07 gennaio 2004 - Conferenza stampa
Intervista ai protagonisti de "L'ultimo samurai"
di Valerio Salvi


Senza kimono ne satana al fianco, incontriamo Tom "sorriso accattivante" Cruise insieme ad Edward Zwick, regista de L'ultimo samurai, e Hiroyuki Sanada, co-protagonista della pellicola. IL film accolto tra gli applausi in Giappone sta andando discretamente anche in America (considerata anche la concorrenza del colosso Il ritorno del re).

Mr. Zwick, questo film non sembra essere solo azione, ma ha anche qualcosa di spirituale ed epico.
Si, in effetti c'è qualcosa nella filosofia del samurai e del bushido [la via del guerriero] che mi ha colpito fin da quando ero piccolo, spesso noi occidentali ignoriamo molte cose della cultura orientale che invece sarebbe opportuno valorizzare e far conoscere, per questo c'è un forte aspetto spirituale nel film, lo stesso che sta nella cultura giapponese.

Sembra però che il pubblico ora preferisca film senza addentellati alla realtà o alla politica?
Non credo sia questo, il problema è che la computer graphic ormai spadroneggia all'interno di qualsiasi film e questo porta a creare cose incredibili non nel senso di stupefacenti, ma, intendo dire, poco credibili poiché irreali. Il pericolo, anche quando si girano scene d'azione, deve essere autentico e palpabile per far si che lo spettatore lo senta. In questo film non ci sono ritocchi al computer od effetti speciali di post produzione, qui l'epicità si respira in ogni momento.

Mr. Cruise, qual è stata la molla che l'ha portata ad aderire al progetto di Zwick?
Non ho mai fatto film epici prima di questo e così quando ho letto il copione ed ho capito quali erano le sue ambizioni filosofiche, peraltro in linea con i miei valori morali quali l'integrità e la responsabilità, ho voluto calarmi in questa parte ed in questa nuova cultura. Tra l'altro io amo molto quello che faccio e non lo considero un vero e proprio lavoro, proprio per il piacere che ne traggo, e vedendo l'entusiasmo ed il trasporto di Ed [Zwick n.d.a.] non ho potuto esimermi dall'unirmi a lui in questo viaggio.

Che le ha lasciato tutto il tempo passato a lavorare su L'ultimo samurai?
Io nella mia vita, fin da ragazzo, ho viaggiato molto anche all'interno degli Stati Uniti e del Canada. Trovo sia importante avere contatti con diverse culture, realtà e diversi modi di pensare. Io sono sempre portato ad esaltare l'individualità, come il mio personaggio nel film, ma si può mantenere la propria individualità pur fondendosi con ciò che ci circonda. Grazie a questo film ho conosciuto la cultura degli eroi.



  

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