaggio.

Invece Albanese che tipo di lavoro ha fatto?
Antonio Albanese: conoscevo il libro di Umberto bene e l'avevo accolto in maniera positiva, in più siamo amici da anni. Per quanto mi riguarda c'è sempre una sfida in una sceneggiatura e il fatto di incontrare questa amicizia con Kim mi stimolava molto. Io faccio un lavoro molto "tribale" sui personaggi, cerco di partire da basi concrete, quindi sono partito da questo dolore che fortunatamente non ho mai sfiorato e ho consultato una mia amica cardiologa. Che ad esempio alla mia domanda su come si riconosce un infartato a un primo sguardo mi ha detto "se si indica il cuore con il dito è tachicardia, se si indica il petto con il palmo della mano aperta è infarto"... per me sono cose piccole ma importanti. E ci siamo detti con assoluta libertà di trattare il testo come qualcosa di personale. Ho l'esigenza di tatuarmi delle frasi del mio personaggio e con Francesca c'è stata questa grande libertà.

Come sono stati scelti i protagonisti?
Francesca Archibugi: è stato difficile focalizzare la scelta degli attori, che sulla carta non era così evidente. Albanese e Rossi Stuart mi sembravano due attori incredibili che credevo dovessero sprigionare ancora una potenza comica. Ci abbiamo riflettuto tanto. Kim era dubbioso per il fatto di "morire" ma alla fine l'ho convinto che era una commedia, che poi alla base c'è sempre una tragedia; nel comico non ridi se non c'è di fondo una grande tragedia. Così ero emozionata, anche perché sono due registi e quindi eravamo tre registi sul set... ho dovuto in un certo senso "maneggiarli" con cura.

Il personaggio di Albanese a un certo punto viene abbandonato dall'ambiente del cinema. E' un giudizio sul mondo della celluloide italiano?
Francesca Archibugi: un autore può parlare per bocca dei personaggi! No, la verità è che il personaggio si sente abbandonato dal mondo del cinema, ma probabilmente non lo è. Sono nata e vissuta in quel mondo e ho amicizie di lunga data proprio in quell'ambiente.

Perché riprendere il quartiere romano del Pigneto come sfondo di un film?
Francesca Archibugi: il cinema italiano di un certo periodo è stato tutto fatto in cinque chilometri quadrati. Questa è una cosa molto strana. Dal Mandrione a Tor Pignattara fino a San Lorenzo, da Roma Città aperta fino ai film di Pasolini. Persino Fellini ha girato al Mandrione. Luoghi dove sono stati girati film importantissimi. Film che erano l'immaginario dell'Italia nel mondo. Dopodiché questi luoghi non sono stati più visti, la Borgata Gordiani, via Massaciccoli, il Pigneto... tutta quella zona che sta fra la Prenestina e la Casilina. Mentre scrivevo la sceneggiatura cercavo di capire com'era diventata questa Roma, ho cominciato a girare con la macchina fotografica al collo e ho cercato di vedere oltre ai luoghi le persone. Ho avuto la sensazione che quello raccontasse tanto di quello che eravamo diventati, senza troppi discorsi. Significava tirare un ponte tra un carrozziere padre e un carrozziere figlio. Tra un ladrone amico di Accattone che faceva il traffico di targhe e uno bravo, intelligente, in qualche modo artista che restaura auto d'epoca. Questo ponte fra quell'Italia e quest'Italia mi è sembrato talmente potente da dover rappresentare proprio il Pigneto che ora è fichetto, si porta sulle prime pagine dei giornali - quel posto miserissimo è diventato fichetto! - questa cosa è un tale balzo romanzesco sulla nostra Italia che ho cercato di raccontarlo.

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