31 Agosto 2006 - Conferenza Stampa
"Hollywoodland"
Intervista al cast del film.
di Monica Cabras
Sono presenti: Ben Affleck, Adrien Brody, Diane Lane, Bob Hoskins, il produttore G.Williamson, il regista Allen Coulter...
Parlando di Gorge Reeves e di Sperman si potrebbe chiamare questo film un ritorno. Pensa che Gorge reeves sia conosciuto?
Ben Affleck: In genere non mi piace la parola ritorno, e in effetti non so dire se questo film rappresenti il ritorno di Superman, ma forse più dell'icona e di ciò che rappresenta Superman per il popolo americano. È poi una manifestazione della vulnerabilità dell'umanità al di sotto dell'immagine esterna. Penso che anche se non si è vista quella serie con Gorge Reeves protagonista, sicuramente quello che rappresenta è conosciuto e sentito anche nelle altre parti del mondo.
Come è nato e come è stato il suo rapporto con la vicenda travagliata del progetto del film?
Allen Coulter: Quando mi è stata presentata la sceneggiatura mi è bastato leggerne cinque pagine per capire subito cosa volevo fare. All'epoca stavo girando per la TV alcune puntate de "Te Sopranos", la sceneggiatura era la migliore che mi capitava da tempo, mi ha interessato il risvolto drammatico della storia e gli ambienti di Hollywood del tempo. Potremmo dire che il film sia un noir che parla anche della fine di un'epoca. Con l'avvento della Tv tutti gli Studios cinematografici hanno avuto problemi.
I divi di oggi, come nella storia di Reeves, sentono le aspettative che il pubblico ha rispetto al personaggio che interpretano?
Ben Affleck: A volte il pubblico inflaziona troppo il personaggio recitato. Soprattutto perché più persone si interessano alla vita privata degli attori. Oggi i film sono sempre più degli spot televisivi nella sap opera che è la vita degli attori. Il pubblico crede più a ciò che legge nei giornali che ai film che va a vedere.
Adrien Brody: In genere quando recito cerco di creare un livello di credibilità con i personaggi che interpreto. Il fatto è che c'è una mancanza di delimitazione del confine tra le emozioni che normalmente non condividerei con voi e quel livello di verità che io cerco di creare nell'interpretare un personaggio.
Penserebbe di fare un film sulla morte di Bruce Lee?
Allen Coulter: In genere cerco di fare film in base a cose che colpiscono l'immaginazione, potrebbe essere Bruce Lee come qualcun altro. Certo ora non penso a fare un film simile a quello che ho appena terminato. Diventare un regista che fa film su divi morti potrebbe essere interessante, ma non è quello che voglio fare per vivere.
Viste le altre pellicole che hanno preceduto la proiezione di questo film, pensa che ci sia un ritorno al noir?
G.Williamson: penso che sia una coincidenza che questi film stiano uscendo nello stesso periodo. C'è un fascino continuo della morte a Hollywood. Si dice che vivere a Los Angeles rende famosi, mentre morire renda una leggenda.
La morte quindi può essere considerata come l'inizio di una carriera?
Ben Affleck: Si parla spsso della natura delle ambizioni. C'è qualcuno che farebbe qualsiasi cosa per il successo, tanto da arrivare a questo punto. Ma in termini generali non è la scelta di carriera più felice. Se dovessi scegliere tra la morte e il successo, preferirei non essere famoso.
quali sono le aspettative di Hollywood rispetto alle donne che non sono attrice ma mogli di divi?
Diane Lane: Toni era una ragazza di Hollywood, e all'epoca il matrimonio era più un contratto che qualcosa basata sul romanticismo. Invidio molto gli anni '50 perché c'era un confine preciso tra il sistema degli Studios e la stampa. Era un periodo di grande Glamour, gli uomini portavano il cappello, ora c'è troppa politica che gira intorno alle produzioni cinematografiche. Prima si voleva far parte di questo mondo più che controllarlo dall'esterno.
Come vede questo film?
Allen Coulter: Il film è una ricerca d'identità. È la storia di due uomini che cercano il significato della vita nella celebrità. Ambedue sentono che le loro vite non hanno valore se non raggiungono il successo. Anche oggi, nel mondo in cui viviamo tutti vogliono avere almeno 15 minuti di celebrità. Hollywood promuove un mondo dove solo chi ha glamour e fama ha un valore e questo che rende il film una tragedia.
Vede dei parallelismi con la sua vita?
Ben Affleck: Mi sono sentito vicino al personaggio perché ho vissuto alcune vcende simili alle sue e perché la sua immagine è stata sfruttata sia in vita che nella morte. Mi sento collegato a lui per la confusione che si crea tra chi si è e chi si recita, ma mi sento anche molto diverso. Si dice che Gorge Reeves era l'uomo d'acciaio, ma c'era qualcosa in più in lui e la sua frustrazione per questo io la capisco.
A chi si è ispirato per interpretare Mannix produttore…le belve da che parte stanno?
Bob Hoskins: Non ho riprodotto Eddie pensando a qualcuno in particolare, ma solo a qualcuno che aveva un lavoro duro e un vita difficile con più di 1000 dipendenti sulle spalle. Un'altra cosa interessante è che Mannix amava la moglie anche più del proprio ego, non la usava come una coccarda da far vedere, ma l'amava per come era, promiscua e un po' folle.
I capi degli Studios oggi sono come allora?
Bob Hoskins: Oggi non esiste nessuno come Eddie, gli Studios non hanno grandi capi, persone interessate a fare film, ma solo sponsor che volgiono costruire ponti e macchine.
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