02 Marzo 2009 - Conferenza
"Due partite"
Intervista al regista e al cast.
di Diego Altobelli
Alla conferenza stampa di "Due partite" erano presenti tutte e otto le magnifiche protagoniste della pellicola, prima ancora commedia teatrale scritta da Cristina Comencini, presente anch'essa in sala insieme al regista Enzo Monteleone.
In effetti bisogna dire che vedere tutte insieme così tante brave e belle attrici del nostro cinema fa un certo effetto. Due generazioni a confronto che si sono rivelate poco a poco piene di quel seducente mistero che è poi racchiuso nella parola "Donna". La conferenza che ne esce appare, sorprendentemente, come un unico discorso portato da un'unica donna, un unico personaggio. Forse dal film ci aspettavamo qualcosa di più invece di una mera trasposizione, ma l'intervista si è rivelata interessante e piacevole.
Cristina Comencini, come mai, dopo esserne stata la regista a teatro, non ha pensato a firmare anche questa regia cinematografica?
Cristina Comencini: Era già tutto troppo… femminile. Ho pensato che se fosse stato un uomo a dirigere la versione cinematografica, avrebbe donato al film un'energia diversa.
Cosa l'ha spinta a realizzare questo film?
Enzo Monteleone: È stato bello lavorare con tante grandissime attrici, veri talenti. Nel film poi ho ritrovato alcune cose di mia madre. Non credo sia un film pessimista È invece un film sulla vita. E su come le donne siano in grado di reagire e ricominciare. Sempre.
Cosa vi ha intrigato del personaggio che interpretate?
Alba Rohrwacher: Mi piaceva come queste quattro amiche passino un pomeriggio insieme e ne escano cambiate.
Claudia Pandolfi: Il mio invece è un personaggio che in cuor suo sa di non essere stata amata dalla madre. E' un personaggio teso. Elettrico.
Valeria Milillo: Mi piaceva il rapporto tra le donne. Era molto simile a quello della vita vera. Infatti, non ho mai sentito il distacco tra la scena e la vita vera.
Carolina Crescentini: Il mio invece è il riscatto della madre. Non ascolta nessuno, né le amiche né il suo uomo… E' un personaggio chiuso che mi ha messo in discussione.
Paola Cortellesi: Mi piaceva perché è un personaggio scritto benissimo. Schietto ma frustrato, deduttivo in qualche modo, che non ha la forza di separarsi dalla famiglia. Volevo soprattutto farlo mio.
Margherita Buy: Beh, il mio è un personaggio che rinuncia al suo talento. Volevo rendere soprattutto la drammaticità di questa scelta.
Marina Massironi: Ho interpretato questo personaggio perché mi ricordava mia madre. Aveva questa… vocazione per il sacrificio. Una fragilità che pero mi intrigava.
Isabella Ferrari: Il mio era il personaggio più sognatore, forse il più positivo. Ho scavato anche io nei ricordi che avevo di mia madre. Il suo accento, i suoi modi…
Avete mai pensato di allargare questa storia introducendo anche attori maschili?
Enzo Monteleone: No, il testo era già così molto forte. Introdurre personaggi maschili come mariti e amanti avrebbe reso il film simile a tante commedie ordinarie che ci sono adesso.
Come si è svolto il lavoro di montaggio compiuto da Cecilia Zanuso, sua compagna?
Enzo Monteleone: Cecilia ha dato ritmo a un testo teatrale. Non era facile. Cecilia ha fatto un lavoro incredibile perché sembra che il montaggio non ci sia. L'esito è molto teatrale, insomma.
Secondo voi è vero che gli uomini sono diventati così apprensivi?
Claudia Pandolfi: Percepisco una fuggevolezza.
Valeria Milillo: Ma no, dipende. Non sono tutti fragili. Anzi…
Come avete lavorato insieme?
Paola Cortellesi: Ritengo la domanda un poco offensiva. Siamo delle professioniste e abbiamo naturalmente fatto un lavoro di squadra. Ho conosciuti molti uomini competitività nel mondo dello spettacolo, ma chissà come mai nessuno ne parla mai. Si dice solo di donne che si beccano tra di loro… No, non è successo.
Cosa vi sembra sia cambiato da teatro a cinema?
Isabella Ferrari: Per noi il percorso era già tracciato. Non è cambiato quasi nulla e comunque Enzo ci ha lasciato grande libertà.
Marina Massironi: La differenza era soprattutto nel mezzo usato. Ma devo dire che in effetti non abbiamo avuto grosse difficoltà.
Margherita Buy: L'occhio di un uomo è un occhio. Mi sono resa conto di un certo modo di fare.
Valeria Milillo: Mi sono trovata benissimo anche a cambiare ruolo. Enzo ci ha dato grande libertà.
Vale la pena sottolineare la risposta della Cortellesi che ha saputo rispondere con il piglio femminile di una vera combattente.
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