21 Gennaio 2009 - Conferenza
"Italians"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Affiancato dal cast e dal produttore Aurelio De Laurentiis, Giovanni Veronesi ha incontrato a Roma la stampa in occasione dell'uscita della sua ultima fatica: "Italians".

Gli italiani all'estero sono un elemento classico della Commedia all'italiana, fin dai tempi di Alberto Sordi e Vittorio Gassman; quelli di oggi sono differenti da quelli di allora?
Giovanni Veronesi: Innanzitutto, diciamo che gli emigrati italiani sono di per se cambiati, perché non vanno più all'estero per cercare fortuna ma per trovare se stessi. Nel bene e nel male, però, rispetto agli altri popoli il nostro emigrato si porta dietro un enorme grado d'italianità.

Condividete l'immagine degli italiani che emerge dal vostro film?
Aurelio De Laurentiis: Dovete sapere che queste sceneggiature sono in realtà un risultato estremamente condiviso dagli attori, perché essi finiscono per esserne anche autori. Poi gli italiani sono quelli che sono, è impossibile fare un film su tutte le tipologie d'italiano.
Giovanni Veronesi: Inizialmente, l'idea era quella di fare un film sugli italiani famosi all'estero, ma dissi ad Aurelio che mi sarebbe piaciuto fare un film sugli italiani all'estero e basta, anzi, meno famosi erano e meglio sarebbe stato. Comunque, i due episodi che compongono il film sono ispirati a storie vere e penso di essere stato forse anche troppo buono con gli italiani.

Considerando il fatto che sia Sergio Castellitto che Carlo Verdone sono registi, come si sono trovati a lavorare diretti da Giovanni Veronesi?
Carlo Verdone: Giovanni è un mio amico nella vita privata, ho già lavorato con lui nei due "Manuale d'amore" e, come si dice, non c'è due senza tre, quindi eccomi qui per "Italians". Che devo dire, ho lavorato bene con Giovanni, capisce bene la mia recitazione e la mia scrittura, gli ho chiesto io di mettermi il più possibile in imbarazzo nella sceneggiatura.
Sergio Castellitto: Come sapete frequento poco la commedia, ma mi battezzò Carlo al genere con "Stasera a casa di Alice", mentre con Giovanni feci "Silenzio si nasce", accanto a Paolo Rossi, un film molto bello ma sfortunato. Sicuramente a Giovanni piace dirigere gli attori, però li fa collaborare al testo, tanto è vero che il mio monologo sul mutuo, per me un piccolo gioiellino, lo ha scritto lui ma ne abbiamo poi parlato insieme.

E cosa pensate di questa italianità all'estero?
Sergio Castellitto: Gli italiani mi sembrano persone abbastanza straordinarie e anche abbastanza indecenti. All'estero, sicuramente, riconoscono maggiormente i nostri luoghi comuni, ecco perché "Gomorra" non è andato agli Oscar.
Riccardo Scamarcio: Io credo che in Italia abbiamo una sorta di umanità che viene sempre fuori, infatti, quando sono all'estero mi accorgo di quanto sia bello il nostro paese. I poliziotti americani, per esempio, non sono simpatici come quelli italiani.
Carlo Verdone: Però bisogna anche dire che l'italiano all'estero rappresenta la parte migliore dell'italiano perché qualsiasi lavoro faccia, dal pizzaiolo al ricercatore, porta una carica di genialità in quanto ha regole da seguire e mezzi da utilizzare.
Dario Bandiera: Secondo me non funziona più niente in questo paese, vedo che ogni cosa è un problema, c'è un grande menefreghismo, ma ho deciso che a 67 anni me ne andrò, perché voglio un futuro (ride).
Sergio Castellitto: Comunque, volevo aggiungere che se cercate la commedia trovate un po' di sociologia, ma se cercate la sociologia non trovate la commedia.

Secondo Ksenia, invece, i russi condividono l'immagine dell'italiano dongiovanni?
Ksenia Rappoport: Bisogna dire che russi e italiani hanno in comune il fatto che quando vanno all'estero fanno sempre un gran casino, perché non conoscono la lingua e non sanno come si accende la luce negli alberghi (ride). Comunque, conosco tre italiani che vivono a San Pietroburgo e sono persone veramente belle.
Giovanni Veronesi: Io ne conosco altre tre e sono un po' meno belle (ride).

Nel film non c'è una vera e propria storia d'amore…
Giovanni Veronesi: Non c'è una vera e propria storia d'amore perché si tratta di italiani che stanno brevemente all'estero e tornano, non che ci vivono, mi sembrava inverosimile mettercela. Però c'è un altro tipo d'amore, ovvero l'amore nei confronti dell'Italia.

Durante la scrittura avete pensato anche ad altri posti in cui ambientare il film?
Giovanni Veronesi: Volevo metterci anche la Cina, ma io vengo da Prato e di cinesi lì già ne ho troppi (ride). Poi provengo da due film divisi ognuno in quattro episodi, francamente mi ero un po' stancato di tutte queste storie, ho preferito una narrazione più estesa.

Quale sarà il prossimo film? Forse "Italians 2"?
Giovanni Veronesi: No, non è in programma un "Italians 2", con ogni probabilità il mio prossimo film sarà una commedia incentrata sui rapporti tra genitori e figli.

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