04 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"Il prescelto (The wicker man)"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio


Alla conferenza stampa di The wicker man, a mancare è proprio il protagonista Nicolas Cage. Sono presenti invece il regista Neil LaBute e l'attrice australiana Kate Behan. Il film non è stato accolto tanto calorosamente, ed infatti nella sala si è davvero in pochi. Le domande sono quasi tutte rivolte al regista, autore in passato di film interessanti come "Betty Love" e "La società degli uomini". Proprio dai suoi lavori passati si parte per una domanda…

Sia in "La società degli uomini" che in questa sua versione di "The wicker man" il confronto fra i sessi è una delle tematiche principali…
Neil LaBute: Mi interessa la politica, il potere dei sessi. Mi è piaciuto utilizzare per questo sfondo horror che era del film per esaminare quest' argomento, invece che quello tra religioni che c'era nel film originale (del 1973 di Robin Hardy n.d.r.). La trovo una tematica complessa ed interessante, uno dei primi duelli per avere il potere.

Come mai la scelta di far fare a Badalamenti le musiche? Sembra che si voglia citare David Lynch…
Neil LaBute: Penso sempre molto alle musiche dei miei film ed in questo caso avevo bisogno di qualcuno che sapesse coniugare una storia horror con dei momenti romantici, comunque particolari. Cercavo suoni inusuali, e lui poteva e mi ha accontentato facendo un grandissimo lavoro. Dalla musica si capisce anche il legame tra il protagonista e l'isola, e delle donne e l'isola. E' fondamentale.

Che ricordi ha dell'originale del 1973?
Neil LaBute: Lo vidi che ero adolescente ed ha sempre alimentato la mia fantasia. E' strano perché negli Stati Uniti uscì ben sei anni dopo rispetto alla prima visione inglese…Fu uno dei primi film che fanno da caposaldo ad un certo tipo di film dell'horror basato sulla psicologia degli uomini. Shaffer è un antieroe, si trova costretto a fare delle scelte, ma è l'orrore che va incontro a lui.

Come è avvenuta la scelta delle attrici?
Neil LaBute: Come regista gran parte del lavoro lo faccio al momento del casting. Ad esempio in questo caso già sapevo che stavo scrivendo un film per Nicolas Cage. Non mi era mai successo prima di scrivere per un attore, ma Cage è talmente bravo che sapevo che gli avrei potuto chiedere tutto senza rischiare di trovarlo inadatto. Kate invece era venuta per fare il provino per un altro personaggio, ma quando l'ho vista che recitava le battute anche di Willow mi è sembrata perfetta. L'ho fissata a lungo prima di dirle qualcosa, forse ero anche un poco inquietante, ma mi sembrava davvero perfetta.
Kate Behan: Effettivamente mi spaventò durante le prove! L'esperienza è stata per me davvero positiva. Bello lavorare con così tante donne, difficile trovare opportunità come questa. Normalmente ci sono solo due ruoli femminili in un film, in questo invece è il contrario con gli uomini.

I suoi precedenti lavori erano molto personali ed originali. Adesso, invece, un remake…
Neil LaBute: E' vero, è un remake, ma è un film a se stante. Rispetto all'originale molto è stato cambiato e proprio perché il film doveva dire cose diverse, così come la questione dei sessi. E' una nuova forma. So che potrà non piace, ma ci sono due persone che criticheranno questo film. Le prime sono quelle che criticano il remake proprio in partenza, che non lo vogliono vedere perché non sopportano l'idea che si faccia un bis di un film che già ci è stato, anche se questo non è un bis. Poi ci sono le persone a cui non piacerà perché semplicemente non gli piace. L'importante è sempre prendere con distacco tutto ed essere in pace con se stessi.

Avevate pensato per un cameo di Edward Woodward, protagonista del film 1973 in questa nuova versione?
Neil LaBute: Si, gliel'abbiamo chiesto e lui aveva dato la sua disponibilità, ma non c'erano parti maschili così importanti. C'era quella del pilota, ma troppo poco perché facesse un viaggio dall'Inghilterra.

Nel film succede anche che Cage metta le mani addosso ad una donna. Non avevate paura del disappunto del pubblico.
Neil LaBute: Si, non è una cosa naturale ed infatti la cosa importante era far si che tutto fosse ben giustificato. Il cazzotto doveva sembrare giusto, imprescindibile per il protagonista. Una sorta di liberazione che trova nella violenza il suo unico sbocco. Ci abbiamo pensato molto, e molta della suspance è stata creata proprio per far arrivare questi momenti con una tensione particolare.

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