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26 Marzo 2010 - Conferenza
"La vita è una cosa meravigliosa"
Intervista al regista e al cast.
di Mirko Lomuscio
In occasione dell'uscita de "La vita è una cosa meravigliosa", sua ultima fatica, il regista Carlo Vanzina ha incontrato a Roma la stampa affiancato dal cast e dal fratello sceneggiatore Enrico, il quale ha immediatamente ricordato: "Oggi è il mio compleanno".
Bene, visto che oggi è il tuo compleanno, cosa non vorresti vedere scritto sui giornali per quanto riguarda questo film?
Enrico Vanzina: Sinceramente, non vorrei più vedere scritto in giro che facciamo i film di Natale, perché sono dieci anni che non ne realizziamo uno, poi mi piacerebbe vedere scritto ciò che il film è veramente, cioè un prodotto onesto, semplice,complesso, recitato in maniera sublime e senza parolacce. E mio fratello Carlo è un grande regista di commedie.
Giorni fa Sergio Rubini ha detto che in Italia si fanno poche commedie…
Carlo Vanzina: Beh, noi le commedie le abbiamo sempre fatte, comunque tengo a precisare che abbiamo scritto questo film al di fuori di una commissione, volevamo raccontare una storia riguardante l'oggi. Avevo visto "Le vite degli altri", che mi ha molto impressionato, e abbiamo pensato solo a realizzare un buon film, a mio avviso uno dei migliori che ho fatto, al di fuori dei soliti schemi.
Vedreste Gigi Proietti in un ruolo drammatico?
Carlo Vanzina: Gigi è un grande attore, ma vorrei che rispondesse lui a questa domanda.
Gigi Proietti: Non so che dire, negli ultimi venticinque anni ho lavorato con Robert Altman, Bertrand Tavernier e i fratelli Vanzina. Spero abbiate gradito l'accostamento (ride).
Per la scelta del cast come vi siete mossi?
Carlo Vanzina: La cosa più difficile era trovare l'attore che interpretasse il figlio di Gigi Proietti, ma, quando al provino Carlo Fabiano - che non aveva mai interpretato niente prima - si è presentato facendo il buffone, abbiamo capito che sarebbe stato adatto al ruolo.
Carlo Fabiano: Felicissimo dell'aggettivo "buffone" (ride). Io ho studiato con Paola Tiziana Cruciani, grandissima maestra, e con Augusto Fornari.
Carlo Vanzina: Emanuele Bosi me lo ha segnalato il produttore Mario Spedaletti e l'ho trovato un volto interessante.
Emanuele Bosi: Io ero molto emozionato quel giorno, anche perché era il giorno del primo ciak per tutto il cast. Per me rappresentava una grande emozione poter lavorare con i fratelli Vanzina, perché hanno fatto la storia del cinema popolare italiano.
Carlo Vanzina: Virginie, invece, è la figlia che mia moglie ha avuto da un precedente matrimonio. Le feci fare la bambina pestifera in "Piccolo grande amore" e in seguito diversi miei film; secondo me ora è pronta per diventare una grande protagonista del cinema giovanile italiano.
Virginie Marsan: Io sono molto timida, ma, dopo i molti film che ho fatto con Carlo, credo di aver sconfitto la timidezza e mi sento pronta per lavorare anche con altri registi.
Invece, Proietti, Brignano e Salemme cosa possono dirci dei loro personaggi?
Gigi Proietti: Che dire del mio personaggio, è un chirurgo che guarda i propri affari con il classico "Tu dai una cosa a me, io ne do una a te", tutto sommato, però, mantiene la sua onestà.
Enrico Brignano: Tutto verte intorno alle intercettazioni telefoniche attuate dal mio personaggio. Per divertire il pubblico, abbiamo cercato di tirare fuori la capacità di giocare sulle voci.
Vincenzo Salemme: Fondamentalmente, il mio personaggio è un brav'uomo che fa le cose che fa più per compiacere gli altri, come la moglie e la figlia. Penso che sia proprio l'essere umano che a volte fa cose che non rientrano nella sua natura.
Della commedia classica chi vi piace?
Gigi Proietti: Io credo che oggi si possa un po' avere nostalgia di un tipo di lavoro in cui s'incontravano più persone quando si scriveva o girava un film. Gli attori erano tutti bravi, e, tanto per citarne un paio, ricordo Nino Manfredi e Vittorio Gassman.
Vincenzo Salemme: Il mio attore preferito è Alberto Sordi, poi considero Eduardo De Filippo un attore e Totò una maschera. Mi piacevano anche i film di Pietro Germi e Mario Monicelli, ma credo che oggi sia peggiorato il livello degli attori, perché non c'è più la palestra del teatro e la televisione, con il suo mito dell'innaturalezza, non insegna niente.
Cosa pensate delle intercettazioni telefoniche?
Enrico Vanzina: L'idea del film è stata di Carlo e, anche se le intercettazioni telefoniche qui in Italia ci sono sempre state, ha anticipato un po' questo periodo che le ha viste particolarmente al centro dell'attenzione. Penso che la questione passi attraverso un problema semantico, di lingua, nel senso che la battuta pronunciata da un personaggio assume un altro senso, spesso peggiore, quando viene poi scritta in maniera fredda. Il problema più grave risiede nella pubblicazione delle intercettazioni, tanto i processi vanno ugualmente avanti.
Enrico Brignano: Tutti siamo condizionati dal fatto che qualcuno potrebbe controllarci. Per esempio, mia madre al telefono potrebbe dirmi: "T'ho preparato quella roba, è un chilo, quando passi? Poi alla fine si tratta di farina per la crostata (ride). Io non dico neanche più le parolacce al telefono.
Enrico Vanzina: Qualche sera fa, a me e mia moglie hanno mostrato una funzione dell'hi-phone che permette di sapere da quale luogo sta chiamando la persona che ti telefona. Così siamo tutti intercettati, la cosa fa pensare che si sta preparando un futuro tragico.
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