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03 Settembre 2005 - Conferenza stampa
"Four Brothers - Quattro Fratelli"
Intervista al cast ed al regista.
di Andrea D'Addio
A presentare "Four brothers" sono presenti l'attore André Benjamin (in arte Andrè 3000, leader degli Outkast), la bellissima (il film lo lascia intuire, ma dal vivo vale davvero molto di più) Sofia Vergara e il regista John Singleton (altissimo, assomiglia a Magic Johnson).
Il film è uno di quelli che stimolano domande, visti i suoi rimandi a vecchie pellicole del passato.
Quanto western c'è nel suo film?
Singleton: E' proprio la domanda che speravo mi fosse rivolta. Amo i film western, e Four Brothers lo è. Prima di girare mi sono ripassato parecchi classici del genere, anche se li conosco benissimo. Mi sono rivisto i polizieschi degli anni '70, che ne hanno gli stessi archetipi ( proprio come avevamo scritto nella recensione n.d.r.) Amo i film degli anni '30, i rapporti familiari. Qualcuno in America ha detto che si tratta di remake, non è così, io mi sono ispirato a quel genere di film, ma non è il remake di nulla. Mi sono concentrato sul fatto che in questi film c'è un buono ed un cattivo, e che il buono cerca di fare la cosa buona, ma con le errate maniere. I miei personaggi sono dei "tipi", e vanno intesi in modo più ampio di quel che a prima vista rappresentano.
A quali registi in particolare si ispirato?
Singleton: John Ford, Howard Hawks, George Stevens, Anthony Mann, Arthur Penn..
L'utilizzo dello sport all'interno dei suoi film ha un significato particolare?
Singleton: E' un modo per indicare mascolinità. E' vero, in tutti i miei film ho sempre messo lo sport all'interno dei miei lavori, ma in questo caso era le scene di hockey erano già presenti nella sceneggiatura. E poi è un modo per mettere assieme gli attori, renderli gruppo. Andrè ad esempio non sapeva pattinare né giocare ad hockey e ha dovuto imparare a farlo. Ogni volta che cadeva i ragazzi del set scherzavano. C'era un bel clima, di unione, e spero che ciò sia passato anche sul film stesso.
Qualcosa a proposito della musica scelta come colonna sonora…
Singleton: Quando abbiamo lavorato sulla sceneggiatura, avevamo ben chiaro che uno dei punti più importanti era far trasparire come i protagonisti fossero attaccati alla madre. Erano bambini tanti anni fa, e le canzoni dovevano farli ritornare a quei tempi, quando vivevano tutti assieme e la mamma metteva le canzoni sul giradischi. Odori e sapori che non sentivano da tempo.
Normalmente quando si girano film nel Midwest non si utilizzano mai le canzoni che vanno dal '69 al '74. Erano anni in cui il mondo era in cambiamento. C'erano i movimenti antiguerra del black power, e la musica riusciva ad avere una forza che andava oltre.
Sulla scelta di Detroit come location…
Singleton: A Detroit ci sono stati sia l'inizio sia la fine della rivoluzione industriale. E' un luogo in cui è palpabile la crisi. Ci sono persone che hanno e persone che non si sono realizzate. E' un mondo multi- culturale. La gente che un tempo lavorava alla Ford adesso non lavora più, gli stabilimenti sono stati portati fuori dagli Stati Uniti, sono stati delocalizzati. E poi Detroit è un posto pieno di fabbriche, molte abbandonate. E' come se la Monument Valley dell'industria. Aveva quindi un forte valore estetico.
Nei suoi film c'è molta violenza, bisogna dargli qualche lettura particolare?
Singleton: No, non è la realtà americana che voglio rappresentare quando giro sparatorie e scazzottate. Fanno parte delle dinamiche del film.
Ad inizio carriera dicevo sempre di non volere più di un buono per film, ma anche allora non ho mai cercato la violenza gratuita, non mi sono mai mosso in tal senso. Anzi, ad esempio, nella scena del blitz alla casa, i protagonisti hanno paura del tutto, non sono affatto spavaldi. Violenza spesso significa morte, non è un valore positivo.
Cosa ne pensa del diritto d'autore? In America non esiste….
Singleton: Da noi non ci sono finanziamenti pubblici per i film, il cinema negli States è industria, girano tanti soldi, investimenti ect, ect., ed è normale che chi mette i soldi abbia la proprietà del lavoro fatto.
Per André Benjamin… Che differenza hai trovato tra lo studio di registrazione e il set ?
Andrè3000: Questo è il mio quarto film, il primo con una parte importante. La differenza è sostanziale. Quando vado in studio a registrare sono libero di fare come voglio, entro certi limiti. Sul set invece è un lavoro di gruppo, si sta tutti assieme, si collabora per un progetto che ci vede tutti coinvolti.
Per Sofia Vergara…Le dispiace che la chiamino "Sofia Viagra"?
Vergara: No, per me è già importante che il mio nome circoli nell'ambiente del cinema. E lavorare con John (Singleton) è stato un onore. E' con gente come lui che si cresce e ci si fa conoscere. I suoi film sono sempre importanti e belli. Io poi che sono all'inizio della carriera non potevo certo rifiutare un'occasione del genere.
Beata, ingenua, sincerità.
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