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18 Maggio 2009 - Intervista
"A Christmas Carol"
Intervista ai protagonisti.
Traduzione a cura di Mauro Corso
In occasione della presentazione del film a Cannes abbiamo partecipato a un virtual junket con i due produttori Steve Starkey e Jack Rapke.
La scelta di Jim Carrey (noto soprattutto come attore comico) come protagonista ha influenzato lo stile del film?
Jack Rapke: la sceneggiatura di Robert Zemeckis è fedele al racconto di Dickens. Scrooge è un personaggio molto sfaccettato, prevalentemente drammatico, eppure ha anche alcuni elementi comici. Abbiamo pensato che Jim Carrey avesse quel tipo di spessore drammatico in grado di rendere giustizia al personaggio. Inoltre il genio comico di Jim ha avuto una grande importanza.
Cosa ne pensa del personaggio di Jacob Marley?
Jack Rapke: Dopo la morte Marley comprende di non aver vissuto la propria vita in maniera adeguata e di non aver avuto rispetto per i valori della carità, della solidarietà sociale e della compassione nei confronti del prossimo. Sfortunatamente Marley ha raggiunto questa consapevolezza troppo tardi e adesso deve sopportare le consequenze karmiche delle azioni di cui è stato responsabile sulla terra.
Come sei riuscito a ricreare l'atmosfera dell'Inghilterra vittoriana?
Jack Rapke: tramite un lavoro di ricerca approfondito di quell'epoca. Per questo ho studiato gli abiti di quel periodo, il Victoria & Albert Museum, ho esaminato quadri di quegli anni e sono andato di persona a vedere cos'è rimasto ora della Londra dickensiana. Il direttore artistico Doug Chiang inoltre ha fatto un lavoro incredibilmente accurato.
Cosa puoi dirmi dello stile dei tre fantasmi?
Jack Rapke : sono basati sul testo di Dickens. Sono stati descritti in maniera accurata in alcuni punti della storia. Ovviamente ci siamo concessi qualche licenza artistica.
Quando hai sentito per la prima volta del Canto di Natale?
Jack Rapke: da ragazzo ho visto il film di Alistair Sim.
Qual'è la scena del film alla quale sei più legato?
Jack Rapke: non ho una scena preferita. Mi piace di più vedere il film nel complesso e giudicare se ho reso giustizia alla materia letteraria. Credo che sia stato eccezionale anche lo sviluppo dei personaggi, le parti narrative e le parti spettacolari. No, non riuscirei a scegliere una cosa in particolare.
Le riprese sono su blue screen o usate anche dei set e delle scenografie?
Jack Rapke: non usiamo blue screen. Riprendiamo le scene in un volume definito e forniamo agli attori tutti gli oggetti con cui possono interagire, come gli oggetti di scena. Poi digitalizziamo il tutto.
Come ti senti a presentare questo film a Cannes?
Jack Rapke: è un sogno! Cannes è favolosa e vedere la neve a maggio sulla Croisette è indescrivibile.
Qual'è il vantaggio più grande della tecnologia che avete usato?
Jack Rapke: era la più adatta a realizzare quello che Zemeckis aveva in mente.
Qual'è il futuro di questa tecnologia? Riesci a immaginare di catturare l'immagine di un attore senza averlo sul set?
Jack Rapke: è davvero difficile prevedere il futuro di questo tipo di tecnologia. Spero che sia una forma d'arte ancora nella primissima fase di sviluppo e auspico che diventi sempre più raffinata e accessibile ai cineasti. Non credo che sarà possibile fare film senza avere attori sul set. Crediamo molto nel lavoro interpretativo dell'attore e del talento che questi è in grado di conferire a un personaggio. Inoltre la spontaneità di una performance molto spesso fa dei veri e propri miracoli.
Qual'è stata la tua fonte d'ispirazione principale per lo stile del film?
Jack Rapke: l'arte di quel periodo. Secondo Zemeckis un artista in particolare era la sintesi dello stile del film, soprattutto per il suo uso dell'illuminazione: Thomas Kincaid. Le ricerche di Doug Chiang poi hanno permesso di dare ulteriore spessore ed evoluzione allo stile del film.
Cosa diresti a un pubblico scettico di fronte alla tecnologia motion.capture?
Jack Rapke: sono stato alla scuola di cinema e ho ricevuto un'educazione da cineasta "classico". Francamente non capisco un'eventuale resistenza a una forma d'arte. Una volta un semplice movimento della macchina da presa era ritenuto impossibile. Anche il montaggio era ritenuto impossibile. L'avvento del sonoro non è stato accettato facilmente. L'avvento del colore è stato rifiutato. Mi sembra dunque che qualunque tipo di evoluzione incontri alcune reticenze all'inizio. La nostra forma d'arte è solo un altro modo di raccontare una storia, cosa che in fondo è l'essenza del cinema.
Quanto è stato fedele al racconto di Dickens Il canto di Natale? Cosa possiamo aspettarci dalla versione cinematografica di Robert Zemeckis?
Steve Starkey: Zemeckis, che ha preparato la sceneggiatura, è stato molto fedele all'originale. Abbiamo un enorme rispetto per Dickens, inoltre abbiamo trovato grande ispirazione nelle immagini quasi cinematografiche che Dickens ha rappresentato nel suo racconto. Così non c'è stato nessun bisogno di inventare dettagli che non erano presenti nell'originale. In ogni caso, in un film in 3D ci si può aspettare di vedere qualcosa di diverso rispetto ai film del passato.
