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07 Marzo 2006 - Conferenza Stampa
"Il mio miglior nemico"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio
A due anni da L'amore è eterno finché dura, l'attore e regista Carlo Verdone torna nelle sale cinematografiche con Il mio miglior nemico, interpretato e sceneggiato con la collaborazione di Silvio Muccino. Affiancati dal resto del cast e dal produttore Aurelio De Laurentiis hanno incontrato a Roma la stampa.
Carlo Verdone: ho iniziato a scrivere questo film un anno e due mesi fa, nel tentativo di esplorare il rapporto tra padre e figlio senza rifare, però, In viaggio con papà. Il produttore voleva più dinamismo ed effervescenza, quindi ho pensato di inserire un attore come Silvio, con il quale ho lavorato benissimo.
Silvio Muccino: quando Carlo mi ha chiamato e mi ha raccontato il film, la prima cosa che ho pensato era che bisognava mantenere il senso grande della storia, quello riguardante lo scontro generazionale tra padre e figlio, pur apportando qualche modifica rispetto al progetto iniziale. Orfeo è comunque un personaggio lontano da me, in quanto è un ragazzo del popolo, figlio di sé stesso che non ha nulla in mano e che non è legato a nessun affetto se non a quello della madre nevrotica. Io sto facendo un percorso della fragilità dei miei personaggi, la quale in Orfeo si trasforma in aggressività.
Silvio dice di essere lontano da Orfeo, tu invece, Carlo, ti rispecchi in Achille?
Carlo Verdone: di mio nel personaggio di Achille non ho trovato assolutamente niente. Mi riconosco forse nella scena finale, perché era una fotografia che feci con mia figlia a Istanbul, ma per il resto ho un ottimo dialogo con i miei figli, credo di essere per loro un buon padre, oltre che un amico.
Pare che il film sia girato abbastanza intorno a Vodafone; ciò ha forse influito sulla sceneggiatura?
Aurelio De Laurentiis: noi abbiamo un decreto legge che poi è stato promulgato: quello del product placement, che negli Stati Uniti esiste tranquillamente da tempo. E' chiaro, quindi, che Vodafone, come Telecom, faccia parte della moderna vita quotidiana, ed è ovvio che, se si deve fare il product placement, lo si deve fare in maniera consona alla sceneggiatura; del resto sono fonti di finanziamento. L'importante è non fare la cosiddetta marchetta che si faceva con le sigarette qualche anno fa: vedevi gente che tirava fuori le sigarette e non le sapeva nemmeno fumare.
Silvio, quanto del tuo mondo c'è nella sceneggiatura?
Silvio Muccino: la scrittura ovviamente non era schizofrenica. Ci ho messo del mio mondo, ma il film aveva bisogno di due anime ed il gioco su cui abbiamo puntato è l'opposizione, lavorando molto sullo scontro.
Carlo, quanto pesa in questo film la grande Commedia all'italiana?
Carlo Verdone: nel mio film la Commedia all'italiana c'è nel modo classico, nel senso che sono presenti sia l'amarezza che i momenti ridanciani. E' il primo film in cui affido tutta la colonna sonora ad un compositore, che si chiama Paolo Buonvino e mi ha ricordato un po' il musicista di Pietro Germi.
Come nel citato In viaggio con papà, in questo film abbiamo un'accoppiata che accalappia due generazioni. Lo avevate calcolato?
Carlo Verdone: certo, è inutile essere ipocriti, un minimo di calcolo promozionale c'è sempre, però, inizialmente, io e gli sceneggiatori non avevamo assolutamente pensato a Silvio. E tengo a precisare che, quando io e Silvio ci siamo incontrati, non abbiamo minimamente pensato di essere stati quelli che erano piaciuti in Manuale d'amore.
Sordi voleva che la sera io cenassi con lui ed io volevo sempre chiedergli tante cose riguardanti i retroscena dei suoi vecchi film, perché il Sordi in bianco e nero è quello che ho amato di più; la stessa cosa è capitata poi con Silvio, che mi chiedeva sempre aneddoti su Mario Brega ed i miei film.
Voi, ragazze, cosa ci raccontate di questa esperienza?
Ana Caterina Morariu: mi sono trovata benissimo a lavorare con il cast, Carlo e Silvio mi hanno fatto proprio un bel regalo affidandomi il ruolo di Cecilia. E' un personaggio che ama, ma che arriva ad odiare la persona che ha davanti perché la delude.
Sara Bertelà: fortunatamente Annarita è più nevrotica di me: è un personaggio estremo, molto forte e pieno d'amore. Nella sua nevrosi credo che abbia trasmesso al figlio una grande capacità d'amare. Nel corso della lavorazione abbiamo avuto un gran bel gioco di squadra, io, poi, vengo dal teatro, quindi il gioco di squadra è per me molto importante.
Corinne Jiga: è il mio primo lavoro, è stata una grande emozione, perché avere davanti Verdone non è poco. Ramona è del tutto diversa da me, in quanto non ha sentimenti e non ama veramente né il marito, né l'amante, gli piace solo vestirsi bene.
Carlo Verdone: tra l'altro, esiste una sequenza in cui io incontro Ramona che sta con un altro uomo più ricco. Andrà nella copia internazionale e, probabilmente, nel dvd.
Carlo, a questo punto della tua carriera, hai mai pensato di fare un film da regista, ma non da attore?
Carlo Verdone: se il produttore me lo dovesse consentire perché no, prenderei di meno, ma mi piacerebbe molto farlo. Certo, per il produttore perdere Verdone come attore sarebbe un rischio, ma per me sarebbe importante.
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