15 Febbraio 2007 - Conferenza stampa
"L'ultimo re di Scozia"
Intervista al protagonista.
di Andrea D'Addio


A Roma per presentare L'ultimo re di Scozia, arriva Forest Whitaker, il mitico samurai nero del film di Jim Jarmusch Ghost Dog. Per l'interpretazione del dittatore ugandese Idi Amin, Whitaker è candidato all'Oscar nella categoria migliore attore protagonista. Insomma, c'è un certo fermento in sala, l'idea che questa possa essere la conferenza del prossimo attore di colore a ricevere la statuetta (come protagonista maschile ad oggi c'è riuscito giusto Denzel Washington per Training day) sollecita subito le domande di ottica Accademy…

Cosa si aspetta dalla prossima serata degli Oscar?
Forest Whitaker: Prima di tutto spero di trascorrere una bella serata assieme alla mia famiglia e ai miei amici. E' molto difficile vedere il proprio lavoro riconosciuto così ad alti livelli. Tutti i candidati all'Oscar come miglior attore hanno cercato di dire qualcosa di importante con i loro film: Will Smith ha affrontato il problema dei senzatetto, Leonardo Di Caprio quello del commercio dei diamanti, Peter O'Toole quello della vecchiaia e Ryan Gosling in Half Nelson un uomo un po' abbattuto dal tempo e dalle difficoltà, ma che riesce ancora a dare qualcosa . Sarà una bella sfida, ma voglio soprattutto godermi la serata insieme alle persone che amo.

Pensa che una sua eventuale vittoria agli Oscar possa aiutare, in un discorso di ampia portata, affinché Barack Obama diventi il candidato dei democratici alla casa Bianca, dato il fatto che siete entrambi di colore?
Forest Whitaker: Prima di me, ci sono state tante altre persone che hanno aperto strade importanti. Se un leader di colore dovesse riuscire a diventare Presidente di certo non dovrà ringraziare me o personaggi, ma coloro che si sono battuti per la parità dei diritti nell'ultimo secolo. Sarebbe comunque importante una sua elezione non solo per la comunità nera, ma anche per le altre comunità che popolano e compongono gli Stati Uniti

Come ha lavorato per diventare Amin?
Forest Whitaker: Ho iniziato a prepararmi a Los Angeles, prendendo lezioni di swahili, guardando tanti documentari, vecchi telegiornali e leggendo i suoi discorsi, anche quelli in dialetto, per cercare di capirlo fino in fondo. Quando sono poi arrivato in Uganda ho parlato con i suoi amici, le sue fidanzate, con coloro che erano al suo fianco quando era presidente, provando così a comprendere la sua cultura e il suo modo di vivere.

Lei ha affermato in passato che ogni personaggio che interpreta la cambia un poco. Come l'ha cambiata Amin?
Forest Whitaker: Si, è vero. Ogni personaggio è unico, particolare, così come il proprio modo di affrontarlo è diverso. Il fatto che abbia dovuto fare tanta ricerca per entrare in questo personaggio ha modificato le vibrazioni nel processo di costruzione del personaggio, mi sono dovuto impegnare molto non solo a livello tecnico ma anche emotivo. E' cambiato qualcosa in me, in definitiva.

Cosa ha rappresentato per lei il viaggio in Africa visto che a quanto sappiamo era per lei la prima volta?
Forest Whitaker: E' stata un'esperienza importante. Essendo di origine africana per me è stata una bella occasione andare in Africa, assorbire e fare mia la cultura africana, un qualcosa che è diventato parte integrante della mia anima. Quando sono ripartito da quel continente ero sicuramente una persona diversa da ciò che ero prima. Anche qui sono cambiate le vibrazioni che avevo dentro, anche se non so quali di preciso.

Il popolo ugandese ha avuto e ha tuttora un rapporto contraddittorio con il dittatore Amin. Quando si è recato sul posto che conclusioni ha tratto su di lui?
Forest Whitaker: E' la caratteristica del personaggio, quella delle contraddizioni, che divide gli ugandesi. Molti gli riconoscono il fatto di aver cercato di cambiare molte cose nel suo paese, come cacciare gli asiatici che allora controllavano l'80% dell'economia o le modifiche apportati alla costituzione, permettendo alla gente di essere più libera, per esempio rispetto al Kenya che è ancora sotto il dominio britannico, altri lo considerano un mostro, altri ancora un eroe. Bene o male è stato l'unico leader africano a cacciare gli occidentali e a dire "noi ce la possiamo fare da soli". Logico poi che ci sia l'altra faccia della medaglia, che è quella di un dittatore terribile che ha fatto tanto male alla sua gente.

Come definirebbe Amin?
Forest Whitaker: Lo descriverei prima di tutto come un soldato. Tutte le sue azioni sono state alimentate da questa sua natura di soldato, perché di fronte ai problemi si è andato a chiudere in trincea e ha combattuto cercando di sopravvivere. Se da soldato gli veniva detto chi erano i nemici, da presidente li ha dovuti trovare da soli, spesso sbagliando. Amin aveva una sorta di ingenuità che all'inizio l'ha fatto muovere in assoluta buona fede, senza considerare le conseguenze a lungo termine delle sue azioni. Col passar del tempo le sue decisioni hanno forgiato l'economia e quello che è oggi l'Uganda, ma Amin è soprattutto quello che ha fatto ammazzare migliaia di persone.

Un soldato e non un dittatore?
Forest Whitaker: No certo, prima di tutto un dittatore.

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