Space Metropoliz
Sebbene vi figurino, tra gli altri, volti più o meno noti dello schermo come quello della Carmen Giardina de "L’arrivo di Wang" (2011) e la Alessandra Roca vista nella serie televisiva “Romanzo criminale” (2008), è sicuramente il nome di Luca Argentero a risultare il maggiormente conosciuto in mezzo al lungo elenco posto nei titoli.
Perché il protagonista del dittico "Lezioni di cioccolato" non solo partecipa – insieme agli stessi registi – in qualità di produttore, ma fa anche da voce narrante nel corso della circa ora e quaranta di visione concepita da Fabrizio Boni e Giorgio de Finis.
Circa ora e quaranta di visione che vuole essere in un certo senso una storia di fantascienza, ma anche e soprattutto un ritratto-testimonianza di convivenza, condivisione ed impegno politico quali conseguenze positive di un’occupazione e di una provocazione artistica.
L’occupazione di Metropoliz, ovvero una ex fabbrica di salumi abbandonata alla periferia di Roma, dove la camera s’inoltra per incontrare quel gruppo (dis)omogeneo di italiani, tunisini, peruviani, ucraini, africani e rom che, un giorno, ruppero il lucchetto del cancello per trasformare il posto nella loro abitazione.
Gruppo costretto a lottare continuamente e che, deciso ad abbandonare le barricate e di sfuggire una volta per tutte alle spinte centrifughe della città che lo pone ai margini della società civile, si mette all'opera per costruire un telescopio e un razzo al fine di poter andare a vivere sulla Luna.
Una dura impresa il cui allegorico scopo sta nel dimostrare che l’arte può essere in grado di cambiare il mondo e che il sogno e l’immaginazione sono cose che appartengono a tutti, nessuno escluso.
Del resto, tra filosofi, astrofisici, astronauti, ufologi e architetti radicali, vi sono anche decine di artisti a prendere la parola nell'elaborato in questione, man mano che assistiamo al modo metropoliziano di vivere insieme e vengono esposte le difficoltà e il peso dei bisogni di chi si è visto negare casa, lavoro, salute e diritti.
Con la risultante di un’operazione sociologicamente interessante, ma che, a lungo andare, rischia più volte di riuscire a catturare soltanto l’attenzione dei diretti interessati che vi hanno preso parte, tanto che la sua durata non fatica ad apparire eccessiva (e pensare che pare si tratti soltanto di un terzo del girato totale).
La frase:
"Il loro progetto è semplice: costruire un razzo per andare a vivere sulla Luna".
a cura di Francesco Lomuscio
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