A Christmas Carol

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Christmas carols: i canti di Natale sullo schermo

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Terzo lungometraggio realizzato da Robert"Ritorno al futuro"Zemeckis - dopo "Polar express" e "La leggenda di Beowulf" - tramite il rivoluzionario sistema denominato performance capture, capace di catturare la performance dell'attore per mezzo di sensori applicati sul suo corpo poi ripresi da ricevitori a infrarossi, "A Christmas carol", interpretato da Jim Carrey e la cui uscita sui nostri schermi è prevista per il 4 dicembre 2009, altro non è che l'ennesima trasposizione su celluloide di "Canto di Natale", immortale racconto scritto da Charles Dickens nel 1843 e incentrato sul ricco avaro Ebenezer Scrooge, alle prese, la notte di Natale, con tre fantasmi: quello dei Natali passati, quello dei Natali presenti e quello dei Natali futuri.

I primi canti di Natale
Rivisitato recentemente anche da Mark"Se solo fosse vero"Waters con il simpatico "La rivolta delle ex", nel quale Matthew McConaughey veste i panni di un fotografo playboy che si trova a fare i conti con sé stesso dal momento in cui, durante la festa per le nozze del fratello, comincia ad essere perseguitato dai fantasmi delle sue precedenti fidanzate, il racconto di Dickens, oggetto di non poche avventure dei personaggi dei cartoon (da Bugs bunny a Mr Magoo, fino ai Flintstones), gode in realtà di un'infinità di pellicole ad esso ispirate, già a partire dai tempi del muto.
Infatti, risale addirittura al 1901 "Scrooge; or Marley's ghost" (1901) di Walter R. Booth, cortometraggio inglese seguìto sette e nove anni dopo da due short americani entrambi intitolati "A Christmas carol". Come pure un altro breve prodotto britannico firmato da Harold M. Shaw nel 1914, un anno dopo lo "Scrooge" diretto da Leedham Bantock ma due prima di "The right to be happy", per mano dello stesso Ruper Julian che, anche protagonista del film, curò nel 1925 il mitico "Il fantasma dell'opera" con Lon Chaney. Ed altri "Scrooge" sono stati realizzati da George Wynn nel 1922, da Edwin Greenwood nel 1923, da Hugh Croise nel 1928 e da Henry Edwards nel 1935; ma già stiamo parlando di elaborati sonori, tra i quali vanno annoverati anche "A Christmas carol" di Edwin L. Martin, del 1938, "Lo schiavo dell'oro", diretto nel 1951 da Brian Desmond Hurst, e il "Non è mai troppo tardi" che, conosciuto anche come "Una meravigliosa notte", vide nel 1953 il nostro Paolo Stoppa, sotto la regia di Filippo Walter Ratti, nei panni di Antonio Trabbi, rivisitazione italica del vecchio tirchio creato da Dickens.
Senza contare i due "A Christmas carol" rispettivamente concepiti, nel 1943 e nel 1947, da George Lowther e da James Caddigan per il piccolo schermo (il secondo vedeva perfino il grande John Carradine nel ruolo di Scrooge).





