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03 Novembre 2011 - Conferenza
"Il mio domani"
Intervista alla regista e al cast.
di Mauro Corso
Alla conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Marina Spada interviene una nutrita rappresentanza del cast artistico. L'idea prevalente, ascoltando i vari interpreti, è che la regista coinvolga attivamente e in maniera generosa la troupe, e che tutti abbiano imparato molto da questa esperienza. Stranamente, queste parole non suonano come le solite frasi fatte.
Come avete costruito insieme questo personaggio?
Marina Spada: questo film è stato scritto per Claudia Gerini, quindi in qualche modo era già su di lei. Per me non è stata una scommessa perché per me Claudia è un'attrice e quindi può fare parti comiche e parti non comiche. In lei ho trovato una compagnia di strada, che ha preso a cuore il film, che lo ha letto molte volte anche quando era a Los Angeles. Ha detto cose molto importanti sul personaggio e io contavo su questo e speravo questo. Lei è quel che mi aspetto sia un attore. Un attore deve portare il suo contributo in maniera attiva e proficua.
Claudia ricambia questo sentimento?
Claudia Gerini: in Marina ho trovato un'amica, una maestra. In quelle settimane di lavorazione ho fatto un piccolo bignami di un centro sperimentale, perché la regista mi ha reso partecipe di tutte le scelte, di tutti i passaggi di sceneggiatura. Siamo stati un team abbiamo sempre lavorato insieme. Lei ha questi quadernini che riempie per ogni scena, fa una ricerca visiva per quadri, autori, descrive il momento del personaggio, il suo momento emotivo è dato da una ricerca molto accurata e approfondita. Abbiamo fatto questo cammino insieme e abbiamo letto molte volte insieme la sceneggiatura e poi ci siamo distaccate, ci siamo scritte parecchio, dandoci molte osservazioni. Poi sul set capitava spesso che mi chiedesse la mia opinione sulle inquadrature come finestre emotive di quello che il personaggio stava raccontando. Nonostante i miei tanti film in questo ho imparato tante cose. Monica è un personaggio a tutto tondo, figlia, manager, madre forse e per me questo è stato un momento di svolta.
Marina Spada usa un sistema meno frammentario rispetto al modo abituale di girare, cosa ne pensate?
Claudia Coli: a me è piaciuto lavorare con i piani sequenza, senza interruzioni e in questo modo abbiamo fatto molte scene cambiando il tipo di prospettiva emotiva di molte scene. Ogni ciak era diverso dall'altro e anche la relazione tra personaggi cambiava a seconda dello stato emotivo della scena. Abbiamo lavorato molto sulle scene, sul rapporto conflittuale. In ogni rapporto conflittuale c'è sempre una grande richiesta, un grande amore e una grande esigenza.
Per un grande caratterista come Pisu come è stato lavorare con Marina Spada?
Raffaele Pisu: ormai sono un vecchio attore. Ho lavorato con quattro grandi registi: Monicelli, De Sanctis, Sorrentino e Marina Spada. Non lo dico per ottenere nuovi contratti, ma perché lo penso. Lei mi ha ricordato i grandi per il modo di girare e il modo di comunicare con gli attori. Io sono un caratterista ma i caratteristi sono il nervo del film, basti pensare a John Ford.
Come è stato il lavoro con la troupe?
Lino Guanciale: la cosa che più mi ha impressionato è stato che la troupe fosse giovane e molti di loro erano passati sotto le grinfie di Marina e non per questioni di nepotismo ma perché erano assolutamente all'altezza del compito. Di questa cosa sono "generazionalmente" grato a Marina Spada.
Siamo abituati a vederti sullo schermo in ruoli estroversi, come è stato lavorare per sottrazione?
Claudia Gerini: desideravo molto riprendere dopo aver avuto la mia seconda bambina e per me era importante un personaggio come questo, una donna di oggi, che fa delle scelte anche forti e che va verso il destino che si costruisce da sola. Quando Marina è arrivata a offrirmi il ruolo mi sono sentita molto fortunata. Ho avuto la libertà di muovermi come su un set teatrale, i set di teatrale non ha angoli che non si possono riprendere, non avevamo il problema di entrare e di uscire nell''inquadratura, la camera mi seguiva sempre. Monica è stata introversa, asciutta, rigorosa, una donna con una vita sentimentale arida perché non ha gli strumenti per viversela
Esiste una sensibilità registica femminile?
Claudia Gerini: ho lavorato con poche donne, ma non credo ci sia una sensibilità femminile nel girare. Secondo me un regista è un regista che sia uomo o donna. C'è un rapporto speciale tra regista donna e attrice perché ci sono delle magie che sanno fare solo le donne. Poi ci siamo divertite molto anche se ora non sembra.
Questo film voleva mettersi sulla strada tracciata da Antonioni, è così?
Marina Spada: non sta a me dirlo... lo dicono gli altri e credo sia un grande onore. Antonioni è uno dei miei riferimenti ma lo sono anche altri. È un autore che apprezzi da adulto, se lo fai vedere a un diciottenne si butta dalla finestra. A volte alle due del mattino mi vedo un film di Antonioni, quasi come forma di meditazione.
Si può riscontrare una certa aridità dei sentimenti nel gelo delle inquadrature. È un modo del personaggio o della regista?
Marina Spada: il modo raggelato... è opinabile, io credo di avere uno sguardo affettivo nelle persone che inquadro oltre agli oggetti. Ho un po' di problemi a stracciarmi le vesti su ogni cosa, però sicuramente sono io che guardo quello che viene inquadrato o è come la guarda la protagonista? Non sta a me a dirlo.
In cosa si è riconosciuta Claudia Gerini?
Claudia Gerini: ho sofferto tanto nel film di Tornatore, di Castellitto. C'è una sofferenza, ma è un personaggio molto represso, c'è questa voglia di liberarsi del passato di perdonare sua mamma che ha fatto una scelta che forse avrebbe fatto anche lei.
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