01 Settembre 2007 - Conferenza stampa
"Gli amori di Astrea e Celadon"
Intervista al cast.
di Federica Di Bartolo


E' stata presentata al pubblico del Lido la nuova opera del Leone d'oro alla carriera Eric Rohmer, regista e critico cinematografico francese. Alla conferenza stampa erano diversi attori e la Signora Françoise Etchegaray, che ha parlato a nome del regista, assente per motivi di salute.

Com'è nata al regista l'idea di realizzare questa opera cinematografica e riprendere un testo antico del XVII secolo?
Françoise Etchegaray: L'idea risale ad un incontro fra Rohmer e il regista Pierre Zucca, che da ben 10 anni coltivava il sogno di poter portare sul grande schermo l'opera di d'Urfè. Zucca è morto e Rohmer ha preso il testo originale e si è reso conto che gli diceva qualcosa,ma non c'è somiglianza fra le due sceneggiature, quella di Zucca e quella di Rohmer e dato che l'idea è stata di Pierre, Eric ha deciso di dedicare il film a lui.

Come si è svolto il lavoro sul campo nelle diverse stagioni con una troupe molto semplice, come è tipico di Rohmer?
Serge Renko: Effettivamente lavorare con Rohmer è sempre un lavoro a livello artigianale, ma artistico anche se non industriale.
Andy Gillet: Il fatto di essere pochi è una fortuna, perchè la semplicità si trasforma in lusso, dato che ci consente di essere flessibili sugli orari ad esempio e inoltre permette di catturare il fato, consente che ci siano sempre delle sorprese durante le riprese

Nel film è evidente il rapporto solare che c'è con la sessualità, cosa avete provato nel girare quelle scene?
Stéphanie Crayencour : Rohmer mi ha dato fiducia io non avevo esperienza e mi sono lasciata portare dall'istinto. La cosa davvero bella è l'amore di Rohmer per la natura ci ha portati in posti incontaminati
Cécile Cassel : Rohmer è sempre al bordo dell'erotismo, avevo fiducia in lui e per questo gli ho permesso di fare anche inquadrature audaci, che sono una sua caratteristica.

Nell'opera c'è anche un lato da commedia, allegro e spiritoso, come è stato realizzato e mescolato così bene alla storia d'amore?
Mathilde Monsier: Rohmer ha grande fiducia negli attori e di conseguenza consente loro di avere fiducia in se stessi, quindi lavorare meglio e sentirci a proprio agio. Noi come attori effettivamente non ci siamo accorti dei momenti comici, che lui è riuscito a far emergere con maestria.

La storia trattata è famosa e conosciuta, ma il regista come ha lavorato sul testo originale?
Françoise Etchegaray: E' un testo del XVII secolo scritto da d'Urfè intorno al 1607, è un romanzo pastorale di circa 5000 pagine, ma non esistono versioni integrali dell'opera conosciuta attraverso riassunti e spezzoni. L'unico testo completo è in una biblioteca in Svizzera. Rohmer leggendo il testo si è reso conto che era moderno e accessibile e così ha usato il testo originale volendo dimostrare che era una lingua magnifica e comprensibile.

Come si è svolto il lavoro di preparazione e appropriazione del testo?
Serge Renko: Non è stato facile, le frasi sono molto lunghe con una scansione particolare. Dopo tre mesi di studio ho finalmente trovato nel testo l'elemento che mi ha consentito di impararlo. E' un testo puro. Le frasi sono lunghe, ma piene di sfumature..
Andy Gillet: E' stato un lavoro lungo, l'ho studiato come si studia un testo classico ad esempio di Racine per far sì che riuscisse comunque a veicolare i sentimenti e le emozioni moderne.
Stéphanie Crayencour : Ho preso lezioni di dizione per reimparare il francese classico parendo dalla radice delle parole e sviluppando un lavoro per reimpostare la bocca e le parole. E' stato difficile, ma una volta preso il via non si vuole più smettere.
Cécile Cassel: Ero spaventatissima dal testo e ho anch'io lavorato con un insegnate di teatro e dizione, trattandolo come un testo classico, poi alla fine ci si abitua e si desidera continuare a parlare in questa maniera.
Mathilde Monsier: Ho lavorato come fosse un testo classico senza perdere di vista il fatto che doveva veicolare emozioni e quindi bisognava evitare i tecnicismi
Françoise Etchegaray: Si nota in lui un lato filologico nel modo in cui si avvicina ai testi.

Come è il rapporto del regista con il caso?
Françoise Etchegaray: Rohmer lavora molto con il caso. L'anno scorso, mentre giravamo, faceva molto freddo e ricordo che Cassiel era livida e tremante in quel vestito leggero, mentre Gillet era con i piedi dentro l'acqua, gli ho chiesto se non fosse il caso di interrompere le riprese e Rohmer mi ha risposto che stava aspettando il vento. Certo però quando è arrivato il vento Cassiel e Gillet erano talmente lividi che abbiamo dovuto interrompere le riprese, ma il giorno dopo c'era il vento. Rohmer è il tipo di regista che non si arrabbia se piove, ma lo inserisce tranquillamente nel film. I casi finisce per crearli lui stesso, un giorno pioveva e lui si è seduto sotto un ombrello e ha detto che il sole sarebbe arrivato presto e così è stato.

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