La fiaba di Dickens in tv
D'altra parte, come testimoniano sia i cortometraggi "The Christmas carol" - con Vincent Price a fare da narratore - e "Story of the Christmas Carol", il primo firmato nel 1949 da Arthur Pierson e il secondo sei anni dopo da David Barnhizer, che "A Christmas carol", del 1950, il piccolo schermo è quello che maggiormente ha attinto dal capolavoro dello scrittore inglese.
Infatti, mentre la Germania, nel 1960, già proponeva "Ein Weihnachtslied in prosa oder eine geistergeschichte zum Christfest" di Franz Josef Wild, il Brasile rispondeva tre anni dopo con "O Velho Scrooge"; precedendo di un solo anno il canadese "Mr. Scrooge" di Bob Jarvis e il "Canto per un altro canto di Natale" che, diretto da un Joseph L. Mankiewicz reduce da "Cleopatra" e sceneggiato dal Rod Serling cui si deve l'indimenticabile serie "Ai confini della realtà", cambiava il nome di Ebenezer Scrooge in Daniel Grudge per trasformarlo in un imprenditore addolorato a causa della morte del figlio, caduto in guerra il giorno della vigilia di Natale.
Titoli cui, al di là del mediometraggio d'animazione australiano "A Christmas carol", datato 1970 e a firma di Zoran Janjic, si affiancarono otto anni dopo "Christmas carol" di Trevor Evans e "Scrooge" di John Blanchard, entrambi provenienti dal Canada e messi in cantiere a un solo anno di distanza dal britannico "A Christmas carol" di Moira Armstrong.
Per chiudere il decennio della disco-music e del movimento punk, nel 1979, con "A Christmas carol at Ford's theatre" e, soprattutto, "Canto di Natale" di Eric Till, nel quale fu un memorabile Henry Winkler (il Fonzie del telefilm "Happy days") a concedere anima e corpo a Benedict Slade, ennesimo personaggio ispirato a Scrooge.
Mentre la decade successiva, apertasi nel 1981 con "A Christmas carol" di Laird Williamson, sfornò nel solo 1984 il francese "Christmas carol" di Pierre Boutron e "Una favola fantastica" di Clive Donner, interpretato dal Premio Oscar George C. Scott, per poi concludersi, cinque anni dopo, con "Scrooge: A Christmas carol" di David McKenzie.
Fu invece James Earl Jones il protagonista di "A Christmas carol" di Derek Bailey, del 1994 come il film omonimo di Christopher Gable e il lungometraggio a cartoni animati "A Christmas carol" di Toshiyuki Hiruma e Takashi Masunaga, realizzato due anni dopo "Brer Rabbit's Christmas carol" di Al Guest, altro prodotto d'animazione, e in anticipo di tre anni rispetto alla versione al femminile "Ms Scrooge" di John Korty e al poco convincente "Ebenezer" di Ken Jubenvill, con Jack Palance in salsa western.
Anche se uno degli Scrooge più famosi rimane con ogni probabilità quello incarnato nel 1999 da Patrick"X-Men"Stewart in "Canto di Natale" di David Hugh Jones, che chiuse gli anni Novanta televisivi per lasciare spazio a un nuovo millennio apertosi proprio nel 2000 con "A Christmas carol" di Catherine Morshead e "A diva's Christmas carol (2000) di Richard Schenkman. Altra versione al femminile, quest'ultima, come pure la fanta-commedia "A Carol Christmas" di Matthew Irmas, interpretata nel 2003 dalla Tori Spelling di "Beverly hills 90210", succeduta un anno dopo dalla rilettura musicale "A Christmas carol" di Arthur Allan Seidelman.

Nel nome di Ebenezer
Rimanendo invece nel campo dell'animazione, già nel 1997 Tim Curry e Whoopi Goldberg concessero le proprie voci ai protagonisti di un "Canto di Natale" di Stan Phillips, mentre Kate Winslet e Nicolas Cage, quattro anni dopo, a quelli di "Christmas carol: The movie" di Jimmy T. Murakami.
Nel parlare di disegni animati, però, è impossibile non tirare in ballo il disneyano "Canto di Natale di Topolino" che, diretto da Burny Mattinson nel 1983 attribuendo al caro vecchio Zio Paperone il personaggio di Scrooge, rimane una delle migliori (se non la migliore) trasposizioni del racconto di Dickens, efficacemente riportato su schermo anche da Ronald Neame, nel 1970, con il suo "La più bella storia di Dickens", interpretato dal grande Albert Finney.
E, anche se uno dei più recenti titoli del filone è "Natale a casa deejay-A Christmas carol", concepito nel 2004 da Lorenzo Bassano per il mercato video, con un cast comprendente Daria Bignardi, Luciana Littizzetto e i disc jockey Linus e Albertino, preferiamo ricordare il Michael Caine scroogiano di "Festa in casa Muppet" di Brian Henson, del 1992, e, soprattutto, il Bill Murray di "S.O.S. fantasmi" che, sotto la direzione di Richard"I Goonies"Donner, trasferì nel 1988 la fiaba di Dickens.
Quindi, con "Barbie e il canto di Natale" di William Lau, del 2008, è la bambola più famosa della storia dei giocattoli a chiudere questa lunga epopea natalizia cinematografica che, senza dubbio, continuerà a popolare tramite nuovi e diversi "Christmas carols" il piccolo e grande schermo.

Francesco Lomuscio

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