24 Maggio 2005 - Conferenza stampa
"Quo Vadis, Baby?"
Presenti il regista Gabriele Salvatore, gli attori, l'autrice del libro e il produttore Maurizio Totti.
di Mauro Corso


Si è parlato di avveniristiche telecamere messe sulla testa degli attori per creare un diverso tipo di soggettiva. Qual'è il rapporto tra soggettiva e oggettiva in questo film?
Gabriele Salvatores: Con la comunicazione si può dare come vera una cosa falsa. L'analisi di questo rapporto è una riflessione sul cinema, su quanto si debba montare e su quanto si debba lasciare allo spettatore. In questo film ho realizzato la mia prima scena di sesso. Secondo me il sesso è un piano sequenza, una ripresa a telecamera fissa, in quanto due persone formano un'unità. Per quanto riguarda le telecamere mobili, in pratica ho trasformato gli attori in registi. Siccome tre personaggi durante il film raccontano il proprio punto di vista, la telecamera montata sulla testa dell'attore riesce a dare in pieno il suo punto di vista: è l'attore che sceglie cosa inquadrare e come grazie alla High Definition.

Cosa pensa l'autrice del libro?
Grazia Verasani: Il film l'ho appena visto con voi, e sono emotivamente spaccata. Non voglio incensare Gabriele, anche perché non ne può più dei complimenti che gli ho fatto. È un film essenziale come il mio libro, scritto in maniera fredda e misurata proprio per far risaltare meglio la dimensione emotiva. Mi ha fatto pensare a Jaco Pastorius, a un tipo di fraseggio con groove anche nei movimenti più lenti. Le inquadrature su Angela invece mi hanno fatto pensare a Chet Baker. Giorgia sa ridere, anche se nel film non ride molto, perché sa cos'è il dolore.

A proposito del Product Placement è stato difficile trovare uno sponsor? Urbani aveva detto che siccome non ci sono più soldi per il cinema, questo deve rivolgersi alle industrie. Il risultato non è stato invasivo tutto sommato.
Maurizio Totti (produttore): Pur essendo molto attenti a quanto accade la cosa ci riguarda fino a un certo punto, perché non abbiamo mai ricercato soldi pubblici. La legge ci ha permesso di superare un equivoco, per cui era impossibile usare marchi di prodotti esistenti. Per Nirvana noi pensavamo che l'usare marchi esistenti avrebbe dato credibilità al film, ma non potendo farlo abbiamo dovuto deformare i marchi come Zony per Sony. Poi lo sponsor doveva essere ben inserito nel film, non solo per la qualità di quest'ultimo ma anche per non rendere il prodotto un oggetto estranero e quindi antipatico. Inoltre con la sponsorizzazione abbiamo potuto avere i fondi per fare le cose con maggiore serenità, come il viaggio nello studio di Glass a New York.
Gabriele Salvatores: Il vero problema è che in Italia le cose vengono fatte a metà. In Francia esiste una legge che permette al denaro pubblico dato in finanziamento al cinema di rientrare in varie forme, anche come promozione. Qui invece si dice: vi do una cosa, ora arrangiatevi. Ritornando invece al discorso politico il malessere dei personaggi è tangibile: hanno difficolltà a vivere, non sono felici. Quindi c'è qualcosa che non va e bisogna tenere a mente che la vita dipende dalla politica. E poi c'è anche il discorso sullo sgretolamento della famiglia. Anche nel cinema italiano, che ha avuto due genitori ingombranti come il Neorealismo e la Commedia all'italiana, due genitori che forse bisogna uccidere, come bisogna uccidere il padre per andare avanti. Vedo in sala mio padre che mi guarda male, ma naturalmente non era quello che intendevo.
Luigi Maria Burruano: Secondo me il film è politico, non solo per il messaggio sulla famiglia. E poi vorrei dire che gli attori non sono ignoti, sono noti!

E per quanto riguarda la religione, riguardo alla frase di Gigio...
Gabriele Salvatores: "Se credo in Dio non lo stimo", sì è una frase che è venuta a Gigio durante le riprese
Gigio Alberti: e che tra l'altro ho copiato, forse da Woody Allen, lui sicuramente avrebbe potuto dire una cosa del genere.
Gabriele Salvatores: Il film è tutto basato sull'idea di un padre che non è quello che sembra. Dio, padre, partito, tutto ciò che è buono e può rivelarsi cattivo... quindi occhi aperti e orecchie dritte.


  

Intervista al cast del film "Quo Vadis, Baby?".


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