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13 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"Le Particelle Elementari"
Intervista al regista.
di Federico Raponi
Abbiamo incontrato il giovane scrittore e regista Oskar Roehler, a Roma per presentare il suo "le particelle elementari", tratto dall'omonimo romanzo di Michel Houellebecq.
Qual'è la sua idea di cinema?
Il cinema supera di gran lunga la vita. Svegliandomi qui a Roma ho pensato a Rossellini, Visconti, Pasolini. Il loro è stato un periodo d'oro, sono riusciti a cogliere lo spirito di un paese. Ciò è impossibile oggi, nella nostra società non c'è più un' anima. In tal senso, adesso, è meglio il cinema pop americano, capace di rispecchiare il mondo moderno.
Deve qualcosa alla feconda stagione del giovane cinema tedesco degli anni '70, di Wenders, Herzog, Fassbinder, Von Trotta, Schlondorff?
Non credo che quella generazione abbia fatto uno sforzo di creatività. Sono 2-3 i film che apprezzo, ma in generale non ha avuto, nella mia formazione, l'influenza dei film statunitensi ed italiani. La sua peculiarità era una riflessione sulla società, ma un'opera su cinquanta è riuscita nell'intento. Quello che è sempre mancato, nel troppo realistico cinema tedesco, è il lato divertente, il mostrare il superkitsch, il grottesco alla "pulp fiction". Mi piace Fassbinder, colorato, eccentrico, stravagante. Veniva dal teatro, che da noi è una presenza molto forte fatta di gusto estetico, simbolismo e star system. Un personaggio molto importante, di cui si sente la mancanza. Faceva parte di un'ondata per la difesa degli omosessuali, proveniente dalla pittura, dalla fotografia e, appunto, dal teatro, che ha corso anche dei rischi.
Il film, rispetto al libro?
Non avrei potuto farlo così cupo, perché non mi piace trattare così il pubblico. Certo, non è un film leggero, parla dei problemi della gente, è elaborato e profondo. Ma se si prende la vita troppo sul serio, non ce la si fa ad andare avanti. Il segreto è conservare il senso dell'umorismo, e questo non è semplice. Ho realizzato film duri, severi e non volevo ripetermi. Cercando più di intrattenere, con una storia d'amore. La difficoltà maggiore è stata rispetto al "dark humour" e alla grande intelligenza di Houellebecq. Io ho aggiunto romanticismo tedesco. Gli elementi estremi erano impossibili da far vedere sullo schermo, non avrebbero funzionato.
La trasposizione geografica dalla Francia alla Germania?
E' stata la parte più semplice, negli ultimi 30 anni Francia Germania e Italia sono andate un po' nella stessa direzione. In Francia non ho contatti, ci sono problemi con la lingua e la produzione è tedesca. D'altro canto girarlo in inglese e con delle star lo avrebbe fatto diventare un'altra cosa.
Il romanzo ha suscitato anche reazioni negative.
Ci sono state anche in Germania, sono rimasto sorpreso di quante fossero. E' un'opera molto forte, il pubblico non è abituato, ma rappresenta una bussola che indica dove sta andando la società. Mi ha aperto la mente totalmente, spalancandomi un universo. Da anni aspettavo un autore così. Le polemiche sul razzismo non le capisco. Bruno (uno dei protagonisti, ndr) è razzista, ma è un personaggio. Houellebecq ne parla molto, forse è un problema suo. Quando si è intellettualmente onesti, e si vive in società multiculturali, si rischia. E' facile dire "amo tutti", le questioni sono molte, ci vuole un atteggiamento schietto da cui scaturiscano discussioni.
Rispetto alla visione pessimistica dello scrittore, cosa pensa lei del futuro?
Complicato rispondere. Bisognerebbe allenarsi, fare corsi di autodifesa, armarsi. A parte gli scherzi, da piccolo avevo paura di uscire, negli anni mi sono creato un microcosmo. Mi chiuderei in un bunker con mia moglie e tutti gli oggetti a cui sono legato. Non ho una visione rosea, soprattutto per l'Europa. Viviamo troppo protetti e sicuri, e quando succedono cose gravi ci paralizziamo, siamo incapaci di reagire.
Prossimi progetti?
In estate girerò "Lulu and Jimmy": non un film realistico, ma una favola rock 'n' roll, una storia d'amore negli anni '60 ambientata in Germania, in inglese, e in cui ci sarà anche violenza. Coinvolgerà Chris Cooper, un attore che mi piace molto, e avrà la collaborazione della band metal dei Rammstein. Un'opera totalmente diversa da quanto ho fatto finora, un nuovo capitolo della mia carriera.
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