21 Aprile 2009 - Conferenza
"Generazione mille euro"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi

A presentare in conferenza stampa a Roma il film 'Generazione mille euro' erano presenti il regista e co-sceneggiatore Massimo Venier, la co-sceneggiatrice Federica Pontremoli, gli attori Alessandro Tiberi, Valentina Lodovini, Carolina Crescentini, Francesco Mandelli, Francesco Brandi.

Non le piace il termine precariato…
Massimo Venier: è una parola diventata televisiva, viene abusata, ripetuta fino a perdere significato. Quando si uniforma un problema - come a farne un marchio - si tende a nasconderlo più che affrontarlo, e quindi lo si rende irrisolvibile. Invece le varietà umane interessate da questo fenomeno tremendo e pericoloso sono tante e sfaccettate.

Verso l'omonimo libro c'era stata una vasta identificazione, voi invece ve ne siete distaccati…
Massimo Venier: perché parla di un singolo caso, e di come sbarca il lunario. A me però interessavano i vari modi in cui viene affrontato il precariato, noi ne mostriamo 5 diversi e ognuno di essi merita attenzione proprio per denunciare il problema.
Federica Pontremoli: una volta stabilito l'approccio, l'ispirazione è stata libera dal libro. Le sue linee maggiori ci sono, non le abbiamo tradite. Come neanche - spero - il sentimento. Il nostro tentativo è stato non solo di sviluppare un'identificazione col protagonista, ma anche lo scoprire i lati meno vittimisti. Abbiamo letto i blog, volevamo una modalità più viva e meno passiva. Perciò il precariato viene affrontato con sarcasmo dal personaggio di Matteo (Alessandro Tiberi), con ottimismo da Beatrice (Valentina Lodovini), grinta da Angelica (Carolina Crescentini), attaccamento morboso al lavoro - con la paura di perderlo - da Faustino (Francesco Brandi).

La reazione femminile fa la differenza… Come vedete i vostri personaggi?
Massimo Venier: sono convinto: sono le donne che cambiano il mondo e lo fanno cambiare a noi uomini, che siamo un po' tardi. I due personaggi femminili li volevamo distanti tra loro ma entrambi attraenti, infatti ti lasciano fino all'ultimo il dubbio in quanto risultano tutt'e due vere e con qualcosa di bello da offrire.
Valentina Lodovini: storicamente noi donne siamo abituate e risolvere problemi, forse anche perché madri. Beatrice è molto presente e ha una vita da costruire, non si arrende, modifica sé stessa e questo è il suo punto di forza, perché la parola "crisi" viene dal greco antico e significa "cambiamento".
Carolina Crescentini: Angelica sa ciò che vuole ed è felice. Mi piacciono la sua umiltà e il sorriso sincero, però vorrei vederla tra qualche anno se sarà ancora così. Investe nella carriera ma non nella sua vita privata, non ha un amico, vive negli alberghi, per questo si innamora di Matteo.
Francesco Brandi: Faustino mi fa tenerezza, mi ci sono molto affezionato. E' il primo personaggio che interpreto senza patologie mentali e fisiche, anche se ha un attaccamento morboso al lavoro e non riesco a comprenderlo. Parlandone col regista, dopo due ore che discutevamo di calcio, abbiamo pensato ad una figura macchietta, ma anche reale e sofferente.
Alessandro Tiberi: le persone che circondano Matteo sono lo specchio di ciò che lui cerca di capire. E' intelligente, con la voglia di fare ciò per cui ha studiato e invece lavora, frustrato, per qualcosa che non gli piace, e senza certezze. Interessante l'uso che fa dell'arma del sarcasmo.
Francesco Mandelli: Francesco è il più scanzonato, positivo, tampona con le toppe, sta tranquillo. Si mette un po' in disparte e vede la vita come un film, dà i voti, procrastina le scelte e non si prende sul serio, il che è una bella corazza.

Il precariato riguarda anche il lavoro attoriale…
Alessandro Tiberi: di farlo lo abbiamo deciso, quindi se precipitiamo sappiamo perché. Però siamo una minoranza, gli altri sono ostaggi del loro lavoro, non hanno avuto il privilegio di poter scegliere.
Francesco Brandi: sono un grande esperto, e più che precario sono disoccupato. La differenza sostanziale è che lo abbiamo scelto, siamo incoscienti. Se va bene lavoriamo per qualche mese, a tempo determinato. Devo anche dire, però, che in qualche modo il precariato ha aiutato il nostro lavoro, dove - nonostante sia sempre stato precario - prima c'era il posto fisso. Quindi ha aiutato la psicologia dell'attore.
Valentina Lodovini: già lo sai in partenza, anche se comunque siamo dei privilegiati. Certo, nessuno di noi è immune da paura e depressione, e non si può mai abbassare la guardia. E' un lavoro che viene sottovalutato, considerato un gioco. In parte lo è anche, ma alla gente non interessa tutto quello che c'è dietro.

Che contributo hanno dato gli attori nella lavorazione?
Alessandro Tiberi: abbiamo fatto molte prove, soprattutto abbiamo "cazzeggiato", impegnandoci poi nell'ultimo quarto d'ora. Come lavoro l'abbiamo preso molto seriamente, i nostri sono personaggi che soffrono. La struttura della sceneggiatura era perfetta, e noi volevamo essere veri il più possibile.
Massimo Venier: i dialoghi sono molto cambiati, tutti hanno dato qualcosa oltre che a portare la propria verità.

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