Rispetto agli altri lavori di Zemeckis cosa c'è di diverso nella versione 3D del Canto di Natale?
Steve Starkey: dal momento in cui abbiamo fondato la nostra compagnia, dedicata all'arte in formato digitale, abbiamo anche sviluppato una divisione 3D che ha il compito di creare immagini già durante la lavorazione del film. Quindi questa è la prima volta in cui abbiamo la possibilità di vedere scene in 3D durante il processo produttivo. In questo modo, se desideriamo effettuare degli aggiustamenti per aumentare la tridimensionalità di un'inquadratura o di una scena possiamo fare un passo indietro e perfezionare la scena immediatamente.
Qual'è il suo personaggio preferito del film?
Steve Starkey: è come con i bambini, non hai mai un figlio prediletto. Per cui ho amato molti personaggi per ragioni diverse. Mi è piaciuto molto il modo in cui Jim Carrey si è deformato per interpretare Scrooge. E' stato inoltre molto divertente vedere Jim nella parte di un personaggio del tutto diverso come il fantasma. Per ogni personaggio ha assunto un'accento e un linguaggio corporeo differente. E' stato davvero spassoso vederlo mutare da personaggio a personaggio. Mi ha divertito anche guardare Bob Hoskins e Gary Oldman assumere il ruolo di personaggi così diversi dagli altri. Quindi non ho un personaggio preferito, li amo tutti.
Come avete lavorato sull'aspetto fisico di Ebenezer Scrooge?
Steve Starkey: la creazione di ogni personaggio ha richiesto l'impegno di numerosi artisti, ma in ultima analisi è l'attore che veste i panni del personaggio. La filiera inizia con Zemeckis, che lavora molto attentamente con il dipartimento artistico diretto da Doug Chiang, finché non si arriva al primo schizzo di un determinato personaggio. Dopo che abbiamo scelto l'attore per quella parte abbiamo nuove suggestioni. Quindi nel caso di Scrooge abbiamo provato stili diversi e alla fine siamo stati ispirati da Jim Carrey e da quello che ha aggiunto al personaggio.
Qual'è stata la più grande sfida nella lavorazione?
Steve Starkey: la più grande sfida è stata il primo giorno di performance capture (tecnica usata ad esempio in Polar express, che consente di registrare le espressioni facciali degli attori per poi applicarle a personaggi virtuali, ndr). Abbiamo davvero tirato la corda sul numero di artisti che potevamo avere contemporaneamente nello spazio virtuale. Inoltre eravamo limitati nella durata delle scene. Pertanto in questo film avevamo l'esigenza di avere gli attori a disposizione per un periodo di tempo illimitato; è stato un compito molto difficile per gli artisti digitali. Cercavamo di ottenere dagli attori e dalle loro performance dei dati molto più sofisticati e ci siamo inventati un nuovo sistema per raggiungere questo scopo. Questo sistema è stato completato appena in tempo per il film.
Avete deciso fin dall'inizio di usare Jim Carrey per ruoli multipli oppure siete arrivati questo con la sperimentazione della tecnologia che avete usato?
Steve Starkey: è stata una decisione che abbiamo preso dall'inizio. Questo è stato molto impegnativo per Jim, perché ha dovuto adottare tecniche vocali molto differenti e ha dovuto dare a ogni personaggio modi di fare diversi. Ha dovuto interpretare anche lo stesso Scrooge a età differenti, da ragazzo e da uomo. Questo lo ha costretto a pensare attentamente a cosa ha reso il giovane Scrooge quello che è all'inizio del film.
E' stato difficile per Jim adottare tecniche vocali differenti?
Steve Starkey: in effetti per Jim è stato molto difficile: abbiamo ingaggiato una specie di coach dialettale per lavorare sulla voce di Scrooge, del fantasma del Natale passato e del Natale futuro.
Qual'è stato l'approccio degli scrittori nei confronti della sceneggiatura di Dickens? Ci sono elementi più moderni?
Steve Starkey: se intendi la storia originale di Dickens (anche se so cosa intendi: Dickens a volte sembra scrivere come uno sceneggiatore), ci siamo mantenuti molto vicini al racconto di Dickens. In pochissimi casi però Zemeckis ha creduto fosse necessario aggiungere delle piccole scene per rendere più evidenti le intenzioni di Dickens.
A prima vista sembra che l'interpretazione degli attori impegnati nella motion capture technology sia molto diversa rispetto ad altri film. Per un attore qual'è l'aspetto più impegnativo in questo tipo di lavorazione?
Steve Starkey: visto che la riuscita dei personaggi è diretta emanazione dell'interpretazione degli attori, ritengo che ci sia pochissima differenza rispetto al lavoro che un attore deve compiere in film girati in modo tradizionale. Credo che l'aspetto più impegnativo consista nel lavorare senza un guardaroba. Per gli attori è normale usare pezzetti del loro guardaroba per rendere più efficace la loro interpretazione. Per esempio, se hanno un cappello o un orologio da taschino possono usarlo per rendersi più credibili. Così cerchiamo di avere un piccolo guardaroba a richiesta e chiediamo agli attori cosa possiamo dare loro per sentirsi più a proprio agio. Credo in ultima analisi che le differenze di interpretazione tra i nostri film e i film tradizionali si stiano riducendo sempre più.
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