14 Febbraio 2009 - Conferenza
"Aspettando il sole"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi

Alla conferenza stampa di presentazione del film "Aspettando il sole" erano presenti il regista Ago Panini e gli attori Sergio Albelli, Gabriel Garko, Claudio Santamaria, Vanessa Incontrada, Corrado Fortuna, Giuseppe Cederna, Massimo De Lorenzo, Rolando Ravello, Alessandro Tiberi.

La tua è una recitazione di tipo teatrale…
Giuseppe Cederna: in genere in Italia è un'offesa, perché si intende "roboante". Nel mio caso è frutto di un personaggio costruito bene. Noi attori abbiamo tutti accettato di partecipare perché il film ci permetteva di costruire qualcosa di diverso, a cui potevamo dare attenzione, e poi (scherzando) si guadagnava molto. Facendo un confronto di tipo pittorico, il teatro ha bisogno di una tela più grande, perché il pubblico è più lontano, mentre al cinema devi levare. Nel lavoro, Ago ha idee precise ma ti lascia libero, anche se poi fa come gli pare.

Ci spiega il progetto di un film corale, e in che maniera ha associato gli attori?
Ago Panini: da sempre sono appassionato di film con attori in ruoli differenti dal solito. Il colpo di scena è proprio se l'attore non fa sé stesso o mostra un suo lato differente. L'intenzione era lavorare con grandi attori - ed è stata la cosa più bella - che hanno avuto la voglia di mettersi in gioco seguendo le mie indicazioni e controbilanciandole. Da noi in Italia ci sono pochi personaggi, gli attori fanno sempre quelli e alla fine non sai se rappresentano proprio sè stessi. Nel film abbiamo messo pezzi di esseri umani ricomposti con una relativa aderenza alla realtà, "Aspettando il sole" non disegna uno spaccato, è una favola, è amore per il cinema. E, come nel caso del termitaio che compare nella storia, se lo guardi da lontano perdi le differenze. In tal senso, il marketing e la massificazione hanno fatto danni più della bomba atomica, avvicinano tra loro due persone con gli occhi chiari anche se diverse. Invece, nel film, per realizzare un raffronto con l'amore e la morte mi ci volevano molte voci che ne compongono una, quella di un'umanità spezzata, ai margini delle statistiche.


Il film ha anche un aspetto politico, a partire dalla scelta di ambientarlo nel 1982 e di rappresentare un certo degrado umano?
Ago Panini: fin dal titolo. E' un po' come una cipolla, permette tanti strati di lettura. Nel caso della domanda è una interpretazione profonda. Amo un periodo che era strano, ancora ci si poteva perdere - senza telefoni cellulari e Internet - o imbattersi nel film "Detour" trasmesso in televisione alle 4 di mattina, cosa ora impossibile. Il 1982 ha segnato un punto di non ritorno, con l'avvento della TV commerciale e la libertà di non essere sempre connessi. Oggi siamo permanentemente in contatto, io ad esempio sono apprensivo, e se la mia ragazza non è connessa vado subito in ansia. Allora, invece, ci si potevano dire bugie sul dove si era, come fa - nel film - la fidanzata di Raoul Bova. "Aspettando il sole" è poi una piccola rivoluzione per come è stato prodotto e gestito. E' tutto italiano, ma non nel senso di quello che è diventato un genere dispregiativo, cioè un "film italiano". Qui da noi i film di "genere" mancano, e una delle mine che contiene il mio film è proprio il tentativo di essere di genere, innamorato dei film di genere.

