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17 Aprile 2012 - Conferenza
"To Rome with Love"
Intervista al regista e al cast.
di Domitilla Pirro
"Non voglio mettermi a fare battute accanto a Woody, sarebbe come suonare il pianoforte davanti a Mozart!". Parola di Roberto Benigni. Eppure il mattatore non riesce a resistere. "Ancora non ho visto il film, ma l'ho letto e girato. Era segretissimo. Quando il signor Allen mi ha mandato la sceneggiatura è arrivata una bellissima signora che m'ha detto: "Legga in dieci minuti questa roba e me la restituisca, io non le ho dato niente". Non m'ha detto nemmeno chi era il regista, l'ho scoperto il primo giorno delle riprese: toh, Woody Allen! È stata una cosa straordinaria". Il toscanaccio non si smentisce mai: persino stando seduto accanto a "una delle persone per le quali il nostro secolo verrà ricordato", come lui stesso definisce il maestro newyorchese, non resiste allo scherzo. E tutta la sala Farnese dell'Hotel dei Principi, compreso il cast al gran completo, ride con lui. Per presentare alla stampa l'ultima cartolina alleniana, infatti, alla conferenza di To Rome with love oltre al regista sono presenti proprio tutti: da Alec Baldwin a Penelope Cruz, da Jesse Eisenberg al Roberto nazionale, passando per gli italiani di supporto in prima fila (Flavio Parenti, Alessandra Mastronardi, Corrado Fortuna...).
Roberto, com'è stato partecipare a To Rome with love?
Roberto Benigni: Ho accettato subito anche perché mi piaceva il nome del mio personaggio, Leopoldo Pisanello. È un nome talmente bello che non si poteva dire di no. E per il cast. E credo che Woody mi abbia scelto anche per la mia bellezza: penso di essere fisicamente il più bello degli attori, senza dubbio. Non me ne vogliano Baldwin ed Eisenberg. Alla fine delle riprese succedevano le stesse cose che succedono nel film. Addirittura, alla Garbatella ci è successo che mentre si girava è passata un'ambulanza con la sirena accesa, mi hanno visto, hanno frenato, hanno fatto marcia indietro, hanno fatto due foto insieme a me e poi sono risaliti sull'ambulanza: "Ciao, Benigni, mortacci tua, 'nnamo a pija' un malato!"... E Woody Allen ha commentato che certe cose succedono solo qui da noi.
Woody, il tuo bellissimo omaggio a Roma cita per caso Fellini e lo Sceicco Bianco?
Woody Allen: Sono cresciuto col cinema italiano e ne sono sempre stato un grande ammiratore. Tutto ciò che nei miei film lo ricorda proviene da quel che ho assorbito per osmosi durante gli anni della mia formazione, ma non è qualcosa di cosciente. I film italiani li vedevo io, li vedevano i miei amici... si tende a replicare film che si è apprezzato durante la giovinezza. È un processo inconscio, però.
Ma come mai hai scelto di tornare a recitare? Non avevi detto che avresti smesso?
Woody Allen: No: sono sempre felice di poter recitare, l'unico problema è che invecchiando diminuiscono i ruoli adatti a me. Non posso più fare la parte del piccioncino innamorato, perciò aspetto i ruoli giusti, senza esagerare.
E com'è realizzare un film all'anno? Come scegli le città europee e che stimoli creativi ricevi? Prossimo lavoro, Copenaghen?
Woody Allen: Fare un film all'anno per me è una distrazione, perché mi permette di tenere la mente lontana da tutti i problemi della vita: quelli non si possono risolvere, sul set invece si sistema tutto. Fare film mi impedisce di concentrarmi sulle cose orribili dell'esistenza: è tutta un'altra ossessione, più piacevole, e poi mi permette di circondarmi di persone splendide. Il miglior trucco per un regista è scegliere un bel cast, che sappia lavorare bene per conto proprio facendo ciò che l'ha reso famoso in precedenza. Ma questa faccenda di Copenaghen è totalmente falsa. Non ho parlato con nessuno di Copenaghen, non conosco nessuno a Copenaghen... Certo, ho trovato facile fare film in tutte le città in cui ho lavorato finora: non sono molto differenti da New York. Esteticamente sono diverse, ma in termini di energia trasmettono le stesse cose. Lavorare nel deserto probabilmente sarebbe tutta un'altra questione, non ne sarei capace. Le città in cui ho girato, invece, sono tutti luoghi nei quali è facile scovare sempre nuove storie.
E del personaggio interpretato da Alec Baldwin che ci dite?
Woody Allen: È un po' misterioso, nemmeno io so bene chi sia. All'inizio appare come semplice turista americano, poi ripercorre i luoghi della sua giovinezza e diventa una sorta di spirito o fantasia per il personaggio interpretato da Jesse Eisenberg… o magari invece è Jesse che rappresenta in qualche modo il personaggio di Alec da giovane. Non so spiegarlo, ma mi è sembrata la scelta migliore, aperta ad ogni tipo di interpretazione.
Alec Baldwin: La verità è che c'è stato un equivoco. Quando ho letto per la prima volta il copione, avevo capito che il personaggio di Penelope Cruz mi avrebbe sorpreso in albergo per fare l'amore con me. Ho realizzato troppo tardi che ero in tutt'altra parte del film.
E per te, Penelope, com'è andata?
Penelope Cruz: È stata un'altra bellissima esperienza, Woody ha una personalità particolarissima ed è sempre una sorpresa. È una delle persone che preferisco in assoluto, una persona estremamente intelligente. È molto importante per me, mi piace guardarlo mentre lavora... ho fatto due film con lui, ma in ogni caso è durata sempre troppo poco, avrei voluto restare ancora sul set e tormentarlo con mille domande. Il mio ruolo nel film è davvero un gioiello, mi sono divertita moltissimo a girare.
Jesse, tu cosa puoi raccontarci dell'esperienza?
Jesse Eisenberg: È stato un grandissimo onore per me lavorare con Woody Allen, è uno dei più grandi registi e sceneggiatori di sempre. Come ha già detto Penelope, si tratta di una bella persona aperta e disponibile, che capisce al volo cosa provano i suoi attori.
E per concludere, Woody, cosa pensi del doppiaggio?
Woody Allen: A dirla tutta non lo sopporto; in America non esiste, i film stranieri vengono sottotitolati. Vedere un film doppiato per noi è stranissimo, al contrario di ciò che accade in Europa. Ma devo proprio ammettere che l'uomo che mi ha doppiato in Italia per anni, Oreste Lionello, mi ha reso un eroe per il vostro pubblico: la gente ha amato me proprio grazie alla sua voce, non so se mantenendo la mia sarebbe successo lo stesso. Sono stato molto fortunato ad averlo come doppiatore.
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