03 Settembre 2009 - Conferenza
"Perdona e dimentica "
Intervista al regista e al cast.
di Monica Cabras

Presenti in sala il regista Todd Solondz, l'attrice Shirley Henderson, e il direttore della fotografia Edward Lachman

Dopo undici anni rivediamo gli stessi personaggi di HAPPINESS anche se completamente cambiati, come ha deciso di fare un sequel del suo precedente film?
Todd Solondz: è sempre un mistero per me quando mi metto a scrivere, una creazione, una scoperta. Mi chiedo sempre perché inizio. Non so perché sono tornato con gli stessi personaggi, non è vero quel che si dice, che mi stavano tormentando, volevo essere legato alla letterarietà di ciò che preesisteva, volevo poter avere quella libertà di cambiare ciò che erano…alla fine è un quasi sequel con variazioni. Volevo sentirmi libero, non soltanto di vedere cosa ne era stato di quei personaggi, ma sapere come li avrei visti 10 anni dopo. Ho un modo di vedere questi personaggi che in qualche modo spero rifletta la realtà.

Nel film si parla del desiderio di essere sepolti in Israele, Todd tu vuoi essere seppellito in Israele?
Todd Solondz: ho sempre pensato che sia strano, vivendo negli Stati, mi chiedono sempre se mi sento più ebreo o americano e mi ha sempre colpito l'idea che qualcuno pur essendo ateo debba pensare di dover essere sepolto in Israele. Questo è solo un aspetto del film che completa i personaggi.

In questo film, ambientato in Florida cambia lo sfondo e la fotografia è più colorata e luminosa rispetto al New Jersey
Todd Solondz: mi piace sempre plasmare le cose. L'approccio alla produzione e il lavoro sul film, e la cosa più interessante è che stranamente la popolazione diminuisce in Florida, ma ci sono centri commerciali, supermercati abbinati a condomini. L'idea della comunità è molto forte e io ho cercato di descriverla in modo generico.

Come lavora quando cerca la cornice di un film?
Edward Lachman: cerco sempre delle tracce nella sceneggiatura, e conosco bene il linguaggio di Todd. LIFE DURING WARTIME è un film ricco, basato sui personaggi, con molte metafore che io ho cercato di esprimere. Abbiamo deciso su come lavorare al film dopo aver visto le location.

Signor Solondz, quali difficoltà incontra nel realizzare i suoi film così diversi dagli ambienti hollywoodiani?
Todd Solondz: certamente in questo periodo è più difficile trovare finanziamenti per film che non sono prodotti dagli studios. È stata una grande fortuna che questo film sia stato fatto, ma sarebbe stato comunque difficile anche in periodi migliori, ed è un discorso che non vale solo per me. Io credo che ci siano sempre persone e cose che accadono in maniera incredibile, e che se perseveri alla fine c'è la possibilità che la cosa in cui credi venga giù dal cielo da sola. Quando lavoro ad un progetto politicamente e ideologicamente contrastabile il mio approccio consiste sempre nel partire dal punto di vista dei personaggi, e tutto il resto gira intorno a questo.

Signora Henderson come è riuscita ad entrare nel mondo di Todd Solondz con un personaggio che già era stato interpretato da un'altra attrice?
Shirley Henderson: Avevo visto HAPPINESS e ho subito amato quel personaggio, quindi ho fatto subito l'audizione per poterlo interpretare ed è stato splendido farlo. Ho cercato di non preoccuparmi dell'originale, a parte piccole cose come l'accento. Todd non mi ha mai detto di copiare quello che l'attrice precedente aveva fatto. Chiaramente io ho dato la mia versione, e per quanto fosse un personaggio lontano da me, gradualmente mi sono sentita sempre più Joy, dimenticandomi dell'attrice precedente.

Aveva in mente un pittore particolare mentre lavorava al film?
Edward Lachman: in genere ho in mente qualche pittore quando lavoro ad un film, ma in questo caso ho pensato più a dei fotografi come Larry Sultan che ha fotografato i sobborghi. Ho raccolto diversi libri fotografici sull'argomento. Todd aveva ben documentata la sua vita con i genitori in Florida

Nel film si fa riferimento alla scelta tra perdonare e dimenticare… c'è un messaggio particolare nel suo film?
Todd Solondz: credo sia una risposta alla vita. L'unica cosa che però chiedo agli spettatori è di aprirsi a questi personaggi come mi sono aperto io.

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