06 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"Still life"
Intervista al regista e al cast.
di Elisa Giulidori


Sono presenti: Jia Zhang-Ke, il regista, Chow Keung , produttori, e l'attrice Zhao Tao. Jia Zhang-Ke è un esponente attivo del cinema indipendente cinese. Nato nel 1970, a Fengyang, una piccola città della provincia dello Shanxi. Si è laureato all'Accademia del Cinema di Pechino. Il ritorno al suo paese natale, in cerca di ispirazione, ha creato una serie di film realistici sulla vita che si svolge nell'odierna Cina rurale. E' presente quest'anno al Festival di Venezia con ben due film, il documentario "Dong" e la pellicola "Sanxia Haoren - Still Life", in concorso come film a sorpresa.

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Ci può spiegare il rapporto che lega "Dong" e "Sanxia Haoren - Still Life"?
Jia Zhang-Ke: All'inizio avevo pensato solo al documentario. Ma poi sono rimasto affascinato dal paesaggio. Nel 2000 molti giornalisti, anche stranieri, si erano recati nella zona delle Tre Gole per parlare della costruzione della grande diga. Finito l'interesse mediatico i giornalisti se ne sono andati ma la popolazione è stata molto influenzata da quell'evento e io volevo raccontare le loro vite. Ma non solo a livello documentaristico, anche dal punto di vista psicologico, privato.

I protagonisti maschili dei suoi film sono di solito intellettuali, qui, invece, è un povero minatore. Come mai questa scelta?
Jia Zhang-Ke: In realtà il protagonista di questo film era presente anche nei miei film precedenti. Nel primo, "Unknown Pleasures", aveva una parte secondaria, era un minatore, nel secondo "The world" aveva solo una piccola scena. Questa volta volevo che fosse lui il protagonista. L'attore che interpreta Han Sanming è uno dei miei cugini. Per un certo periodo la vita ci ha separati, sono andato a studiare lontano, mentre lui è rimasto lì. Poi il cinema ci ha riavvicinato.

Nel suo film inserisce elementi extraterrestri, come mai?
Jia Zhang-Ke: La zona delle Tre Gole è ricchissima di leggende misteriose. Io volevo rendere omaggio anche a questa tradizione. Mi piace che l'elemento surreale e quello realistico convivono.

Il regista Lou Ye è stato interdetto dal girare film per cinque anni, perché aveva presentato a Cannes il suo film senza prima mostrarlo alla censura. E' stato difficile avere i permessi per mostrare i suoi film all'estero?
Jia Zhang-Ke: Dal 1998 noi abbiamo insistito per fare un cinema indipendente, per questo molti dei nostri film sono stati censurati. Ma io continuo sulla mia strada, raccontando la vita delle persone. Questo film può essere un esempio per molti cineasti. Sono convinto che la situazione stia migliorando, abbiamo molta più libertà. Non si può certo tornare indietro, il cinema cinese ha bisogno di libertà. Se ci saranno delle difficoltà, comunque noi ci batteremo.
Chow Keung: Vorrei dire che noi abbiamo dovuto fare un lungo viaggio per riuscire ad ottenere i permessi della censura. Dal 1998 in poi abbiamo fatto cinema indipendente e all'inizio è stata dura. Ma dal 2003 c'è una politica più soft e abbiamo potuto esportarli. L'apparato burocratico e l'amministrazione ci hanno molto rallentato ma sono fiducioso che le cose in futuro miglioreranno.

All'attrice volevo chiedere che differenza c'è stata tra questo ruolo e quello da lei ricoperto in "The world" dello stesso regista.
Zhao Tao: Credo di essere stata molto fortunata a poter interpretare questo ruolo. Shen Hong è un personaggio statico, tutto avviene nel suo animo. In questi casi bisogna stare attenti ai piccoli dettagli, ai particolari. Per me questo ruolo è stato non solo un piacere ma anche una grande sfida. Il personaggio di "The World" era più appariscente, una ragazza frizzante e affascinante.

Il film è diviso in quattro capitoli, intitolati con nomi di oggetti, potrebbe spiegarne il significato?
Jia Zhang-Ke: Still Life significa oggetto immobile. Ma questi oggetti hanno una loro vita, portano il segno del tempo. Le sigarette, i liquori, il thè, le caramelle fanno parte della nostra vita quotidiana, non sono indispensabili ma ci danno gioia. Inoltre nella nostra cultura li usiamo per migliorare i rapporti sociali. Quando uno sta male gli portiamo le caramelle, se facciamo visita a qualcuno gli portiamo un liquore. Le sigarette servono per avere un approccio con un estraneo. Nei miei film uno arriva da una società diversa dalla sua, per poi tornare, questi oggetti sono un legame tra le due realtà.



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