01 Settembre 2012 - Conferenza
"The Master"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Senza alcun dubbio, è stato uno dei lungometraggi più attesi della sessantanovesima Mostra d'arte cinematografica di Venezia.
"The master" di Paul Thomas Anderson, acclamato regista di "Boogie nights-L'altra Hollywood" e "Magnolia", ispirato in maniera molto libera alla fondazione dell'organizzazione conosciuta come Scientology, che annovera tra le proprie file star del calibro di Johna Travolta e Tom Cruise, pone un eccellente Joaquin Phoenix nei panni di un reduce della Seconda Guerra Mondiale e un altrettanto eccellente Philip Seymour Hoffman in quelli del sedicente guru di una potente setta che, a quanto pare, sembrerebbe potergli fornire una nuova ragione di vita.
Una pellicola che, indubbiamente, individua il suo maggiore punto di forza nella lodevole prova sfoggiata dal cast; comprendente anche la Amy Adams di "Come d'incanto", purtroppo assente nella conferenza stampa di presentazione, tenutasi presso il Lido e alla quale hanno preso parte sia il regista che Philip Seymour Hoffman e uno stralunatissimo Phoenix.
Infatti, quest'ultimo si è rifiutato di rispondere a buona parte delle domande, sfoggiando un comportamento da divo capriccioso alquanto discutibile.


Parliamo dell'aspetto narrativo del film…
Paul Thomas Anderson: In realtà, io sono solito andare in sala di montaggio, eliminare il superfluo e sperare che il resto sia sufficiente per narrare una storia. Scherzi a parte, ciò che mi interessava era raccontare una storia d'amore e d'affetto tra i personaggi.

E' vero che Tom Cruise e Scientology si sono irritati per il film?
Paul Thomas Anderson: Tom ha già avuto modo di vedere il film, ma il resto della storia rimane tra me e lui.

Quanta libertà hanno avuto gli attori nella costruzione dei loro personaggi?
Philip Seymour Hoffman: Paul da grande libertà di scelta, è uno che ama gli attori, li rispetta e vuole che siano responsabili delle loro azioni. Continuiamo a sviluppare i personaggi parlandone, ma, dato che Paul è molto intelligente, sono già scritti molto bene in partenza. Poi, lo conosco Paul da vent'anni, è sopratutto un amico e lavorare con lui è una cosa in più. Sappiamo come lavorare insieme e trarne il meglio, ma l'amicizia viene prima di tutto.

Cosa vedono i personaggi l'uno nell'altro?
Philip Seymour Hoffman: Sicuramente, sono entrambi selvaggi. Anche se provengono da ambienti diversi, hanno una stessa tendenza: vogliono addomesticarsi a vicenda e liberare se stessi nell'altro.

Come ha costruito il suo personaggio Joaquin Phoenix?
Joaquin Phoenix: Io non penso di avere mai avuto libertà, Paul mi ha detto cosa fare. Non ho idea da dove provenga il personaggio e neanche mi interessa.

Come mai questo ritorno alla tematica del rapporto padre-figlio?
Paul Thomas Anderson: E' vero, è un tema che mi interessa molto, ma qui abbiamo più un rapporto amoroso, anche se atipico.

Paul, ci puoi raccontare come hai scelto gli attori? E' arrivata prima la sceneggiatura o prima gli attori?
Paul Thomas Anderson: Da tempo volevo lavorare con Joaquin, ma lui è un po' difficile e ha sempre rifiutato. Stavolta, invece, ha detto di sì. Con Philip siamo molto amici, quindi ero sicuro che avrebbe accettato, mentre Amy Adams è un'attrice straordinaria ed è lei che ha deciso di prendere parte al film. Purtroppo, oggi non è qui perché è impegnata a Broadway.

Perché un film ispirato a Scientology?
Paul Thomas Anderson: Non ne ho idea, il film potrebbe essere ambientato ovunque ed anche i personaggi sono universali, perché abbiamo un mentore e un seguace, con il primo che soffre perché il secondo lo abbandona. Non vi sono aspetti sociologici legati in modo specifico all'America.

Però l'ambientazione post-bellica è molto specifica.
Paul Thomas Anderson: Quella degli anni Cinquanta, dopo la fine della guerra, era un'epoca in cui molte famiglie si spostavano da uno stato all'altro, quindi quella che racconto era la situazione tipica di quel momento.

Come mai il film è stato girato in 70 millimetri?
Paul Thomas Anderson: I tecnici mi hanno suggerito di usare questo formato, ma ho avuto non poche difficoltà durante la lavorazione del film, perché la cinepresa era enorme, si rompeva sempre e faceva molto rumore. Però, almeno ha fornito un'epica particolare nella resa visiva, nei primi piani e nei campi lunghi.

E' la seconda volta che la colonna sonora di un tuo film viene composta dal chitarrista Jonny Greenwood…
Paul Thomas Anderson: Ormai io e Jonny siamo diventati amici. Non avevo molte indicazioni da dargli, quindi gli ho fatto vedere il poco materiale che avevo a disposizione e lui ha scritto i brani. Poi, abbiamo utilizzato vecchie canzoni, come il brano di Ella Fitzgerald.

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