03 Settembre 2008 - Conferenza stampa
"Rachel sta per sposarsi"
Intervista al regista e al cast.
di Monica Cabras

Presenti alla conferenza stampa di Rachel sta per sposarsi: N. Armian (Produttrice), Jonathan Demme (Regista), Anne Hathaway (Attrice) e J. Lumet (Sceneggiatrice).

Signor Demme, in questo film ci presenta una famiglia disfunzionale, ma una società funzionale dal punto di vista multietnico, vede così la realtà?
Jonathan Demme: Il gruppo di persone presenti al matrimonio rappresenta l'America a cui sono vicino, ma il film non tratta di un matrimonio interrazziale a parte la provenienza e l'origine degli sposi, avrei potuto scegliere altri attori appartenenti alla stessa cultura e il senso della storia non sarebbe cambiato.

Ci presenta una famiglia traumatizzata con difficoltà a comunicare, fino a che punto il clima odierno negli Stati Uniti ha influenzato il clima del film?
Jonathan Demme: E' una domanda interessante, non avevo mai pensato di trovare un modo di comunicare, che è ciò che noi tutti facciamo, lottiamo per trovare una possibile armonia.

Come si è preparata ad un così difficile rapporto tra sorelle dato che lei ha solo dei fratelli?
Anne Hathaway: Come tante persone non ho sorelle, ma ho delle amiche che sono diventate come delle sorelle. Io non ho mai litigato con i miei fratelli come Kim fa con Rachel, perché loro sono i miei migliori amici. Ammiro molto Kim e la sua lotta per trovare un suo posto in seno alla famiglia, io non ho mai dovuto farlo, ma riesco a capirla.

La musica sembra un altro personaggio della storia, è così?
Jonathan Demme: Mi piace molto l'idea di un matrimonio tra Musica e Cinema, avevo sempre avuto l'idea di farlo prima o poi. E l'ho fatto in questo film, volevo che la musica venisse creata mentre noi giravamo. Sidney è un musicista, e così molti amici e parenti, e anche il padre della sposa è nel campo musicale. Quindi i primi casting sono stati fatti per cercare dei musicisti. Mi piaceva l'idea, ma non mi aspettavo che venisse fuori uno spartito, solo della buona musica. Durante le prove i musicisti suonavano, anche durante i dialoghi ad esempio un violinista cominciava a suonare ciò che si sentiva, e questo ha dato stimoli interessanti sia alla produzione che agli attori.

Le è piaciuto interpretare il ruolo di una ragazza con tanti problemi?
Anne Hathaway: Molti mi hanno chiesto se fosse stato difficile interpretare un personaggio torturato e con tante difficoltà, ma per me non è stato così. Io ho cercato di interpretare una ragazza onesta e sincera, che ha quasi bisogno di sentirsi tale, è stato sicuramente difficile, ma molto interessante. Mi è piaciuto interpretare questo come tanti ruoli, anche se questo è sicuramente più complesso.

Lei è un documentarista affermato, questo ha influito sul film?
Jonathan Demme: La mia esperienza di documentarista è stata molto presente in questo film. Fin dagli anni '90 mi chiedevo fino a che punto fiction e documentario possono mescolarsi, quando si fa un film si cerca di renderlo il più reale possibile, mentre in un documentario si trasporta sullo schermo la realtà. In questo film abbiamo cercato di aumentare l'approccio visivo, come se stessimo facendo un film casalingo, per farlo sembrare vero, e far partecipare in maniera più forte gli spettatori. E come in un documentario non abbiamo fatto molte prove. È stato girato a 360° ripreso da ogni angolazione, tanto che nemmeno gli attori sapevano da quale parte fossero ripresi, e poi il direttore della fotografia sceglieva quella migliore. Amo molto il genere dei film Dogma, è ho cercato di essere il più fedele possibile, e farlo il più possibile simile ad un documentario, cercando di ridurre ogni manipolazione.

Quanto è stato difficile il processo di scrittura della sceneggiatura?
J. Lumet: Non è stata affatto una esperienza dolorosa, anzi mi sono divertita molto nel farlo perché ogni personaggio del film a suo modo è eroico, anche quello del cane che io amo molto. Ho cercato di scrivere il più onestamente possibile. Noi non scegliamo la nostra famiglia, e Kim non è certo un personaggio simpatico, esattamente come ce n'è in tutte le famiglie. Bisogna solo accettarlo.

Quanto è stato difficile scrivere un film con una tale libertà produttiva?
N. Armian: Per me è stato molto facile farlo. Credo che quando si produce un film, e si racconta una storia, sia importante la somma degli ingredienti giusti. Avere un regista grande come Jonahtan, una sceneggiatrice così vera e potente, e tutto il cast, ha reso tutto più semplice.

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