Come è stato il lavoro sui personaggi?
Vanessa Incontrada: ho studiato come si fa la pornostar che interpreto e mi sono fatta guidare da Ago, gli ho messo il cuore in mano. Abbiamo preparato il personaggio, che era molto chiaro in lui, in 4 giorni. Io mi baso sulle emozioni, non ho tecnica, e mi affido al regista.
Claudio Santamaria: il mio personaggio è tutto ciò che non vorrei essere: grezzo, vorrebbe essere più di quel che è. Per prepararlo mi sono ricordato degli anni '80, quando si stava in strada e c'erano dei veri e propri personaggi, che "pinnavano" con le motociclette e si sentivano di essere qualcuno. Nel film, quando toccano il punto debole del mio personaggio, dicendogli che è uno banale, lui rimane colpito, perché in realtà si sente proprio così. Poi ha un'ambiguità come quella che mi sembrava, da piccolo, avessero persone simili a lui. Per esempio mi torna in mente un meccanico grosso e spavaldo che ebbe a che fare con un galeotto e, terrorizzato, rimase rinchiuso dentro l'automobile. E' un film su un certo vuoto che si cominciava a diffondere dalla televisione, e noi attori abbiamo avuto modo di sviluppare i personaggi, modificare delle cose, esprimere la nostra creatività. E' interessante: devi inventarti qualcosa da solo. Invece altri registi con cui ho lavorato non amano fare prove, non ti fanno apportare cambiamenti. Se io fossi un regista mi piacerebbe confrontarmi con l'attore: Muccino lo fa, Faenza e Avati no.
Corrado Fortuna: la possibilità di fare prove dipende comunque anche dai tempi a disposizione.
Gabriel Garko: quando mi hanno proposto il film, inizialmente ero scettico: si trattava di un'opera prima, non c'erano soldi. Poi, quando ho avuto il copione e ho incontrato Ago ho detto immediatamente sì, e mi sono trovato molto bene. Abbiamo apportato delle modifiche al personaggio, e Ago mi ha permesso di cambiare completamente rispetto ai ruoli che avevo interpretato fin a quel momento.
Sergio Albelli: alcuni registi si pongono come al vertice di una piramide, mentre qui è stato tutto più orizzontale. Anche attraverso le prove, che sono pure un problema di costi. Ago è stato molto aperto, curioso, entusiasta. Rispetto al mio episodio, volevamo cambiare il senso comune sulla pornografia, che viene considerato un ambiente cinico. In realtà è abitato da "circensi", e nel film nasce una sorta di solidarietà tra diversi, sconfitti, e accade anche qualcosa di romantico, poetico.
Corrado Fortuna: nel cinema italiano spesso gli attori fanno sempre le stesse cose. Però non mancano le idee, in tanti fanno del cinema, ma poi però se lo vedono loro stessi, a casa, a Natale. Io anche faccio tanti film che poi non escono, o seppure escono non se ne accorge nessuno. Nel film, volevamo rendere un set porno un posto di lavoro abituale, con rapporti normali tra le persone, dove addirittura ci si innamora. In un documentario che ho visto, "Back porno", si respira proprio questa normalità. Quando mi hanno detto che dovevo interpretare un attore porno ho risposto: "va bene, facciamo anche questo", ma (scherzando) quando mi hanno detto che l'attrice era Vanessa Incontrada ho risposto: "ci devo pensare".
Giuseppe Cederna: (scherzando) al 5° giorno di lavoro sono andato dallo psicanalista.
Massimo De Lorenzo: forse sono l'unico che ha interpretato sé stesso, in trance, chiuso in una stanzetta. Ero libero, potevo giocare a ruota libera come un bimbo, e non pensavo che poi Ago utilizzasse alcune scene che abbiamo girato. Quanto affiorava da me, dai miei neuroni occupati dallo "zapping", era inquietante.
Ago Panini:rispetto al suo ruolo, le persone che hanno visto il girato pensavano che fosse materiale di repertorio. Il periodo in cui è ambientato il film è quello delle prime televendite, in cui cominciarono a comparire personaggi con un modo di fare da spocchiosi, gretti, urlatori.
Rolando Ravello: io (scherzando) sono stato la spalla di un volpino che credo abbia guadagnato più di me. Spero sia morto, aveva un alito terribile. Il mio personaggio è scandalosamente plausibile.
Claudio Santamaria: il lavoro fisico che ha fatto Rolando è notevole.
Alessandro Tiberi: io ringrazio di essere stato portato a lavorare con loro, questo mi ha fatto sentire parte di un progetto.
Ago Panini:su Alessandro ho un aneddoto: lo vedevo in tanti cast da spot pubblicitari che giravo, ma lui rifiutava sempre. Quando gli ho proposto il film pensavo che facesse altrettanto, invece ha accettato.

Tanti di quelli che sono diventati grandi registi venivano dalla pubblicità, come Ridley Scott, o continuano a farla parallelamente per sopravvivere. Tu da quanto tempo sognavi di fare cinema?
Ago Panini: la prima stesura della sceneggiatura è del 2000, il cinema è il sogno più vecchio che ho. Da piccolo, al mare, per non scottarmi al sole passavo i pomeriggi in sala. Per me è naturale raccontare per immagini, faccio anche fotografie. I Videoclip e la pubblicità sono stati la mia università, lì non puoi sbagliare, non c'è la scusa del "non sono stato capito", non hai la rete di salvataggio. Devo molto alla pubblicità, il film è stato prodotto dalla mia società con i soldi provenienti da essa, e la squadra che mi ha affiancato è stata quella con cui lavoro da 14 anni. Riguardo alle prove, è una scelta dettata dal tempo, ma anche da come sono fatto io. Filmo come un fotografo, e voglio lavorare con un cast che sia come una jazz band in cui i componenti si conoscono da tempo e sanno a memoria quello che devono fare, con la conseguente possibilità di improvvisare.

Dove avete girato?
Ago Panini: l'albergo del film è l'ostello del Foro Italico, dove c'erano soprattutto ragazzi stranieri. Proprio per questo Claudia Gerini, come da ruolo, stava sempre in lingerie, e nessuno ha fatto problemi.

Le termiti come la pioggia di rane in "Magnolia"?
Ago Panini: non pensavo a qualcosa di così alto. Simboleggiano ciò cui non facciamo attenzione ma che ci porterà alla rovina, come l'innalzamento del clima e lo scioglimento dei ghiacciai.

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