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28 Agosto 2008 - Conferenza stampa
"Jerichow"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea Gerolamo D'Addio
Alla conferenza stampa del film tedesco Jerichow, in concorso alla 65esima Mostra del cinema di Venezia, sono intervenuti il regista Christian Petzold e i due protagonisti Benno Furmann e Nina Hoss (che proprio con Petzold ha vinto l'Orso d'argento a Berlino 2007 per il film "Yella").
Perché ambientare il film a Jerichow?
Christian Petzold: Non è il primo film che giriamo nella Germania dell'Est. Già nel 2001, con L'uomo morto, avevamo girato a Prignitz, nel Nord-Est della Germania. Siamo tornati lì perché mi interessa molto quella zona, e non solo dal punto di vista sociologico, ma anche e soprattutto per quello che sta accadendo dopo che e' crollato il sogno industriale. L'isolamento in cui si rinchiudono alcune persone, le stesse che poi mi hanno dato ispirazione per la realizzazione del film, è un aspetto molto interessante da un punto di vista cinematografico.
Tutto il film sembra pervaso da una continua ricerca di realismo. Nulla sembra lasciato al caso, location come l'ufficio di collocamento o il campo di raccolta di cetrioli, poche volte si erano visti così veri. Come vi siete mossi, a livello produttivo, per questo tipo di scelte?
Christian Petzold: Effettivamente abbiamo girato nel vero ufficio di collocamento della cittadina e abbiamo chiesto di utilizzare i macchinari e i terreni dove davvero si svolge la raccolta di cetrioli. La veridicità emerge sempre, ma già la decisione di immettere questi elementi all'interno della storia, cerca di dare un maggiore radicamento della vicenda alla realtà. Nei campi a raccogliere verdure spesso ci vanno anche studenti in vacanza e gente vestita bene, è una realtà che in molti conoscono.
Perché credete che i film europei siano sempre più soffocati dai blockbusters hollywoodiani? (n.d.r: classica domanda che si fa quando non si ha nulla da chiedere, ma si vuol far vedere di essere presenti. Quantomeno non è stata la stampa italiana a farla, bensì quella tedesca)
Christian Petzold: Negli anni '60 era diverso, non ci sarebbe stato il cinema americano di oggi se l'Europa non avesse contribuito, con le sue idee, i suoi film e i suoi artisti. Oggi non c'è una vera responsabilità per quella che è la situazione. E' vero, c'è meno scambio di input da una parte all'altra ed è difficile uscire fuori da quello che è un circuito spesso monopolistico, ma è il mercato e non ci si può fare nulla, per certi versi è anche normale che accada così.
E' ricorrente nel suo cinema il girare alcune scene in automobile. Cosa vede in questa ambientazione?
Christian Petzold: E' una situazione intima e personale, due persone a bordo di una stessa vettura ma anche claustrofobica. Ricordo che da piccolo quando i miei discutevano del divorzio eravamo in macchina, non potevo fuggire. Ma si riesce a creare anche un movimento indispensabile per lo stato d'animo degli interpreti. Anche lo girare con uno sfondo "vero" e non, come accadeva un tempo, in studio su uno sfondo registrato aiuta a donare quel senso di realismo di cui si parlava prima. Intrigo internazionale oggi non si girerebbe più come fu realizzato all'epoca.
E per gli attori…come cambia la recitazione quando si è sulle quattro ruote?
Nina Hoss: E' la quarta volta che lavoro con Christian e orami sono abituata a questo tipo di scene. L'automnobile è uno spazio molto intimo e questo influenza senza dubbio l'interpretazione. Si è costretti a stare vicino e a calibrare bene la voce e i gesti, l'attore diventa, in proporzione con lo spazio, molto più presente.
Benno Furmann:E' fondamentale riuscire a perdere la concentrazione di tanto in tanto magari guardando fuori dal finestrino e pensando a cose personali. Si acquista così quella naturalezza che rende le scene più interessanti. La cosa che più mi fa sorridere è quando guardando un film si capisce perfettamente che la scena in automobile e' girata per finta, con gli attori che simulano la guida, quindi ho apprezzato molto la cura che il nostro regista ha messo in tutto il progetto.
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