25 Marzo 2008 - Conferenza stampa
"Tutta la vita davanti"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio

Per la presentazione alla stampa del nuovo film di Carlo Virzì si è presentato il regista, il fidato sceneggiatore Francesco Bruni e buona parte del cast: Isabella Ragonese, Massimo Ghini, Valerio Mastrandrea, Micaela Ramazzotti e Sabrina Ferilli. A fine proiezione gli applausi della critica sono stati molti (caso abbastanza raro), le domande sono rivolte per lo più al regista.

L'idea di questo film…
Paolo Virzì: Siamo partiti dalla curiosità di capire la società italiana di oggi. Abbiamo cercato di fare un piccolo ritratto senza fare un film lagnoso, senza cercare di realizzare una storia che desse ragione a sé stessa. Ecco quindi lo sguardo di una ragazza senza pregiudizi che finché non si è laureata e ha cominciato a cercarsi un lavoro non sapeva nulla della civiltà contemporanea. Il suo viaggio nella sotto occupazione è un viaggio nella quotidianità. Qui c'è il tema della vita ancora prima di quello del lavoro. Abbiamo raccolto osservazioni sul campo, abbiamo raccolto tanti casi di vita vissuta finché non abbiamo incontrato una ragazza sarda che sul suo blog da tempo scriveva ironicamente le sue osservazioni sulla vita nei call center. Siamo in una fase epocale in cui i giovani sono costretti o alla fuga all'estero o al precariato.
Francesco Bruni: Era da Baci e Abbracci che non parlavamo del mondo del lavoro e tante cose sono cambiate. Il libro di Michela Murgia "Il mondo deve sapere" ci ha dato un bel punto di partenza.

Forte è il distacco tra l'università e il mondo del lavoro…
Paolo Virzì: Quello che trova Marta è un mondo fatto di reality e sciocchezze che lei non aveva mai notato prima perchè troppo occupata a studiare. Il film racconta l'ansia verso il futuro che accomuna vittime e carnefici. La speranza è nella solidarietà, soprattutto femminile, come quella tra Claudia e Sonia. Spero che non tutte le società come la Multiple, siano gestite da mascalzoni. Però la legge 30 è stata interpretata con troppi abusi e occorre riflettere per migliorarla.

Un film che esce vicino alle elezioni…
Paolo Virzì: Logicamente non le avevamo previste e non sapremmo dire cosa voti il pubblico che andrà a vedere questo film o che ne uscirà dalla sala. La nostra è una storia, un racconto che parla dell'oggi in maniera trasversale, non dei partiti.

Un giudizio sui reality…
Paolo Virzì: Non sono d'accordo con la solita demonizzazione della televisione. Non è quello il male, non il male assoluto, è solo la televisione che abbiamo partorito.

Lo sguardo di Marta non è mai cattivo, neanche con i personaggi interpretati da Sabrina Ferilli e Massimo Ghini…
Paolo Virzì: Non è certo un caso che abbiamo fatto laureare la protagonista con una tesi su Hannah Arendt, la filosofa tedesca autrice di "La banalità del male". Una volta la Arendt andò ad assistere al processo di Eichmann, l'uomo che gestiva Auschwitz. Il suo occhi videro un uomo che aveva condotto quel campo di concentramento con la stessa pignoleria che si ha nel gestire un'officina di carrozzeria o come un ragioniere. Lo spirito della Arendt che non condanna, ma partecipa e in qualche modo assolve, è lo stesso che abbiamo fatto sposare alla nostra protagonista che infatti ha una sua immagine sul desktop. Il film guarda a certe problematiche in una chiave apocalittico-allegra, è una fotografia cinica, appassionante, crudele ma reale del mondo che ci circonda e di cui spesso non ci accorgiamo. Il nostro è un tempo difficile, ci sono nuove forme di sofferenza, solitudine, sfruttamento e ingiustizia difficilmente distinguibili. Un tempo si considerava sfruttamento far lavorare un uomo per più di sedici ore, oggi la vera tragedia è lavorare solo quattro ore. C'è questa nuova forma di disagio nel mondo del lavoro e della vita.

I personaggi…
Sabrina Ferilli: Ho accettato un ruolo così particolare per la fiducia che ho in Virzì. Era un film scritto bene, una cosa rara. Uno dei motivi per cui sono stata lontana dal cinema da tanto tempo è che non avevo spesso la possibilità di scegliere tra ruoli che mi piacessero e mi dessero l'opportunità di renderli come volevo io, oltre logicamente al fatto che non sono l'unica attrice in Italia e che non tutti i ruoli che mi sono adatti, sono adatti solo a me.
Valerio Mastrandrea: Il mio personaggio e' pieno di ideali, ma anche molto contraddittorio. Non ho avuto bisogno di girare tra i centri sindacali, sono cose in cui ho sempre creduto. Io credo che andare in piazza oggi non sia affatto anacronistico, lo si fa per sé stessi, per sentirsi parte di un qualcosa in cui si crede e dimostrarlo. Non bisogna aver paura ad avere rabbia e il lavoro è una delle valvole di sfogo per questo sentimento. Io ho la fortuna di fare l'attore, anche se non so neanche io come ci sia arrivato, ma per tanti la vera tragedia è non poter riversare sul lavoro quella che è l'intensità e la forza che si annida in noi.
Massimo Ghini: Per me che sono un sindacalista è stato difficile non pensare a come magari poi avrebbe inteso questa mia interpretazione, soprattutto perché ogni attore è normalmente portato a giustificare il proprio personaggio. Io non giustifico il mio, ma un po' lo capisco. Sicuramente ha qualcosa del protagonista di La bella Vita.
Isabella Ragonese: La mia Marta è un personaggio difficile da inquadrare. All'inizio l'ho pensata come un po' fumettistica, a cominciare dalla camminata; poi però l'ho costruita nel rapporto con gli altri, man mano che andava scoprendo e relazionandosi, anche molto dolorosamente ma sempre senza giudicare, senza manicheismo, anzi con la capacità di riconoscere la ragioni di tutti e di soffrire persino per gli altri. L'avere accanto Paolo Virzì e tanti bravissimi colleghi mi ha aiutato moltissimo.

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