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Il caimano
Come vederlo, come giudicarlo?
di Andrea D'Addio
Di certo "Il caimano" di Nanni Moretti non è un film come tutti gli altri. Chiunque lo veda si sente in diretto e dovere di emettere un giudizio, così come chi del film ha solo sentito parlare. Le idee politiche di Moretti sono ben note a tutti, lui stesso ne aveva fatto oggetto in suoi precedenti lavori come Caro Diario e Aprile, e così le opinioni spesso sono precostituite. Nel discorso che seguirà di queste non ci occuperemo, cercheremo invece di riassumere a grandi linee le categorie entro cui poter far rientrare i giudizi di politici, sociologi e gente dello spettacolo di cui tanto si scrive e si parla su quotidiani e tg.
Queste tipologie sono essenzialmente tre.
La prima è la lettura politica dell'opera. Moretti pensa a Berlusconi come ad un pericolo per il Paese e di conseguenza lo rappresenta in malo modo costruendo su questa tesi lo scheletro del film. Moretti non vuol far cambiare idea alla gente, pensa che il problema sia lampante e sotto gli occhi di tutti. La sua ricostruzione infatti del passato del Presidente del Consiglio è fatta in chiave grottesca, non si tratta di documentario, ma di fiction. In questo modo l'attenzione è volta solo a determinati dettagli della vita del Cavaliere, e la ricostruzione di un ipotetico futuro prossimo può essere fatta senza dover sottostare ad alcun vincolo di verosimiglianza ( avete mai visto processi fatti in quel modo?). C'è un'autocritica (sia alla sinistra che a se stesso in veste di creatore di girotondi alla fine più "effetto folcloristico" che altro), ma c'è anche la voce di buona parte del mondo spettacolo ( sono tanti i registi che fanno brevi apparizioni: Montaldo, Garrone, Sorrentino, Virzì, Rulli, Mazzacurati, Grimaldi, DeMaria). Visto in questo modo estimatori e detrattori del film saranno gli stessi sia all'entrata che all'uscita del cinema. Con Berlusconi o contro Berlusconi. Le carte in tavola non cambiano. Ognuno col suo giudizio, come prima.
La seconda lettura che si può dare di questo film è quella legata all'effetto che l'uscita nelle sale a due settimane del voto sia legittima e soprattutto se da questa trarrà benefici una delle due coalizioni: il fenomeno-caimano in senso stretto. Da una parte c'è un centrodestra che o boicotta(il presidente della Lombardia e candidato senatore Formigoni afferma di averlo visto con un dvd pirata) o boccia senza appello il film, dall'altra una sinistra che si divide sulla positività di un'uscita così prossima alle elezioni. Trovando in Moretti ed il suo Caimano un'analogia con Michael Moore e Farenhei9/11, molti a sinistra si sono presentati tentennanti riguardo all'opera. L'esito di una loro vittoria appare scontato, perché rischiare l'effetto boomerang?
Insistere così tanto su Berlusconi porterà vantaggi o ne farà una vittima? Dubbi leciti, anche se bisogna ricordare che negli States c'è notoriamente una bassa affluenza alle urne (nel 2004 il record del 60%) e che per bocca dello stesso Berlusconi in Italia la gente che non vota e non voterà è soprattutto quella di centrodestra (sono di questi giorni le affissioni di cartelloni di Forza Italia con lo slogan "un voto non dato è un voto ai No-global"). Insomma così come chi andò a vedere il documentario di Moore sulla guerra in Irak votò poi per i democratici (l'effetto boomerang di cui si parlò riguardava soprattutto l'elettorato che non vide il film ma ne sentì parlare finendo col pensare a Bush come ad un eterno perseguitato) così oggi probabilmente chi vedrà Il caimano ha già deciso che voterà per il centrosinistra. Le differenze sociologiche tra Italia e Stati Uniti fanno di queste forzate analogie un probabile pretesto per chi ha sempre voglia di prendere le distanze. In questa tipologia di giudizi rientrano le opinioni di quasi tutti i politici, non per forza ostili per principio a Moretti. [continua...]
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