29 ottobre 2002 - Conferenza stampa
Elia Suleiman
Intervista al regista di "Intervento divino"
di Valeria Chiari
Elia Suleiman regista palestinese nato a Nazareth e vissuto a Gerusalemme, arriva in Italia per presentare il suo ultimo film, con il quale a Cannes aveva suscitato dissensi da parte della stampa americana. Con "Intervento divino" racconta la vita della popolazione palestinese a Gerusalemme: situazioni surreali che sottolineano la drammaticità di una insostenibile situazione politica che non lascia più spazio ai sentimenti e alla vita.
Realizzare un film nel bel mezzo di una guerra non deve essere stato facile?
Comincerò innanzitutto con il dire che non si è trattato di "Apocalipse Now". Dall'esterno potrebbe sembrare particolarmente drammatico ma in fondo non lo è stato. Certo siamo stati costretti a contenere al massimo le scenografie perché i luoghi delle riprese erano spesso occupati dagli israeliani. Approfitto dell'inglese che è la sola lingua in cui esistono gli stessi termini per il cinema come anche per la guerra, per dire che spesso non abbiamo potuto girare (we couldn't shot) perché sparavano molto (they shoot a lot).
Ci sono stati dei momenti più difficili di altri?
Sicuramente quando abbiamo dovuto girare le scene del posto di blocco. Non avevamo la simpatia dei soldati di Gerusalemme e per evitare di innervosirli troppo abbiamo girato molto velocemente, e in una unica ripresa. Anche per la parte girata in città ci sono state delle difficoltà. Non avevamo avuto l'autorizzazione e abbiamo rubato le riprese l'ultimo giorno: anche lì una bella corsa.
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