16 Dicembre 2008 - Conferenza stampa
"Il cosmo sul comò"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

E' quasi impossibile seguire seriamente una conferenza stampa con Aldo, Giovanni e Giacomo. Affiancati dal regista Marcello Cesena e dal produttore Paolo Guerra, ecco cosa hanno raccontato ai giornalisti romani in occasione della loro ultima fatica cinematografica: "Il cosmo sul comò".

E' soltanto una sensazione o questo più che un lungometraggio ad episodi sembrano quattro film più uno?
Giacomo Poretti: Sono assolutamente d'accordo con quanto affermato, però volevo chiedere ai critici di non tirarci scarpe perché già ne abbiamo, tirateci soltanto sciarpe (ride).
Giovanni Storti: O anche orologi Bulova (ride).
Giacomo Poretti: Scherzi a parte, sì, credo sia un modo consono di raccontare le nostre storie e mi sembra una buona strada per il futuro.
Marcello Cesena: La prima cosa era fare un film come l'impasto che c'è dentro, per questo è strutturato in cinque episodi; poi c'è stato lo sforzo di aderire ai modelli citati, come Harry Potter e la commedia degli Anni Settanta.

Avete cambiato regista, come vi siete trovati con Marcello Cesena?
Giacomo Poretti: Lo abbiamo manipolato completamente (ride).
Giovanni Storti: Un pupazzo nelle nostre mani (ride)!
Aldo Baglio: La domanda giusta è come si è trovato Cesena con noi (ride).
Giacomo Poretti: Comunque noi ci siamo trovati bene, ma la domanda va fatta a lui.
Marcello Cesena: Io ho iniziato le riprese pensando di dover fare il vigile urbano sul set, invece mi sono trovato intanto con tre attori, perché, lavorando da molto con loro, li ho sempre visti come comici. Qui abbiamo lavorato insieme sulla recitazione, l'interpretazione dei diversi personaggi e c'è stata fiducia reciproca.

L'episodio dei quadri ha sicuramente richiesto una notevole realizzazione tecnica…
Marcello Cesena: L'elemento complicato dell'episodio non ha riguardato tanto la tecnica, perché ormai si fa tutto con il blue screen ed i trucchi digitali, ma il fatto che loro hanno recitato separatamente in tre diversi giorni. In realtà, è molto noioso lavorare con gli effetti speciali, perché il regista deve spiegare agli attori tutto ciò che sta accadendo ma che, durante le riprese, non è presente sul set.

Quanto Giovanni si è sentito vicino al Furio di "Bianco rosso e Verdone" in questo film?
Giovanni Storti: Sono molto contento di questo accostamento perché amo e stimo Carlo Verdone, ma non mi sono proprio reso conto della somiglianza tra i due personaggi (ride).

Come mai questo titolo così particolare?
Giovanni Storti: Per l'argomento totale del film, ovvero la possibilità di avere la saggezza sul comò, ma nessuno ha un comodino (ride).

E quali sono i modelli comici di riferimento?
Giovanni Storti: Beh, sempre gli stessi, Totò, Stanlio e Ollio e Jango Edwards.

Avete mai pensato di lavorare con un grosso nome della comicità italiana?
Aldo Baglio: Sicuramente sì, bisognerebbe avere una sceneggiatura che abbia un senso.
Giovanni Storti: Sicuramente, sarebbe carino, magari con Carlo Verdone, che abbiamo citato prima, o con Roberto Benigni.
Giacomo Poretti: Per esempio, anche se non succederà mai, sarebbe curioso vedere noi tre insieme a Toni Servillo.

Cosa vi è piaciuto di questo anno cinematografico 2008?
Giacomo Poretti: Ci sono piaciuti "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen e "Il petroliere", poi aggiungo anche "L'isola", un film russo che ho visto solo io.
Giovanni Storti: Io aggiungo anche "Changeling" di Clint Eastwood.

Ora però dovete dirci quale è il segreto di questo matrimonio a tre.
Giacomo Poretti: In realtà litighiamo spesso, ma sempre per costruire qualcosa dalla lite.
Aldo Baglio: Secondo me il segreto sta nel fatto che ci siamo incontrati tardi, quando eravamo già vecchi (ride).

Dagli inizi ad oggi, come caratteri vi siete evoluti?
Aldo Baglio: Ieri a "Matrix" abbiamo rivisto alcune cose vecchie nostre, prima avevamo in più l'energia, ora l'esperienza, ma come caratteri diciamo che non siamo mutati.
Giacomo Poretti: Forse con il tempo qualche sfumatura in più è emersa.
Paolo Guerra: Io sono insieme a loro da ventidue anni e devo dire che non sono affatto cambiati, sono cambiato io negli ultimi mesi perché per finanziare questo film sono finito a vivere in una casa in affitto nella periferia di Modena con una moglie, tre figli, due cani e un gatto (ride).

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